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Schifano 1960-70 a Castiglioncello Castello Pasquini

Con il Patrocinio della Regione Toscana, dal 20 luglio al 6 ottobre 2013 le sale del Castello Pasquini di Castiglioncello, ospiteranno la mostra “Mario Schifano 1960 -1970”.

L’iniziativa, promossa dal Comune di Rosignano Marittimo in collaborazione con la Fondazione Marconi, intende offrire un panorama significativo del primo periodo di attività di Mario Schifano, uno tra i più affermati artisti italiani del XX secolo.

Mario Schifano nasce a Homs, in Libia, nel 1934. Agli inizi degli anni Quaranta si trasferisce con la famiglia a Roma. Il suo impegno pittorico s’avvia verso la metà del decennio successivo sotto l’influsso dell’informale.

La mostra, curata da Luciano Caprile, è dedicata alla sua decisiva trasformazione e consacrazione che avviene negli anni Sessanta: documenta infatti il passaggio a quel monocromatismo che costituirà il prologo e l’annuncio della sua stagione più felice.

Il percorso espositivo raccoglie circa 80 opere, presentate in ordine cronologico.

La prima sala espositiva è dedicata ai monocromi, che si propongono subito con due smalti su carta intelata intitolati Congeniale (del 1960) e Vero amore incompleto (del 1962), in cui il colore compatto occupa totalmente o in parte la superficie delimitata da un riquadro, che idealmente rimanda a uno schermo televisivo o cinematografico.

Verso la fine del 1962 compaiono nelle opere di Schifano dettagli della realtà urbana, segni iconici (come i marchi “Esso” e “Coca Cola”) a rammentare le ricorrenti, tipiche pubblicità della contemporanea società dei consumi. Schifano, che in quegli anni si divide tra Roma e New York, affronta i temi della “pop art” e li rielabora con spirito autonomo e ironico.

Il 1963 annuncia la presenza dei “paesaggi anemici”: racconti di visioni appiattite, dove lo spettro cromatico si impoverisce e ogni elemento descrittivo si annulla. Ha affermato in proposito Maurizio Fagiolo Dell’Arco: “Niente cielo, niente tramonto, niente panorama; o meglio, il fantasma del panorama, del tramonto, del cielo”.

La sala successiva è dedicata alla serie del “futurismo rivisitato”, dove la celebre fotografia del gruppo d’avanguardia si presta a infinite variazioni interpretative. Di particolare rilievo il grande smalto su carta intelata del 1965 dal titolo Camminare, che riprende idealmente il tema del movimento di “Bambina che corre sul balcone”, un dipinto concepito da Giacomo Balla nel 1912. Inoltre si può ammirare Spazio, sempre del 1965, che proietta nei tentativi di conquista del cosmo l’anelito espansivo del movimento marinettiano.

La produzione del 1967 si concentra in particolare sui paesaggi stellati e sulle “palme”. Così l’artista recupera lo spirito della terra natale attraverso toni squillanti e antinaturalistici. Per lui la palma è un simbolo di appartenenza. Invece la sequenza denominata Tuttestelle non rimanda a una contemplazione del cielo, ma alle luci riflesse dalle insegne dei locali notturni che Schifano riproduce sulla tela usando sagome stellate su cui interviene con spray fluorescenti.

L’ultima sala espositiva è dedicata alla serie Compagni Compagni del 1968, in cui slogan rivoluzionari fanno da sfondo a personaggi che impugnano la falce e il martello.

In chiusura si incontrano i “paesaggi TV”, concepiti tra il 1969 e il 1970. Queste immagini di fatti significativi e spesso drammatici, trasmessi dalla televisione, vengono riportate da Schifano su tela emulsionata e sottoposte a un intervento pittorico. Questo il commento dell’artista: “Naturalmente ciò che mi interessava non era la cultura della TV, ma la cultura dell’immagine della televisione”.

Per approfondire questo aspetto, l’esposizione sarà accompagnata dalla proiezione dei film realizzati dallo stesso Schifano e delle interviste da lui rilasciate nel corso degli anni.

La mostra sarà inoltre impreziosita da un catalogo di circa 160 pagine, edito da Skira, con tavole a colori e apparati critici a cura di Luciano Caprile.

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