2 luglio – 8 settembre 2013, Milano, Triennale
“I gioielli sono sempre stati una terra di mezzo tra arte, artigianato, moda e design (…) Le discipline del progetto non si sono curate del gioiello e non l’hanno mai considerato come una sfida in cui cimentarsi. Tra le numerose tipologie che i progettisti hanno affrontato, inclusi i loto repentini cambi di scala tra architettura, interni, arredo, illuminazione e complementi, il gioiello è sempre stato clamorosamente assente. (…) Il primo a rompere il ghiaccio fu Ciro Cacchione nel 1970 quando, con la Sanlorenzo, invitò progettisti come Franco Albini e France Helg, i Vignelli, gli Scarpa, Antonio Piva, Maria Luisa Belgioioso a progettare gioielli in argento pensanti non come pezzi unici ma come piccole serie riproducibili e non preziose. Fu il primo incontro italiano tra design e gioiello, dirompente per i pochi addetti ai lavori, ma timido e in sordina per i più” .
Così ha presentato Il Design Italiano incontra il gioiello, rassegna apertasi il 2 luglio presso Triennale DesignCafé, Alba Cappellieri, curatrice insieme a Marco Romanelli. La mostra, che sarà aperta sino all’8 settembre 2013, racconta momenti e stili differenti della creazione del gioiello in Italia dagli anni ’50 ad oggi. Si va dunque dal Razionalismo al Post Moderno fino al Minimalismo, attraversando generazioni di giovani designer e grandi maestri della produzione industriale ma anche di pezzi unici.
Si tratta della più ampia rassegna mai dedicata ai gioielli “made in Italy”, realizzati da progettisti abituati a confrontarsi con tipologie che vanno dall’arredo all’illuminazione, ma che, come dice la Cappellieri, non hanno mai considerato il gioiello “come una sfida in cui cimentarsi”.
Da Roberto Sambonet a Ettore Sottsass da Gianfranco Frattini a Sergio Asti e Gae Aulenti sino a Fabio Novembre, Il Design Italiano incontra il Gioiello interseca differenti epoche e linguaggi, settantadue nomi che hanno definito e definiscono tutt’oggi l’intelligenza del design italiano in un gioiello.
E’ l’uomo il soggetto di questo progetto, il rispetto della sua anatomia, la preferenza per il comfort e per l’evoluzione, per la bellezza e la qualità piuttosto che per l’astrazione o il concetto. I gioielli, tramite il loro pluralismo semantico rappresentano l’incastro perfetto tra eterno ed effimero, tradizione e sperimentazione, business e bellezza.
Silvana Annichiarico, Direttore del Triennale Design Museum, così si è espressa riguardo al percorso: – (…)Per un lungo tempo il mondo del design ha fatto finta di non vedere i gioielli. Li ha relegati nel limbo dell’ornamento o nella gratuità del decoro, e li ha espunti da sé e dal proprio universo progettuale come tentazioni pericolose, come deviazioni eretiche, come indizi di quella “delittuosità” che Adolf Loos denunciava in ogni deragliamento del designer verso la sfera dell’ornamentale, del superfluo, dell’orpello. In realtà, se il gioiello serve a definire l’identità di chi lo indossa, risulta molto discutibile il tentativo di relegarlo nella sfera del superfluo…”-.
I pezzi in mostra sono una sorta di censimento dei rapporti tra il mondo del gioiello e quello del Design tra il 1950 e il 2013, e 18 sono stati realizzati proprio in occasione dell’incontro in Triennale, come ha spiegato Marco Romanelli: – l’invito a progettare appare uno strumento necessario sia per sbloccare situazioni inerziali stereotipate che per scattare un’istantanea in tempo reale di un certo ambito. Nel caso specifico entrambe le ipotesi sono valide. La prima perchè oggi, esattamente come nel 1979 o nel 1985, la situazione non appare sostanzialmente modificata: i due mondi, il design e il gioiello, restano, come erano, lontani: ignari l’uno all’altro. La seconda, perchè solo l’invito, nel suo essere mirato, consente di riempire un campo di cui si sono delimitati a priori, scientemente, i contorni: volevamo appunto verificare una situazione molto specifica ovvero la posizione del design italiano nei confronti del gioiello. Abbiamo così deciso di selezionare 18 progettisti che rispondessero ad alcune precise condizioni: essere italiani, appartenere a generazioni differenti, operare come designer a 360° . Se le prime due condizioni sono chiare per default, la terza significa rinunciare agli “specialisti” , ovvero ai jewellery deisgner. Niente di personale naturalmente contro i “professionisti” del gioiello, ma “applicarsi a tutte le scale progettuali” è una dimensione tipicamente italiana che credo abbia storicamente avuto, e possa ancora avere, una grande rilevanza-.
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INFORMAZIONI UTILI:
Il Design Italiano incontra il gioiello
Triennale DesignCafé – Viale Alemagna, 6 – Milano
Dal 2 luglio all’ 8 settembre 2013
A cura di Alba Cappellieri e Marco Romanelli con Livia Tenuta
Orari: martedì- domenica dalle 10.30 alle 20.30 – giovedì dalle 10.30 alle 23.00
Info: www.triennale.org