Giacomo Guidi, uno dei giovani galleristi romani che con la sua Giacomo Guidi Arte Contemporanea rappresenta una delle realtà più dinamiche del panorama italiano, ha deciso di aprire una sede anche a Milano. Il 10 ottobre, infatti, la personale dell’artista israeliano Nahum Tevet inaugurerà lo spazio milanese in via Stoppani 15/c nella ex galleria Fabbri.ca., in quel distretto di Porta Venezia che ospita già nomi importanti della scena culturale meneghina, e proprio con Renata Fabbri nel ruolo di Direttrice.
“Ho conosciuto Renata durante le fiere nel corso dell’anno – racconta Giacomo Guidi – e ho capito che aveva quelle qualità che stavo cercando e allora le ho chiesto di far parte della mia squadra come direttrice della sede milanese della galleria. Ritengo fondamentale, visti i tanti progetti che stiamo portando avanti, sia nelle nostre sedi che negli spazi museali, potermi circondare di persone di fiducia cosi come ho già fatto a Roma affidando il ruolo di direttore a Marco Rovacchi”.
Comunanza di intenti che trapela anche nella parole di Renata Fabbri, socia fondatrice di Fabbri.c.a.: “Giacomo Guidi rappresenta il partner ideale con il quale proseguire e ampliare il percorso e le competenze maturate in questi quattro anni con Fabbri. c.a; io e Giacomo abbiamo la stessa visione del mondo dell’arte contemporanea e del collezionismo e condividiamo una passione profonda per il nostro lavoro di ricerca e di proposizione di tutto ciò che è qualità e innovazione nell’espressione artistica contemporanea. Sono certa che l’arrivo di Giacomo Guidi a Milano arricchirà la nostra piazza di nuovi stimoli e sono orgogliosa di essere parte di questo progetto”.
Toccherà quindi a Nahum Tevet (Israele, 1946), dall’11 ottobre al 1 dicembre 2013, tenere a battesimo la nuova gestione dei 160 metri quadri in via Stoppani con una personale, curata da Claudio Libero Pisano, che raccoglierà un prezioso nucleo di sue opere, tra cui una grande installazione a terra, dove la frase-manifesto della sua poetica sembra essere “costruire mondi senza fornire le relative mappe”.
L’artista esplora quel territorio in cui arte contemporanea e architettura si intersecano, realizzando strutture complesse dal design minimale. Si tratta di assemblaggi apparentemente caotici di parti di mobili e di materiali vari trattati con vernici colorate, strutture dall’aria instabile ma costruite seguendo i rigorosi principi della geometria.
Si lasciano osservare come opere finite, nelle quali il caos del momento creativo non ha più alcuno spazio. Ogni elemento occupa un punto stabilito senza concessione alla casualità dell’accumulo, un cui la perfezione geometrica è un mezzo, una necessità compositiva per creare un ordine alternativo, diverso.
La sicurezza che gli oggetti e le parti di mobilio usati nelle installazioni trasmettono è una sensazione solo iniziale, perché ogni sedia, ogni tavolo nelle nuove architetture di Tevet dimentica il suo significato di funzionalità originario e si trasforma in opera compiuta.
Molti i rimandi teorici e storici che la sua arte suggerisce come il rapporto con le sue origini e con le architetture moderniste di Tel Aviv. Ma è anche decisiva per comprendere la poetica dell’artista, la sua insofferenza a essere incasellato in categorie e la sua soddisfazione dichiarata di non essere racchiuso, perciò costretto, in un tema definito.
In parallelo all’attività milanese, la sede romana di Palazzo Sforza Cesarini ha in programma, dal 21 settembre al 24 novembre, la mostra di Maurizio Mochetti (Roma, 1940).
La personale presenterà lavori che ripercorrono parte della sua ricerca artistica in una sintesi che identifica tre momenti, seppur circostanziati, del suo operare: le installazioni Pozza Rossa (1988), Pendolo Laser (1996) e V1 Bàllein (2013).
In particolare Pozza Rossa – qui riproposta per la prima volta dopo la Biennale di Venezia del 1988 – si manifesta allo sguardo come un macchia liquida tridimensionale di pigmento rosso, la cui forma viene variata e poi disegnata dalla rotazione di un raggio laser che, in un movimento verticale e ciclico al centro di essa, ne suggerisce ogni volta percezioni diverse.
Nahum Tevet è nato a Kibbutz Massilot in Israele, nel 1946. Vive e lavora a Tel Aviv.
Ha preso parte a manifestazioni internazionali quali l’VIII edizione di Documenta a Kassel nel 1987, alla XXII Biennale di São Paulo nel 1994, alla 50ma Biennale di Venezia nel 2003. Ha realizzato progetti personali nelle principali gallerie del mondo (Parigi, Gerusalemme, New York e Zurigo) e importanti mostre personali gli sono state dedicate dai maggiori musei internazionali: la Kunsthalle di Mannheim nel 1986, il Tel Aviv Museum of Art nel 1991, il MUMOK di Vienna nel 1997, la Chapelle des Jésuites di Nîmes nel 1998 e l’Israel Museum di Gerusalemme nel 1976, nel 1984 e nel 2007. Del 2008 la personale presso MACRO, Museo d’Arte Contemporanea Roma. Dal 1980 insegna presso il Dipartimento di Arti Visive della Bezalel Academy of Art and Design di Gerusalemme. Dal 2001 al 2010 è responsabile del programma di Master in Arti Visive della Bezalel Academy of Art and Design di Gerusalemme.
Galleria Giacomo Guidi Arte Contemporanea
Roma
Palazzo Sforza Cesarini
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Milano
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