Print Friendly and PDF

Stop del Mibac alla mostra del San Giovannino di Úbeda

Il San Giovannino proveniente dalla Capilla del Salvador de Úbeda (Spagna), attribuito da Manuel Gómez Moreno nel 1930 a Michelangelo, recentemente restaurato a distanza di quasi ottant’anni dalla distruzione avvenuta durante la Guerra Civile spagnola, doveva essere esposto in una mostra a Roma alla Galleria Borghese fino a ottobre 2013. Mail Ministero dei Beni Culturali ha bloccato l’esposizione a causa del “sovrapprezzo” di due euro per vedere la statua….

Vi riportiamo questo interessante articolo del Corriere della Sera di Paolo Fallai:

ROMA – Non capita spesso che una mostra – sia pure di una opera singola – venga annullata all’ultimo momento per intervento diretto del ministero per i Beni culturali. Non ci sarà l’esposizione del «San Giovannino di Úbeda», attribuito a Michelangelo, promossa dalla Fondazione privata «Comitato San Floriano» e che doveva essere inaugurata martedì alla Galleria Borghese.

 La statua avrebbe dovuto essere esposta fino 13 ottobre in base alla convenzione stipulata dalla Soprintendenza speciale per il Polo museale romano (firmata durante la gestione di Rossella Vodret) con il Comitato di San Floriano di Illegio, lo stesso che ha curato gran parte delle mostre riunite sotto l’egida dell’«Anno della fede». E infatti, come accaduto per «L’incredulità di San Tommaso» del Verrocchio – proveniente dalla chiesa fiorentina di Orsanmichele ed esposta alla Galleria Borghese il 26 marzo scorso – i visitatori avrebbero dovuto pagare un sovrapprezzo di 2 euro, oltre ai 10 del normale biglietto, per vedere la statua.

E a chi sarebbero andati i 2 euro? Al Ministero per i Beni culturali? Alla Galleria Borghese? Niente di tutto ciò: sarebbero finiti nelle casse del Comitato di San Floriano, proprio in base alla convenzione che offre questa possibilità a questa Fondazione privata. Talmente potente da aver ottenuto per «L’incredulità di San Tommaso» perfino una proroga di due settimane rispetto alla chiusura prevista. 

Sull’intervento per bloccare l’esposizione del «San Giovannino» non c’è nessuna comunicazione ufficiale da parte del Ministero. Impegnato a Venezia il ministro Massimo Bray, dagli uffici del Collegio romano filtra solo l’indiscrezione che la decisione sia un richiamo severo al rispetto delle regole nei rapporti tra privati e istituzioni pubbliche.

La direttrice della Galleria Borghese Anna Coliva – che con l’organizzazione di questi “eventi” non ha niente a che fare – conferma solo di aver ricevuto venerdì pomeriggio dalla Soprintendenza, la comunicazione che la mostra del San Giovannino era stata annullata. Ma non nasconde che la previsione di quel «sovrapprezzo» aveva suscitato più di una perplessità. Per esempio, la Galleria Borghese ospita fino al 15 settembre una «temporanea» di opere di Candida Hofer, ma i visitatori non pagano nessun supplemento per visitarla.

Nel caso particolare Anna Coliva ritiene di «grande interesse» il San Giovannino di Úbeda, ma soprattutto per gli studiosi: la statua, gravemente danneggiata durante la guerra civile spagnola, è stata infatti sottoposta a un lungo e delicatissimo restauro nella sede fiorentina dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, concluso solo pochi mesi fa. Tanto è vero che l’Opificio ha organizzato un importante convegno nel giugno scorso e l’ha esposta nella propria sede fiorentina, fino a ieri. Senza alcun sovrapprezzo e per inciso il biglietto per entrare al Museo fiorentino costa solo 4 euro. «Si tratta – spiega Anna Coliva – di una classica mostra di Soprintendenza, di grande interesse per esperti e studiosi. Non capisco quali siano gli elementi di straordinarietà e spettacolarizzazione che avrebbero giustificato i 2 euro in più». 

Forse, avrebbe potuto giustificarli, una mostra che offrisse un confronto tra sculture di Michelangelo per approfondire il tema dell’attribuzione, dichiarata – al termine di una lunga e dettagliata ricerca – da Francesco Caglioti, professore di storia dell’arte all’Univesità Federico II di Napoli e grande esperto di scultura italiana del Rinascimento. Gli elementi c’erano tutti, compreso un articolo di Marco Carminati, uscito sulla Domenica del Sole 24 ore del 19 maggio che ricostruisce tutta la vicenda, compreso l’elenco dei tanti San Giovannino attribuiti nel Novecento a Michelangelo e smentiti da studi più approfonditi. 

Ma niente di tutto questo era previsto: il «Comitato di San Floriano» – forte di quella convenzione, si era limitato ad organizzare il trasporto dell’opera (da un Museo pubblico, dove era visibile senza spese ulteriori) e si preparava a incassare il guadagno. Esattamente come avvenuto con «L’incredulità di San Tommaso» del Verrocchio. Anche in quel caso nessuna ricerca sull’autore e nessun apparato critico. D’altronde il Comitato San Floriano, guidato da un monsignore e gestito da Don Alessio Geretti, lo aveva addirittura dichiarato in una lettera inviata alla Soprintendenza di Roma nel febbraio scorso: l’esposizione del Verrocchio non è «uno studio approfondito e critico e una comparazione tra opere confrontabili», ma una «meditazione d’arte e di fede attorno a capolavori particolarmente capaci di manifestare i misteri fondamentali della fede cattolica».

E Il San Giovannino di Úbeda, in tutto questo, che fine ha fatto? È ancora all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, dove proprio oggi sarà organizzato l’imballaggio e il trasporto per riportarlo in Spagna. Perdendo forse l’occasione per dimostrare che tra un convegno per iniziati e le mostre «blockbuster» può esserci una terza via: quella di proporre l’eccellenza e lo studio al pubblico più vasto possibile.  3 settembre 2013, Corriere della Sera, Roma

Commenta con Facebook

leave a reply

*