“Non ho alcun bisogno delle cascate del Niagara,
la bellezza è ovunque”
(Renoir)
Renoir alla GAM di Torino. Da Parigi con sproporzionata dolcezza. Quella dei visi delle fanciulle color madreperla dalle guance sbuffate di rosso e dei volti paffuti carichi di poesia dei bambini.
Due anni di preparazione, 1000 m² di spazio espositivo, 60 capolavori dall’Orsay e dall’Orangerie alla Galleria d’Arte Moderna per fondersi negli idilli atemporali del maestro di Limoges tra fittissimi campi di banani algerini e morbide carni di ragazze immerse in Eden bagnati di luce. Prosegue la feconda collaborazione con le istituzioni parigine dopo il successo della pittura danzante di Degas dello scorso inverno visitata da 170mila persone. Quest’anno si punta alle 200mila presenze data la qualità delle opere di cui si sono eccezionalmente privati per 4 mesi i due musei, 50 inedite in Italia, capolavori assoluti come il Ritratto di Coco in veste di clown “rosso Rubens” (1909), l’Altalena (1876), “gioco” di trasparenze luminose pura espressione impressionista, le due “Ragazze al piano” (le biondo-dorate del 1892, le castane del 1897) e per la prima volta esposte assieme l’allegra e popolare “Danza in campagna” e la borghese ed elegante “Danza in città“, dipinte contemporaneamente a grandezza naturale nel 1883 per il gallerista Durand-Ruel. Protagoniste Aline Charigot, compagna dell’artista, e Suzanne Valadon, futura pittrice, dal profilo incantevole.
“Renoir dipingeva innanzitutto dei Renoir. Aveva sovente delle modelle che mostravano una pelle grigia, che non era di madreperla, e lui la dipingeva di madreperla.” (P. Bonnard)
Giovani donne abbandonate ai piaceri della danza che, più che una movenza, “scolpisce in una luce secca e brillante gesti rapidamente plasmati, un arabesco intricati da cui sfuggono a momenti uno sguardo, un profilo femminile, un sorriso intriso di vertigine e contatti inattesi”, o assorte nella lettura (La liseuse, 1874-1876) e nella musica (Jeunes filles au piano, 1892/1897). Fanciulle avvolte in atmosfere impalpabili, in soffusi palpiti cromatici che risaltano la plasticità delle figure e nel paesaggio esaltano le vibranti cromie della Natura: viva, “fertile e sontuosa” (sublimi “Paesaggio algerino” del 1881, “Paesaggio di Cagnes” del 1915, “Il pero d’Inghilterra” del 1873), morta, fatta da mazzi di fiori che sembrano gote color rosa che sfumano nel rosso e da indecifrabili bouquet lasciati sul velluto bordeaux di una sedia di un palco. “Gioie di vivere” trasposte in pittura.
“Quando si tratta di un paesaggio, io amo quei quadri che mi fanno venir voglia di entrarci dentro per andarci a spasso” (Renoir)
Cinquant’anni di “gesta pittoriche” ripercorse attraverso nove sezioni per ricostruire l’intera evoluzione del percorso artistico di Renoir, dagli esordi impressionisti alla progressiva insoddisfazione e conseguente allontanamento dall’en plein air tradizionale a favore della rappresentazione della figura umana in tutta la sua meraviglia, culminata nel testamento pittorico delle “Bagnanti” del 1919, omaggio a Rubens e a Tiziano: soffici e sensuali ragazze libere e distese nella rigogliosa natura mediterranea quando ancora “la Terra era il Paradiso degli Dei”. Un inno alla classicità dove forma e colore si miscelano in un mondo “in cui la morte non trova posto”, sintesi delle serenità spirituale del pittore. Una vita intera dedita alla ricerca dell’eterna bellezza, durata fino all’ultimo giorno di vita quando ormai il corpo devastato e le ossa deformate dall’artrite reumatoide lo inchiodarono alla sedia. Lui, il cavalletto e le sue veneri sognanti in una quiete atemporale. Si fece legare i pennelli alle dita rattrappite e perseguì l’ideale fino all’ultimo respiro. “Sto ancora facendo progressi” pronunciò la sera prima di morire.
“Guardo un nudo e ci vedo miriadi di piccole tinte. Ho bisogno di scoprire quelle che faranno vivere e vibrare la carne sulla tela” (Renoir)
“La donna nuda sorgerà dall’onda amara o dal suo letto, si chiamerà Venere o Nini, mai si inventerà cosa migliore” (Renoir)
“Ogni donna che allatta è una Madonna di Raffaello” (Renoir)
“Per me, un dipinto deve essere una cosa amabile, allegra e bella, sì, bella. Ci sono già abbastanza cose noiose nella vita senza che ci si metta a fabbricarne altre. So bene che è difficile far ammettere che un dipinto possa appartenere alla grandissima pittura pur rimanendo allegro. La gente che ride non viene mai presa sul serio” (Renoir)
“Amo la pittura quando ha un che di eterno… ma senza dirlo: un’eternità di tutti i giorni colta all’angolo della strada vicina” (Renoir)
“Dipingere fiori mi riposa il cervello” (Renoir)
“Il lirismo, il senso plastico di Renoir ha trasfigurato queste figure nude. (…) Sono diventate forme e colori. Il mondo in cui si dispiegano le loro carni madreperlacee e grassocce è il mondo della pittura; questa è la magia dell’arte.” (M. Denis)
Foto e testo: Luca Zuccala
INFORMAZIONI UTILI
Mostra di Renoir – Dalle Collezioni del Musee d’Orsay e dell’Orangerie
23 Ottobre 2013 – 23 Febbraio 2014
GAM – Galleria d’Arte Moderna, Via Magenta, 31 – 10128 Torino
A cura di Sylvie Patry e Riccardo Passoni
Orari
Martedì – Domenica: dalle 10.00 alle 19.30
Giovedì: la mostra si prolunga fino alle 22.30.
Chiuso il lunedì.
La biglietteria chiude un’ora prima.
BIGLIETTI
Solo MOSTRA
Intero € 12,00
Ridotto € 9,00
Gruppi € 8,00
Scuole € 5,00
Famiglia € 24,00 (2 adulti + 1 ragazzo di età inferiore a 14 anni)
MOSTRA + GAM
Intero: € 15,00
Ridotto: € 11,00
Gruppi: € 10,00
Famiglia: € 30,00 (2 adulti + 1 ragazzo di età inferiore a 14 anni)
La mostra è prodotta e promossa dal Comune di Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, Skira editore e il Museo d’Orsay di Parigi.
Catalogo Skira