Dall’altra parte della cornetta a Long Beach, California – niente Skype perché loro sono tecnologici ma io non del tutto – Bill Viola e Kira Perov, a poche ora dal volo che li porta in Europa e poi in Italia, raccontano le tappe della loro nuova tournée italiana.
Inizia a Torino, dove alla sala Conferenze della Gam mercoledì 11 alle 18.30 (Corso Galileo Ferraris 30) presentano il video “The Encounter” del 2012, visibile fino al 10 gennaio in una sala del museo, al secondo piano all’interno del percorso dedicato alla “Natura”.
Poi Viola sarà a Firenze, lunedì 16, quando gli Amici degli Uffizi, autori illuminati di quest’operazione che riporta Viola in Italia, hanno reso possibile anche la donazione di un’opera agli Uffizi: “Self-Portrait Submerged” sarà visibile dal 17 al 22 dicembre nell’ex chiesa di San Pier Scheraggio prima che venga collocato definitivamente nel Corridoio Vasariano, tra gli altri celebri autoritratti di artisti raccolti dai Medici nei secoli passati. Una collocazione così prestigiosa che lo stesso Viola definisce semplicemente “A Dream”. Un sogno.
Nei prossimi giorni l’artista sarà anche a Mantova, dove è esposto fino al 20 febbraio in Palazzo Tè il suo video “The Raft” del 2004 con un’installazione che lo collega anche concettualmente al celebre affresco “Caduta dei Giganti” di Giulio Romano, ma che lui stesso non ha ancora visto: “Non vedo l’ora di vederlo dal vero, dopo averlo visto riprodotto su centinaia di libri!”.
E quale sarà la sua reazione quando vedrà il suo autoritratto esposto agli Uffizi, uno dei musei più importanti del mondo?
“Molto probabilmente collasserò”.
Tra tutte le città italiane Firenze ha nella sua vita personale e professionale un significato particolare, perché?
E’ lì che sono venuto per la prima volta a contatto diretto con in grandi capolavori d’arte del passato. Negli anni Settanta quando lavoravo direttore tecnico di produzione presso lo studio Art/tapes/22 Maria Gloria Bicocchi passavo tutti i giorni a pochi passi dal David di Michelangelo e dalla cupola del Brunelleschi. L’emozione fortissima della visione di alcune opere mi ha segnato e mi è rimasta dentro.
E traspare in modo evidente anche nel suo lavoro. Alcuni video sono dei veri e propri omaggi all’arte del passato. Non è così ?
Certo. Tra i più emblematici ed espliciti in questo senso sono “Greeting” del 1995 ispirato alla Visitazione del Pontormo ed “Emergence” del 2002 sul tema del Pietà di cui proprio Michelangelo è uno degli interpreti più importanti.
Da dove nasce l’ispirazione per lei?
Nel caso di Pontormo da un vero e proprio shock. La prima volta che mi sono trovato davanti a quel capolavoro dal vero, non ci potevo credere.
E più in generale?
Gli artisti hanno visioni. E poi devono trovare il modo di comunicare ciò che vedono e sentono agli altri. E il punto non è il medium, lo strumento tecnico o tecnologico adottato. Il punto è trovare il sistema per fare in modo che attraverso ciò che fai vedere al pubblico ciascuno decida di fermarsi un attimo per guardare dentro se stesso.
Guardare un video per guardarsi dentro. E’ così?
Le immagini dei miei video sono sempre delle metafore. Oltre la metafora trovi il senso profondo di qualcosa. E direi che non c’è momento più importante di questo, con tutte le crisi in atto, per fermarsi a pensare. Con i miei video dico semplicemente: “Stop!”