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Grandi maestri tra mito e mistero

IL FANTASMA DELL’OPERA
Grandi maestri tra mito e mistero

Alberto Savinio, Le fantôme de l’Opéra

Mostra di Farsettiarte a Cortina d’Ampezzo,  dal 28 dicembre 2013 al 12 gennaio 2014 

L’arte è stata spesso paragonata al teatro, per la sua capacità di creare delle rappresentazioni, sacre o profane, a cui lo spettatore è chiamato ad assistere. In alcuni casi questo parallelismo è dichiarato esplicitamente dall’artista stesso, che ripropone sulla tela gli stessi spazi, personaggi e atmosfere di un palcoscenico.
Uno degli esempi migliori è il dipinto di Alberto Savinio Le fantôme de l’Opéra (1929, olio su tela, cm 65×54), che dà il titolo alla mostra di Farsettiarte a Cortina d’Ampezzo e attorno a cui si snoda il percorso che comprende importanti opere di famosi artisti italiani e stranieri.

Alberto Savinio, Le fantôme de l’Opéra e Le temple foudroyé
Il primo dipinto, opera emblematica del periodo surrealista di Savinio, richiama, nel titolo, il popolare romanzo dello scrittore e giornalista parlamentare Gaston Leroux (1868-1927), edito nel 1910 e testimonia la passione del pittore non solo per la pittura, ma anche per la letteratura e la musica. Come è noto, Alberto Savinio scrisse numerosi volumi di narrativa e saggistica, opere teatrali (ad esempio “La morte di Niobe” nel 1925), balletti, e fu autore di un buon numero di composizioni musicali. Come scrisse Savinio: Le fantôme de l’Opéra è una sorta di manifesto-capolavoro di un complesso processo di “rappresentazione dell’informe” e di “espressione dell’incosciente”. Nella presentazione della mostra Marco Fagioli commenta: “che cosa voglia significare l’opera non è facile decifrare, perché contiene un significato di mistero”.
Anche il secondo quadro di Alberto Savinio esposto in questa mostra ci propone un’ambientazione teatrale: Le temple foudroyé (Il tempio maledetto, 1931, tempera su tela, cm 64,5×80,6) è un interno di una chiesa bizantina scoperchiata, che fa da quinta ad una scena, chiusa, a sinistra, dal pesante drappeggio del sipario.

Alberto Savinio, Le temple foudroyé

Giorgio De Chirico
Se Alberto Savinio è il punto di partenza di questo affascinante viaggio nel mistero dell’arte, la prima tappa è, ovviamente, il fratello Giorgio De Chirico, qui presente con ben cinque opere, tra cui un Trovatore del 1968, sintesi perfetta degli “ingredienti” della Metafisica, il manichino sorretto da righe e squadre geometriche, la torre bianca, il cielo verde-giallo dell’aurora-crepuscolo, il ricordo del rosso castello di Ferrara, le ombre lunghe proiettate allo zenit.
Atmosfere analoghe sono create dall’accostamento, solo apparentemente irriverente, tra l’aragosta, i pesci ed il calco di una scultura antica nel quadro L’aragosta del 1922, il paesaggio “arcadico” del Sito Mediterraneo del 1929, negli uomini alati della Rinascita dell’aviazione del 1946 o nella corazza cinquecentesca della Natura morta ariostesca del 1940.
Scrive ancora Marco Fagioli: “Se lo spazio del teatro è insieme uno spazio di forme drammatiche – gli eventi rappresentati – e forme sceniche – la finzione simbolica di uno spazio fisico e sociale – lo spazio nella pittura è uno spazio virtuale; in ambedue i procedimenti, il teatro e la pittura, appare indispensabile la partecipazione dello spettatore che guarda”.

Giorgio De Chirico, Trovatore

 

Giorgio De Chirico, Sito Mediterraneo

Edgar Degas, Etude de danseuses
Il percorso della mostra ha un andamento irregolare e spazia nell’arco di quasi due secoli, spingendosi fino agli artisti impressionisti, come testimonia il delicato disegno a carboncino e pastello di Edgar Degas. L’Etude de danseuses qui esposto è uno dei suoi innumerevoli teneri e delicati omaggi al mondo del teatro, non visto dalle comode poltrone del pubblico, ma sorpreso (potremmo dire spiato) dietro le quinte, durante le prove, gli allenamenti o nei rari momenti di riposo, durante i quali le piccole, esili, giovani ballerine mostrano tutta la loro umanità, tanto cara al pittore.

Edgar Degas, Etude de danseuses

Lucio Fontana: Concetto spaziale. Teatrino
Non meno significativa e suggestiva è la posizione di Lucio Fontana, autore di una famosa serie di Teatrini, di cui ne viene esposto uno, bianco, del 1965 (idropittura su tela, bianco, e legno laccato, bianco, cm 110×110). Proprio nel 1965 furono eseguiti i primi Teatrini, tappa fondamentale nel lungo e complesso cammino di ricerca che l’artista aveva denominato Concetto spaziale. Il culmine di questa serie fu raggiunto nel 1967, quando Fontana fu incaricato di disegnare le scene e i costumi per il “Ritratto di Don Chisciotte” di Goffredo Petrassi, allestito alla Scala di Milano il 31 maggio 1967.

Lucio Fontana, Concetto spaziale. Teatrino

Le altre opere
Altrettanto “teatrali” sono la maschera nella Natura morta con maschera dipinta nel 1926 da Filippo de Pisis, il turbinio ritmato delle linee rette e curve di Espansione, profondità dinamiche, che si alternano frenetiche all’interno della cornice appositamente ideata e dipinta dallo stesso Giacomo Balla nel 1924, lo sguardo ispirato, quasi in trance della Zingara di Felice Casorati, la luce illividita del Paesaggio urbano di Mario Sironi, o il passo di danza accennato dall’Arlecchino dello stesso artista.
Perfino la posa e l’atteggiamento del volto del Nu accroupi di Amedeo Modigliani, lasciano chiaramente trasparire la sua consapevolezza di essere osservata, spiata e ammirata e quindi di far parte di un mondo più vicino alla finzione teatrale che alla realtà della vita quotidiana. Altri fantasmi, altre visioni ossessioneranno gli artisti delle generazioni seguenti, quella di Marilyn Monroe negli strappi di Mimmo Rotella, quello di Picasso nel Chez Picasso di Enrico Baj e quello di Lenin del bronzo dorato di Leonid Sokov.

Alcune delle opere esposte
Enrico Baj, Chez Picasso, 1969, acrilico, collage, ovatta, passamaneria, decorazioni di plastica su tela, cm 146×114
Giacomo Balla, Espansione, profondità dinamiche, 1924, tempera su faesite, cm 25×30, cm 34×38,5 con la cornice d’autore.
Felice Casorati, La zingara, 1909 circa, olio su tavola, cm 60,3×49,9
Giorgio De Chirico, La rinascita dell’aviazione, 1946, acquerello su carta applicata su cartone, cm 35×27
Giorgio De Chirico, Corazze con cavaliere (Natura morta ariostesca), 1940, olio su tela, cm 87,5×112
Giorgio De Chirico, Trovatore, 1968, olio su tela, cm 90×60
Giorgio De Chirico, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, olio su tela, cm 77×99
Giorgio De Chirico, Sito mediterraneo, 1929, olio su tela, cm 109×150
Edgar Degas, Etude de danseuses, carbone e pastello su carta, cm 47×62
Filippo De Pisis, Natura morta con maschera, 1926, olio su tela, cm 50×70
Lucio Fontana, Concetto spaziale. Teatrino, 1965/66, idropittura su tela, bianco e legno laccato, bianco, cm 110x110x6,5
Jean Metzinger, Natura morta con caffettiera, sigarette e bicchiere, olio su tela, cm 60×39,5
Joan Mirò, Senza titolo, 1934, pastelli, gouache e inchiostro India su carta, cm 63,1×46,7
Amedeo Modigliani, Nu accroupi (Nudo seduto con le mani al suolo), 1910-11, carboncino su carta, cm 42,5×26,2
Giorgio Morandi, natura morta con il busto di gesso, 1911/13, olio su tela, cm 72,6×59,8
Jean Paul Riopelle, Flutaie, 1966, olio su tela, cm 162×129,5
Mimmo Rotella, Salta Marilyn, 2005, Décollage su tela, cm 67,5×44,6
Alberto Savinio, Le fantôme de l’Opéra, 1929, olio su tela, cm 65×54,3
Alberto Savinio, Le temple foudroyé, 1931, tempera su tela, cm 64,5×80,6
Gino Severini, Rythme de danse à l’Opera, 1950, olio su tela, cm 161,5×131
Mario Sironi, L’Arlecchino, 1915, collage su cartoncino applicato su tela, cm 60,5×50
Mario Sironi, Paesaggio urbano, 1945 circa, olio su tela, cm 60×70
Leonid Sokov, Leader, 1990, bronzo dorato, h. cm 43
Galleria Farsettiarte – Cortina d’Ampezzo (BL),
Largo delle Poste (piano rialzato) – Tel. 0436 860669
28 dicembre 2013 – 12 gennaio 2014 (Cocktail sabato 28 dicembre 2013, dalle ore 18.00)
Orario: 10.00 – 13.00 e 16.00 – 19.30
Internet: www.farsettiarte.it – Mail: info@farsettiarte.it

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