Sono passati più di vent’anni dalla morte di Ron Woodroof e solo ora la sua storia arriva sugli schermi e nelle sale italiane. Il regista è il canadese Jean-Marc Valeé, autore di C.R.A.Z.Y (2005) e di The Young Victoria (2009); il film è Dallas Buyers Club, candidato a sei premi Oscar (tra cui miglior film, miglior attore protagonista, miglior attore non protagonista e miglior sceneggiatura orginale) e già vincintore di diversi premi, tra cui il Golden Globe valso ai due attori, il protagonista Matthew McConaughey e il co-protagonista Jared Leto.
È un film che, lontano dal voler essere solo una biografia, racconta la vita (vera) di un uomo, Ron Woodroof (Matthew McConaughey), elettricista omofobo e cocainomane del Texas, che nel 1985 scopre di aver contratto il virus dell’HIV. Era l’anno in cui Rock Hudson moriva di AIDS – “la malattia dei gay”-, mentre consapevolezza e sperimentazioni cliniche lasciavano i laboratori per arrivare sotto la pelle di molti.
Il Dottor Severald (Denis O’Hare) e la Dottoressa Eva Saks (Jennifer Garner), dignosticato il virus HIV, danno a Ron 30 giorni di vita per un corpo già estremamente consumato e preda di tutti i vizi. Allora l’Azt era l’unico farmaco antivirale riconosciuto per il trattamento dell’HIV, non disponibile su larga scala e in fase di sperimentazione.
Ron sulla scia dell’Azt finisce in Messico dove scopre medici più sperimentali e attenti al malato e l’esistenza di medicinali alternativi non riconosciuti ma nettamente meno nocivi di quelli distribuiti dal sistema sanitario americano, nonché un’opportunità di fare soldi.
Complice delle sue imprese è Reyon (Jared Leto), un transessuale – sieropositivo e tossico – all’apice quindi della discriminazione sociale, combattuto tra la voglia di vivere e di morire, con il quale Ron instaura un profondissimo rapporto.
Insieme gestiscono il Dallas Buyers Club, una vera macchina salvavita in lotta contro la FDA (Food anche Drug Amministration) avidamente controllata dalle case farmaceutiche a forza di rolex d’oro, spinti dall’unica voglia che rimane quella di dare, se non a se stessi, per lo meno agli altri un motivo di speranza e di sollievo fino alla fine.
Ron Woodroof con un ritrovato senso di se’ e della vita, comincia la lotta contro un sistema sanitario in nome di tutti i malati di AIDS. Un antieroe che diventa paladino di tutti, un uomo segnato dall’odio verso chiunque fosse diverso da lui che, in questo male lento e letale, impara ad amare.
Dopo sei anni di lotta contro l’AIDS e l’FDA, Ron Woodroof muore il 12 settembre 1992, in Texas, lasciando una maggiore consapevolezza della malattia e la possibilità di cure innovative provenienti da tutto il mondo, cure che hanno migliorato la qualità di vita di tanti malati di HIV.
Sopra a tutto colpisce la bravura e la sorprendente passione di Matthew McConaughey che non ha tolto difetti e rozzezze al suo personaggio, mantenendolo molto vero e raggiungendo momenti di commozione e compassione altissimi.
Si può dire che abbia dato tutto se stesso, con gli occhi e con il corpo, in un’interpretazione che potrebbe davvero vincere l’Oscar.
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