Medianeras nasce nel 2005 come cortometraggio del regista argentino Gustavo Taretto, per poi uscire nelle sale cinematografiche (anche italiane) quasi 6 anni dopo nelle vesti di un delicato e incantevole lungometraggio, premiato al Gramado Film Festival.
Una sequenza di splendide immagini argentee introducono il film e presentano la città di Buenos Aires come un insieme di strane creature architettoniche, che mescolandosi fra loro creano un agglomerato urbano disorientante, colmo di vertiginose altezze, e di contraddizioni, di bruttezze e luoghi bui. Viene automatico il collegamento con la mente umana.
Infatti: la storia prosegue con il racconto della quotidianità – murata viva – di due quasi trentenni rinchiusi in due “scatole di scarpe” (piccoli monolocali) ai lati opposti di una caotica strada di Buenos Aires.
Martìn (Javier Drolas) è un ipocondriaco web designer che lascia il mondo virtuale solo per le due sedute settimanali dallo psichiatra, mentre Mariana (Pilar Lòpez de Ayala) è laureata in architettura, ma in attesa della vera professione “arreda” vuote vetrine di grandi negozi “prendendosi cura” dei manichini. Mariana ha un’ossessione: il libro illustrato da Martin Handford per bambini “Where is Wally?”, che ti sfida a trovare Wally con il maglione a righe bianche e rosse,gli occhiali e il cappello, nascosto tra la folla in montagna, al mare ed infine in città, proprio dove lei non riesce mai a trovarlo.
Le voci dei due ragazzi, quasi all’unisono, accompagnano lo spettatore raccontando se stessi e la metropoli.
Nonostante vivano a pochi metri di distanza, e si incrocino di sfuggita per le strade del quartiere, non si conoscono. Eppure – e questo si scopre con crescente partecipazione emotiva (forse perché in qualcosa gli assomigliamo) – hanno tanto in comune: una vita molto virtuale fatta di solitudine, fobie, ansie e curiosità inappagate.
Entrambi, nascosti nelle loro soffocanti scatole, sono alla ricerca di qualcosa o qualcuno. Cercano di fare i conti con la propria prigionia fisica e mentale tentando di percorrere nuove strade, ma senza troppi risultati.
Arrivati allo stremo delle forze, quasi senza più aria da respirare, contemporaneamente trovano il coraggio di rompere le loro scatole di scarpe e letteralmente aprono una finestra nella medianeras: la parete cieca dei palazzi, quella ancora più brutta, solitamente utilizzata per imponenti pubblicità e indicazioni stradali.
Continua, quindi, il paragone della vita dell’uomo contenuta in questi enormi edifici entrambi protagonisti della città, entrambi vittime della sua crisi; dove anche i cani finiscono per suicidarsi.
Basterà aprire una finestra per permettere alla vita reale di rientrare in queste realtà troppo virtuali e claustrofobiche?
Taretto sembra suggerirlo: Mariana che ha aperto la sua scatola di scarpe potrà guardare giù, nella strada, quella stessa fatta mille volte, e nella vita reale, forse riuscirà a trovare tra la folla il suo ragazzo con il maglione a righe bianche e rosse.
Medianeras
(Medianeras, 2011, Argentina)
Regia: Gustavo Taretto
Con: Pilar López de Ayala, Inés Efron, Carla Peterson
Distributori: Bolero
Genere: Drammatico
Durata: 95 min’