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Taking shots: William S. Burroughs in mostra a Londra

Unknown Photographer Burroughs in the Hotel Villa Mouniria Garden, Tangier Scan from negative 5.6 x 5.8 cm © Estate of William S. Burroughs Courtesy of the William S. Burroughs Estate

In mostra alla The Photographers’ Gallery di Londra gli scatti del poliedrico artista e scrittore americano

Burroughs in the Hotel Villa Mouniria Garden, Tangier Scan from negative
5.6 x 5.8 cm
© Estate of William S. Burroughs
Courtesy of the William S. Burroughs Estate

17 Gennaio – 30 Marzo 2014

Ancora una decina di giorni di tempo per vedere Taking shots, la mostra dedicata al genio americano William S. Burroughs. Protagonista indiscusso della Beat Generation, agli esordi l’autore del romanzo pulp Junkie e di Pasto Nudo sperimenta ogni tipo di trasgressione tra cui le droghe allucinogene e l’eroina. Negli anni Settanta e Ottanta collabora con diversi artisti di fama internazionale quali David Bowie e Kurt Cobain e gruppi musicali come i Genesis e i Sonic Youth.

Scrittore, artista e pensatore. Eppure è probabilmente la fotografia, l’arte attraverso la quale sperimenta di più. Burrough ha un’idea tutta sua di quest’arte. Si tratta di una disciplina che afferra il punto di contatto tra la realtà interiore e ciò che il fruitore osserva nella foto, afferma nei suoi scritti.  Le potenzialità semiotiche dell’arte fotografica riguardano la sua capacità di dilatazione temporale, interruzione del continuum spazio-temporale in favore di un’ idea di fotografia che non è mera istantanea del reale, ma che si propone di andare oltre esso, trasfigurandolo. L’intento è quello di espandere la percezione del fruitore nel mondo fisico, potenziandola attraverso lo strumento fotografico.

William Burroughs/Ian Sommerville, Infinity, (Beat Hotel), Paris, 1962
Silver gelatin print on paper mounted on card; Inscribed ‘Ian Summerville’, titled and dated by William Burroughs on the reverse, 17.5 x 26.3 cm
© Estate of William S. Burroughs Courtesy Private Collection, London

La mostra spazia su diverse linee tematiche: dalle istantanee a St. Louis, luogo di nascita di Burroughs, ai suoi viaggi, fino alle polaroid che immortalano la vita a Manhattan. La natura caotica e ordinata allo stesso tempo della poetica del genio americano riflette il suo stato mentale un po’ selvaggio. Difatti Burrough viaggiò molto, dal Marocco alla Spagna, poi Londra, Parigi e New York.  The rock è una sezione dedicata al suo viaggio da Tangeri a Gibilterra del 1964. Negli anni Sessanta si dedica alla sperimentazione data dalla mescolanza di parole e immagini: è la volta del collage. Su suggerimento del suo assistente Brion Gysin, comincia a realizzare diverse opere con questa tecnica, già utilizzata da Surrealismo, Cubismo e Dadaismo. Forse non tutti sanno però, che Burroughs prese inspirazione anche dalla madre, una flowers’ arranger, poiché riteneva che la sua professione fosse molto vicina alla tecnica artistica del collage. I Cut Ups di Burroughs sono composti tagliando in pezzi testi pre scritti e riorganizzandoli a random e sono esempio della sua capacità di spaziare dalla fotografia alle tecniche artistiche più svariate.

Le gelatine scattate in Missouri sono un ritorno a casa, alle origini, alla sua infanzia. Ancora una volta l’autore americano utilizza la macchina fotografica a suo modo, nel tentativo di restituire ossessivamente quel senso del tempo che trascorre, da lui definito ‘A mosaic of old times and places’.

William S. Burroughs
Midtown Manhattan, 1965
C-type print, 7.3 x 5.9 cm
© Estate of William S. Burroughs Courtesy of the Barry Miles Archive

L’ossessione temporale dell’artista è evidente: Burroughs utilizza la fotografia come mezzo di costruzione di ricordi e desideri, come strumento di relazione tra l’esperienza della presenza e quella dell’assenza. La fotografia registra percezioni ed immagini, funge da contrappunto a persone, luoghi e oggetti cari all’artista. E’ la volta di What Was, Why Is Not, serie fotografica dedicata agli incontri sessuali dello scrittore con muse e diversi compagni.

La retrospettiva mostra come per Burroughs la fotografia non fu solo un mezzo di ricerca ma, soprattutto, uno strumento di sperimentazione estetica. Come afferma la curatrice dell’evento, Patricia Allmer, l’idea è di aprire al visitatore un universo semiotico nel quale il fruitore singolo troverà autonomamente la sua personale chiave di lettura. L’esibizione è dunque evocativa, piuttosto che definitoria, aperta alle interpretazioni plurime dello spettatore. La mia, del tutto personale, è quella di una nostalgia del tempo perduto, un tentativo da parte dell’artista di decostruire in maniera creativa la memoria personale e affettiva di ognuno di noi.

William S. Burroughs
Jack Kerouac, Tangier, 1957
Silver gelatin print, 9.5 x 6.3 cm
© Estate of William S. Burroughs Courtesy of the Barry Miles Archive

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Informazioni Utili: 

Taking Shots: The Photography of William S. Burroughs
The Photographers’ Gallery
16 – 18 Ramillies Street, London W1F 7LW
17 Gennaio – 30 Marzo 2014
Prezzo del biglietto: 4 £
Ingresso gratuito lunedì dalle 10 alle 18 e giovedì dalle 18 alle 20.
Per ulteriori informazioni:
www.thephotographersgallery.org.uk

 

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