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Il Profumo dell’arte: importanti pittori di fiori in mostra a Stresa

Venerdì 18 aprile, alle ore 18, inaugurerà a Stresa la mostra dal titolo “Il Profumo dell’arte: importanti pittori di fiori del XVI e XVIII secolo”

 

L’esposizione organizzata dalla Promoart in questa primavera del 2014 recepisce, a beneficio di tutti gli appassionati di arte antica ma anche di coloro che desiderano accostarsi per la prima volta a questo particolare filone collezionistico, un interesse per la pittura di fiori del XVII e XVIII secolo che la critica ufficiale ha ormai da tempo posto al centro dei propri interessi di studio.

Dopo la prima, fondamentale mostra tenutasi a Firenze nel 1988, dal titolo aulico ma esemplare (Floralia), che coniugava indagine storico-artistica e scienza botanica rievocando con sapienza il filone di ricerca cinque-sei-settecentesca di Casa Medici, diverse sono state infatti le occasioni espositive per approfondire questo aspetto naturalistico dell’arte pittorica.

Ricordo tra le più recenti in Italia quelle di Biella (Fiori. Cinque secoli di pittura floreale, 2004), di Terlizzi (Fiori dei Medici. Dipinti dagli Uffizi e dai musei fiorentini, 2005), di Genova (I fiori del barocco. Pittura a Genova dal naturalismo al rococò, 2006), di Caraglio (Rose. Purezza e passione nell’arte dal Quattrocento a oggi, 2009), di Tivoli (Flora romana. Fiori e cultura nell’arte di Mario de’ Fiori, 2010), di Forlì (Fiori. Natura e simbolo dal Seicento a Van Gogh, 2010) e di Trento (Francesco Guardi nella terra degli avi. Dipinti di figura e capricci floreali, 2012).

Negli stessi anni sono stati pubblicati testi di natura morta che hanno approfondito la conoscenza dei maggiori maestri attivi in Italia e aperto la strada a quella di pittori di fiori dei quali in precedenza erano noti i nomi ma non le opere, come Francesco Mantovano, Vincenzo Volò, Ludovico Caffi e Francesca Vicenzina (Naturaliter. Nuovi contributi alla natura morta in Italia settentrionale e Toscana tra XVII e XVIII secolo, 1998), Esaias Terwesten, Johann Conrad Eichler, Egidio Pospul e Daniele Dasi (Pittori di natura morta a Roma. Artisti stranieri 1630-1750, 2004), Giovanni Battista Gavarotti, Laura Bernasconi e Zenone Varelli (Pittori di natura morta a Roma. Artisti italiani 1630-1750, 2005).

Le pubblicazioni monografiche dei cosiddetti “fioranti” sono ancora scarse, limitate nella loro realizzazione dalla rarità dei documenti storici e delle segnalazioni inventariali, come sempre assai avare per tutti i pittori di genere, sia che questi dipingessero nature morte, paesaggi, battaglie o altro. Non è casuale che gli studi più completi, quelli su Bartolomeo Bimbi e su Andrea Scacciati, vengano ancora una volta da Firenze, una città che conserva gran parte della puntuale e dettagliata documentazione granducale, e che i due artisti siano stati proprio pittori di corte.

Ciò nonostante, la cospicua produzione di alcune botteghe seicentesche ha consentito ugualmente di raccogliere materiale sufficiente per costituire veri e propri repertori monografici, come quelli approntati separatamente da Lanfranco Ravelli e da Maria Silvia Proni nel 2005 per i fratelli Stanchi, da Gianluca e Ulisse Bocchi nel 2004 per Karel Vogelaer, Franz Werner Tamm e Ignazio Stern (2004) e ancora da questi ultimi nel 2005 per Francesco Mantovano e Mario dei Fiori.

Va riconosciuto come un indubbio merito della Promoart l’essere riuscita a realizzare un’esposizione altamente qualificata, con più di quaranta dipinti antichi selezionati tra quanto di meglio il mercato italiano può offrire, tutti inneggianti al tema floreale.

Un’antologica, e il termine in questo caso non potrebbe essere più appropriato, che investe il diciassettesimo e il diciottesimo secolo spaziando attraverso le principali scuole della penisola, non disdegnando alcuni esempi di arte fiamminga.

Lo scopo degli organizzatori è stato quello di presentare dipinti esemplificativi del gusto dominante nel periodo e nell’ambito culturale di produzione, senza avventurarsi nella velleitaria ambizione di offrire una visione completa di questa espressione artistica, intento che avrebbe comportato un’esposizione e una ricerca molto più ampie e approfondite.

Pur se la maggioranza delle opere è di sicura autografia, il tema conduttore degli organizzatori è stato solo quello della qualità pittorica, l’unico con il quale si possa accedere in contemporaneità all’interesse degli studiosi e a quello dei collezionisti, rifiutandosi di rincorrere l’utopistico obiettivo dell’attribuzione ad ogni costo.

Si guardino a titolo di esempio il raro e antico dipinto del pittore nordico attivo in Lombardia, il pezzo assegnato dubitativamente a Carlo Antonio Procaccini o le due tele dell’artista guardesco di metà Settecento per rendersi conto di quanto certi traguardi stilistici e formali travalichino il limite della precisa identità dell’autore.

Non potendo, per ragioni di spazio, soffermarmi a commentare ogni singolo pezzo, mi limito a indicarne alcuni che si differenziano a motivo di alcune loro peculiarità, una di queste è da evidenziare nella rarità di reperimento sul mercato che riscontrano opere quali il cinquecentesco dipinto di Paolo Fiammingo, il grande vaso di fiori di Hieronymus Galle o la ghirlanda di Pier Francesco Cittadini.

In altri dipinti la preziosità del manufatto si accompagna a una provenienza accertata: le due ghirlande con figure di Domenico Piola, una di Mario dei Fiori e l’altra di Giovanni Stanchi, appartenevano in origine alla raccolta Imperiali.

Chi è pratico di pittura antica ben conosce la rarità e l’importanza della presenza di inequivocabili firme: è il caso delle quattro tele di Margherita Caffi, delle nature morte di Aniello Ascione e di Nicola Casissa, della composizione con putti dipinta a Roma nel 1693 da Franz Werner Tamm e da Carlo Maratti, realizzata verosimilmente per il palazzo del marchese Nicolò Maria Pallavicini.

Molti pezzi esposti sono già stati oggetti di studio, altri sono stupendi inediti, vere perle da collezione realizzate da artisti del calibro di Mario Nuzzi, principale attore del barocco romano, o Bartolomeo Bimbi, artista preferito dal granduca Cosimo de’ Medici, le cui opere sono conservate prevalentemente nei musei fiorentini.

Vorrei chiudere con un riferimento prettamente simbolico, un omaggio alle bellezze naturali di questo lago e a quelle realizzate dall’ingegno dell’uomo: le raffinate elencazioni di fiori, frutti e ortaggi della coppia di tele di Francesca Vicenzina, un’artista prediletta da Vitaliano VI Borromeo, a lungo attiva nell’arredo di quella magnificenza che ancor oggi è il palazzo dell’Isola Bella.

Gianluca Bocchi

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