Dopo Il giardino delle delizie (2004) e I colori della passione – The Mill & The Cross (2011) -incredibile viaggio nel dipinto di Pieter Bruegel La salita al calvario– il regista polacco Lech Majewski completa il suo trittico ispirato ai grandi maestri del passato traendo ispirazione dalla Divina Commedia di Dante Alighieri con il nuovo lungometraggio: Onirica (Field of dogs, 2013).
Polonia, 2010: Adam, il protagonista, è miracolosamente sopravvissuto ad un incidente d’auto in cui hanno invece perso la vita la sua amata Basia e il suo migliore amico, Kamil. Adam, promettente professore di letteratura all’Università, decide quindi di abbandonare la carriera e trova lavoro in un supermercato; unica sua consolazione l’ossessione per la Divina Commedia. Solo dormendo Adam riesce a trovare sollievo: vive una vita parallela in una dimensione onirica, popolata da strane visioni e immagini dantesche; solo qui riesce a vedere e a parlare ai suoi cari. Dormire diventa per Adam un modo per curare le ferite interne causategli dalla tragedia, ma nulla riesce a lenire veramente il suo dolore. Cerca di trovare conforto in chiesa, ma durante una confessione ammette di aver perso la capacità di pregare e la fede. Quindi, ogni volta che può, si abbandona ai sogni, perché solo lì riesce a parlare ai suoi cari.
Le visioni scaturite dall’immaginazione di Adam e i fantasmi della poesia diventano particolarmente pronunciati quando una serie di calamità colpisce la nazione. Il 2010 si rivela un anno sconvolgente per la Polonia: catastrofi naturali, inondazioni, l’esplosione dell’aereo presidenziale, schiantatosi in circostanze misteriose. Una tragedia nazionale si impone su una tragedia personale. Adam inizia un cammino per rielaborare il proprio dolore e per riprendere in mano la sua vita. Riuscirà infine a ricongiungersi alla sua amata, come Dante con Beatrice?
Questa nuova prova alla regia di Lech Majewski è un film d’autore che si pone come riflessione sull’elaborazione del lutto attraverso la meditazione della Divina Commedia: smarrimento umano e dubbi teologali trovano nuovo vigore nelle vicende di un protagonista contemporaneo, privato della propria linfa vitale e in balia di un mondo che pare essere alle soglie dell’Apocalisse. Una pellicola estremamente complessa e stratificata, che pesca dagli insegnamenti di Tarkovsi e Bergman per restituire un viaggio affascinante e allucinante nelle cui trame di incastrano ricche simbologie in bilico tra letteratura e arte: le corsie del supermercato come nuovi gironi infernali, presentatrici in bichini come nuove sirene, angeli e serpenti; un viaggio estremamente affascinante dalla meta ignota.