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Max Papeschi – Vendere svastiche e vivere felici

A circa un anno di distanza dal nostro precedente incontro torniamo a trovare Max Papeschi. L’occasione è importante e particolare: esce oggi finalmente il suo libro – che definire “biografia” appare vagamente improprio, si tratta in effetti più che altro di un diario sintetizzato di come un regista fallito diventa un artista di successo quasi suo malgrado – costellato di aneddoti, pieno di flashback che sembrano depistare ma a posteriori completano e chiariscono, e che fa capire in sostanza che se ci sono l’ispirazione e la capacità espressiva, queste in qualche modo e da qualche parte dovranno per forza scaturire e manifestarsi.

Max Papeschi – Foto: © Giorgia Sans Merci

La mia precedente definizione di “fallito” è certamente equivoca: per “fallito” si tende a identificare una persona incapace. Invece mi sono espressa in maniera etimologicamente corretta: Papeschi era tutt’altro che incapace, come regista: si è soltanto dovuto scontrare con le pastoie burocratiche, con la crisi al suo nascere proprio nel momento sbagliato (ovvero quando un suo importante progetto era praticamente compiuto), con dirigenti ignoranti e poco lungimiranti, e via dicendo. Ma, come racconta nel libro, le sue idee sono sempre state estremamente originali e forti. Oltre che scioccanti.

La storia inizia di fatto con tale “Max Pazzeschi”, un evidente alter ego di Max. Si avvicinava l’esame finale della scuola di teatro, ed occorreva mettere in scena l’opera di un autore. Max non riesce a trovarne alcuno che fosse davvero adeguato, e allora se lo inventa. E ci racconta:

È stato uno dei momenti più interessanti della mia vita. E’ stato il primo momento in cui ho capito che ero decisamente diverso dagli altri, nel bene e nel male. Anche nella scuola in cui ero, che era probabilmente la più trasgressiva d’Italia, io sono sempre stato il personaggio borderline che aveva riempito la sala di extracomunitari africani raccolti a casaccio per la strada, che faceva gli spettacoli in playback…”

 

Da quello spettacolo in poi, passando attraverso svariate vicissitudini, tentativi di realizzare film commerciali e travestendo da mainstream film deliranti con la semplice promessa di “tette e culi” fatta ai produttori, fughe dal set in massa per non pagare i creditori della sua produzione, logiche televisive aziendali che immolano la qualità – e non lo Spreco – sull’altare della crisi, Max nel giro di pochi anni si ritrova quasi disoccupato e del tutto demoralizzato.

 

C’è stato un momento in cui non capivo dove sarei effettivamente andato a parare. Perché in tutti i mondi che approciavo, da quello televisivo a quello teatrale, ero sempre visto come un qualcosa di estraneo. Molto tempo dopo ho capito che quello che faccio io è più vicino all’arte, alla performance, che non al tipo di spettacolo comune. Forse c’era un destino e io non lo sapevo.”

Galeotta e fuorviante fu, in effetti, la passione per il cinema e per il teatro di Papeschi. Ma, come il libro racconta, fu un altro alter ego, tale “Ronald The Butcher Boy” – esistente solo nella mente progettuale di Max e su MySpace – ad aprirgli la strada verso la sua nuova carriera: Papeschi si prepara ad organizzare uno spettacolo teatrale costruito attorno a questo personaggio, e come prima cosa apre la pagina sul social network e ci mette la locandina. Creata da lui. Con Photoshop. Che non sa usare.

Immediatamente dei galleristi contattano la pagina credendo di parlare con l’“artista” Ronald. E successo fu.

 

Il libro, oltre ad essere il racconto autobiografico di un artista che si realizza come tale proprio nel momento e nel modo in cui se lo aspettava di meno, mostra anche quanto il web abbia radicalmente cambiato il modo di “entrare nel giro” come quello di rendersi visibili da un potenziale pubblico che non frequenta gallerie d’arte e vernissage, ma che è vorace di un certo immaginario, frutto dello scontro tra la cultura popolare e ciò che è impopolare, tra la satira e il politicamente scorretto, o anche tra il nulla e il troppo. E, anche, quanto sia diventato più immediato il diventare famosi grazie a uno scandalo. Come quello non cercato da Max quando sconvolse un’intera città polacca perché un suo gigantesco “Topolino con svastica” finì a sua insaputa sulla facciata di un intero palazzo; o come quando decise di vendere sua madre, come propria opera, al miglior offerente.

In occasione dell’uscita del libro “Vendere svastiche e vivere felici” questa sera, alla galleria Silbernagl & Undergallery ci sarà uno Special Party, Alzaia Naviglio Grande, 4 Milano, ore 19. Sarà presente l’autore Max Papeschi, insieme alle coautrici del libro: Francesca Micardi, Alessandra Torre e agli ospiti speciali: Carlo Gabardini, Clarissa Tempestini e Igor Zanti.

Inoltre dal 15 Aprile al 10 Maggio sarà esposta in galleria una selezione delle opere più note dell’artista.

La presentazione del libro si terrà giovedì 17 Aprile alle 18,30 a La Feltrinelli, Piazza Piemonte, 4 Milano. Alcune parti del libro verranno lette  da Carlo Gabardini.

 

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