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Intervista a Tomaso Montanari. Dal suo nuovo libro “Alfabeto figurativo” all’ignoranza figurativa della classe politica e non solo

Tomaso Montanari Tomaso Montanari
Tomaso Montanari
Tomaso Montanari

“C’era una volta un re. Anzi, il re. E ora non c’è più. Perchè? Perchè, cari bambini, il re ora siamo noi: tutti noi, e anche voi siete dei piccoli re e delle piccole regine.”

Milano. Nuovo Museo dei Bambini alla Rotonda della Besana inaugurato ad inizio anno, MUBA come recitano le prime due sillabe che ne semplificano il nome. Lego, gessetti e bambini festanti popolano la sconsacrata San Michele e il praticello circostante entro il porticato barocchetto. Tomaso Montanari, bravo e impegnato storico dell’arte nonché professore alla Federico II di Napoli, ha scelto di tenere qui, tra gli scaffali di giocattoli alle pareti della navate dell’ex chiesa, la presentazion-lezione del suo nuovo libro: “Alfabeto figurativo. Trenta opere d’arte lette ai più piccoli” edito da Skira. Non è un caso. Questa volta infatti l’impegno artistico-civile di Montanari è dedicato direttamente alle giovanissime generazioni, prossimi cittadini di domani. Il punto, in primis, è quello di ribadire quanto sia indispensabile educare fin da subito all’arte, alla bellezza e alla cultura, contribuendo alla costruzione di quel senso civico che è il fondamento di ogni società. Valore imprescindibile troppo spesso ignorato e dimenticato nella nostra Italia. “Bel Paese”, certo, di più anzi: “macchina più bella che si possa immaginare” a cui però “bisogna insegnare ad usare le chiavi – e prima ancora ad averle” come spiega l’autore alla figlia nella premessa del libro. Così nell’incontro del MUBA, come nel testo, Montanari illustra, miscelando etica ed estetica, il suo “Alfabeto” coinvolgendo i bimbi presenti attraverso le “magie” dei pittori: gli sguardi ambigui di Lisa Gherardini, i ritratti dell’anima di Rembrandt e gli occhi “umani” della “Testa (di cavallo) Carafa” scolpiti dal “mago” Donatello. Un “Alfabeto figurativo” composto da 30 suggestioni-opere d’arte che “colorano” il volume: dalla M della Maestà d’Ognissanti di Giotto alla C della Chiesa delle Anime Sante de L’Aquila scoperchiata dal terremoto (e umiliata dalle conseguenti vergogne e inadempienze umane), passando per la S del San Girolamo e il leone di Gian Lorenzo Bernini, unico scultore capace di trasformare un blocco di marmo duro e freddo in un leone morbido morbido, sdraiato a fare le fusa. A voi “piccoli re e piccole regine”.

Prima domanda ovvia e obbligatoria. Come nasce il libro, perché “Alfabeto figurativo” e soprattutto quanta alfabetizzazione figurativa c’è bisogno nel nostro paese a cominciare dalla nostra ignorante (figurativamente parlando perlomeno) classe politica?

Nasce dal fatto che, scrivendo di patrimonio culturale, mi sono convinto che il vero problema non è nelle leggi, non è nei finanziamenti, non è nella politica, ma è nel fatto che siamo un paese di analfabeti figurativi. La classe dirigente che è una classe politica analfabeta figurativamente, ma anche purtroppo i cittadini, e non per loro colpa ma perché si è interrotta la tradizione che ci faceva succhiare con il latte la capacità di decifrare questo (l’alfabeto figurativo), le cose che ci circondano. Allora l’idea di non andare a cercare le cose apposta nei musei ma l’idea di mescolare quadri, sculture, architetture – antiche e moderne – paesaggi per dare le chiavi di un alfabeto che in fondo ci è sfuggito di mano, e per permetterci di riaprire le porte che si sono tutte chiuse alle nostre spalle. E’ come se avessimo ereditato una grande biblioteca stampata in un alfabeto che non comprendiamo più. Allora: o riapriamo l’alfabeto o bruciamo la biblioteca. Stiamo bruciando la biblioteca.

Cosa si può rispondere ad una bimba che chiede al suo babbo: “Babbo a cosa serve la storia dell’arte?”

La storia dell’arte serve a rimanere umani, serve a rimanere civili, serve a educarci in un senso letterale cioè a tirare fuori la parte di umanità che c’è dentro di noi e che il resto del nostro mondo congiura perché rimanga ben chiusa dentro. L’arte è una delle poche cose che aiuta a farla venire fuori.

L’ex Ministro Bray ha scritto l’introduzione del tuo libro. Come sappiamo è stato negli ultimi anni e forse decenni l’unica persona che ha lavorato dignitosamente al MiBACT. Come vede il suo successore appena eletto, il buon democristiano Franceschini?

Ecco, appunto. Un democristiano perfetto. Ho avuto un confronto con lui pochi giorni fa al Salone del Libro di Torino (8 maggio, questo l’articolo sul Fatto Quotidiano scritto da Montanari il giorno successivo ndr). Cerca di tenere insieme due modi opposti di guardare e considerare il patrimonio. Vedremo nei fatti quale dei due modi prevarrà.

Concludi il tuo volume con la Chiesa delle Anime Sante de L’Aquila devastata dal terremoto. Tutto o quasi è ancora fermo dal quel giorno. Un bambino che nasce a L’Aquila post-sisma in quel non-luogo per eccellenza che porta lo squallido nome di “New Town” che “cittadino” è?

Un bambino che nasce a L’Aquila rischia di essere a 5 anni appunto un “non-cittadino”, cioè uno che non sa cos’è una città. Questo, ovviamente, non è colpa sua e nemmeno dei suoi genitori. E’ un paese intero che si è dimenticato uno dei 20 capoluoghi di regione dell’Italia. Noi diciamo che l’Expo di Milano, anche giustamente, ci dovrà rappresentare, e devo dire che la cronaca di questi giorni ci dice anche come ci rappresenterà, ma è possibile che siamo tutti concentrati su una bellissima cosa, che però è un evento, e non su una città stabile come L’Aquila.

A proposito de L’Aquila. Visto l’impegno tuo, di Salvatore Settis e di altri storici dell’arte culminato nella giornata “L’Aquila 5 Maggio. Storici dell’arte e ricostruzione civile”. Come proseguono, se proseguono, i lavori e qual è la situazione?

A L’Aquila il patrimonio monumentale paradossalmente si sta ricostruendo. Quello che manca totalmente è l’edilizia civile, gli aggregati. Perché la scelta dissennata delle New Town fa sì che sia molto più comodo lasciare i cittadini in queste non-città fuori. Bisogna assolutamente andare avanti a ricostruire la città, il tessuto delle abitazione civili: scelgano una piccola parte de L’Aquila, si concentrino su quella e ricomincino a portare i cittadini. Se non lo fanno fra una decina d’anni avremo il patrimonio restaurato e le case vuote. Così i cittadini de L’Aquila andranno a prendere a sassate le chiese e, diciamo, faranno bene.

Solita storia e solita domanda. Siamo sotto elezioni, si parla (come sempre) di tutte le cose, anche più inutili, di cui si possa discutere e mai di arte, cultura, patrimonio, valorizzazione, paesaggio, in maniera davvero seria. Che idea ti sei fatto?

Guarda, potrei dirti che sono arrivato alla conclusione che è meglio che non ne parli visto come ne parlerei. Comunque, perché si pensa stupidamente che non porti consenso, invece proprio mi par di capire che i cittadini in questo senso siano molto più avanti rispetto alla classe politica. C’è da capire realmente che queste cose non sono lo svago della domenica, non sono un inutile di più, ma la possibilità di capire quello in cui siamo immersi nella nostra vita quotidiana. La percezione che la qualità del paesaggio e del patrimonio incidano sulla nostra vita mi sembra sia più diffusa tra i cittadini che non tra i nostri governanti. Di destra e di sinistra che siano, in maniera assolutamente bipartisan.

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SCHEDA LIBRO:

Trenta capolavori della storia dell’arte raccontati e spiegati ai più piccoli da uno dei più originali e arguti storici dell’arte italiani.  In questo Alfabeto figurativo, realizzato su misura per un pubblico di piccoli lettori, Tomaso Montanari racconta, con la vivace verve che lo contraddistingue, i protagonisti e i capolavori della storia dell’arte. Il volume raccoglie trenta testi del critico originariamente pubblicati su “l’Ambasciata”, il mensile del Teatro del Sale di Firenze. Dal Bacco di Michelangelo, un ragazzo di marmo che cammina e ci viene incontro barcollando e offrendoci la sua coppa di vino colma, al Pescatorello, il bronzo di Vincenzo Gemito che raffigura un ragazzino nudo aggrappato con le dita dei piedi a uno scoglio, alle prese con un pesce appena catturato; dall’intenso ritratto di Rembrandt del figlio Titus, raffigurato con uno sguardo che trabocca di stupore, curiosità, ingenuità e voglia di scoprire il mondo, al San Girolamo e il leone di Gian Lorenzo Bernini, l’unico scultore capace di trasformare un blocco di marmo duro e freddo in un leone morbido morbido, sdraiato a fare le fusa.

0152 ALFABETO_KIDS_BROSSURA:KIDSTomaso Montanari
Alfabeto figurativo. Trenta opere d’arte lette ai più piccoli
SkiraKids 2014,
24,5 x 22 cm, 108 pagine
40 colori, brossura
ISBN 978-88-572-1712-3
€ 15,00

L'incontro con i bimbi al MUBA di Milano (1)
L’incontro con i bimbi al MUBA di Milano (1) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
L'incontro coi bimbi al MUBA di Milano (2)
L’incontro coi bimbi (e non solo) al MUBA di Milano (2) (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Foto e testo: Luca Zuccala © ArtsLife

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