Il 3 giugno arriva in home-video l’ultimo capolavoro di Alexander Payne: Nebraska, che vanta la meravigliosa interpretazione di Bruce Dern nei panni dell’anziano Woody Grant. Nebraska possiede tutti i connotati del grande racconto americano e il tratteggio dei personaggi – persino quelli che vediamo sullo schermo solo per qualche minuto – tipico delle migliori narrazioni.
I personaggi di Nebraska sono come le «mele» di Sherwood Anderson, che nella sua raccolta di racconti Winesburg, Ohio scriveva così per descrivere la sua comunità di contorti e sbilenchi ma estremamente dolci personaggi «Sugli alberi ci sono soltanto poche mele raggrinzite che i raccoglitori hanno scartato. Se uno le assaggia si accorge che sono deliziose. In una parte tonda si è conservata tutta la dolcezza della mela. Pochi conoscono la dolcezza delle mele vizze». La metafora di Sherwood Anderson è riadattata da Alexander Payne in Nebraska, dal Woody Grant di Bruce Dern che vediamo assente, alcolizzato e cocciuto nel voler a tutti i costi ritirare un premio fittizio (in realtà uno specchietto per le allodole) in Nebraska.
Durante il viaggio insieme al figlio David (Will Forte), impareremo a conoscerlo grazie ai racconti-digressioni delle persone che l’hanno conosciuto da giovane: il trauma della guerra in Corea, l’estrema bontà, l’incapacità di dire di no e il «difetto» di credere a tutto quello che la gente gli dice. La moglie di Woody, Kate (June Squibb, che saprà conquistare un posto speciale nel vostro cuore), sboccata, diretta, esasperata ma in grado di difendere il proprio marito e i propri figli come nessuno e ancora David, con un rapporto d’amore in crisi, spinto dalla volontà di ricerca di un confronto con il padre che possa svelargli la sua natura. Se Sherwood Anderson aveva raccontato l’America pre-industriale nel momento in cui questa stava per scomparire per sempre, Alexander Payne racconta la provincia colta dopo la crisi del 2008. Anche qui il confronto generazionale è il pretesto per la fioritura di una narrazione di grande valore e bellezza. L’arrivo della famiglia Grant a Hawthorne – la vecchia cittadina che Woody e Kate lasciarono dopo il matrimonio – innesca il confronto fra la vecchia generazione che ha affrontato difficoltà economiche e sociali riuscendo comunque a compiersi e la nuova, disorientata, tesa, in alcuni casi ottusa e pericolosa (come i cugini dall’aspetto suino di David).
Uno dei principali punti di forza di Nebraska sono le narrazioni-digressioni, come quella di Peg Nagy – l’anziana direttrice del giornale locale ed ex-fidanzata di Woody – a David sul passato del padre. Spesso queste sono anche momenti di grande umorismo, come la spassosa visita al cimitero di Hawthorne con Kate che racconta a modo suo di tutti i defunti di famiglia.
Alexander Payne ha girato Nebraska in bianco e nero, avvalendosi della nitidezza della luce naturale sui campi della provincia americana e sulle case di legno pittato di bianco e ha valorizzato i paesaggi urbani in notturna. Il suo è un omaggio alla splendida fotografia americana di Alfred Stieglitz, Paul Strand, Walker Evans e Ansel Adams.
Necessario il recupero di Nebraska, per la capacità di narrare tipica della migliore tradizione americana e per uno degli sguardi più puri e contemporanei sulla natura umana.