Sono trascorsi più di cent’anni da quando le pattuglie nulliste delle avanguardie storiche, non sapendo più in quale altro modo demolire quel che restava dell’eredità classica e della prospettiva rinascimentale, scoprirono il fascino dell’arte africana iniettando un poco di vitalismo, a mo’ di voodoo, nel già esangue corpaccione dell’occidente morente. Ecco così che Picasso, sempre Lui, memore della lezione di Cézanne, con le Les Demoiselles d’Avignon da la stura a quella rappresentazione sintetica e anti prospettica mutuata dagli stilemi figurativi africani, dando inizio, com’è noto, alla corrente del primitivismo.
Sono trascorsi cent’anni e adesso è lo stremato sistema moda gay friendly e zoccola fashion a ricorrere all’Africa Londana.
Haute Africa: People, Fashion, Photografy di Christophe de Jaeger e Ramona Van Gansbeke (Ed. Lannoo) è una bella pubblicazione che intercetta attraverso lo sguardo di artisti internazionali (tra i quali Martin Parr, Wangechi Mutu, Zanele Muholi, Viviane Sassen, Yinka Shonibare) un curioso fenomeno di vitale dandismo esploso nel continente africano che genera bizzarri estetismi modaioli, frutto di stravaganti ed improbabili abbinamenti al limite del cubismo, indossati con una estrema sicurezza ed una egolatrica mitomanica baldanza, requisito, del resto imprescindibile, per qualsiasi fashion victim.
Ben ci sta, dopo aver impestato anche il continente nero con il virus dello schampismo-leninismo, ecco che dalle viscere della terra ci viene restituito questo divertente primitivismo di ritorno che non mancherà di contagiare le più avvedute avanguardie nostrane.
E’ la legge del contabb(p)asso bellezza! la musica ora la suonano loro!
The Dark side of the moon, l’allievo supera il maestro: arriva Cesare, the king of apes…
L.d.R.