La verità di Caravaggio è un saggio edito da Nomos Edizioni nell’aprile del 2014 scritto da Giuseppe Fornari, docente di Storia della Filosofia all’Università di Bergamo.
Questo saggio su Caravaggio vuole sfatare i luoghi comuni e le stratificazioni mitografiche che si sono accumulate sull’artista e sul personaggio, fraintendendo o banalizzando gli intenti conoscitivi e spirituali che ne hanno guidato la produzione. Caravaggio non è un pittore “facile” come non è stato un uomo “facile”. Per questo il cliché di “realismo”, comunemente adottato per descrivere il tratto caratterizzante la sua opera, ne confonde la vera portata sotto una etichetta generica ed equivoca: l’artista ha perseguito sì la “realtà” ma quella drammatica e metafisica della ricerca di Dio da Parte dell’uomo, ricerca il cui coronamento si attua nel momento in cui l’azione umana si fa dramma, scelta irrevocabile, apertura all’inconcepibile.
Questa è la “verità” di Caravaggio e tutto in lui si subordina al suo conseguimento nella rappresentazione. Le sventure che affliggono la vita di Michelangelo Merisi, e che lui attivamente si procura, approfondiscono e rendono ancor più lancinante questa verità che si manifesta come Verità, alimentando un crescendo febbrile di capolavori che ha pochi paragoni nell’arte occidentale.
Lungo il filo delle contrastanti letture e interpretazioni critiche di cui è stato oggetto il pittore – non escluso il mito dell’“artista maledetto” stimolato e via via sedimentato in ragione della sua personalità –, lo studio ne analizza gran parte della produzione e si sofferma sulle opere finali: estrema testimonianza degli ultimi, concitatissimi anni di vita, scanditi da fatti di sangue e da fughe rocambolesche, fino all’enigma di una morte prematura, per spiegare il quale è stata avanzata la tesi del delitto di Stato. Fornari dimostra l’insostenibilità di questa ipotesi e riporta il destino di Caravaggio alla cifra più riconoscibile, umanamente amara ma anche spiritualmente esaltante, di una vittoria artistica conseguita al prezzo di investire – e infine perdere – la propria intera esistenza.
- Capitolo 1. Un mito da sfatare
[…] La storia ci insegna che il mito ha spesso una sua base coperta di verità, che bisogna trovare demolendolo e dandogli, così facendo, obliquamente ragione. Mi proverò adesso a sfatare alcuni facili luoghi comuni che ritengo si siano abbattuti su Caravaggio, analogamente a ogni altro pittore che condivida il suo stesso destino di notorietà universale. Al di là dell’utilità di far meditare su determinate deformazioni collettive, questa premessa critica avrà la funzione di introdurci spontaneamente agli spinosi problemi interpretativi che le sue opere pongono e ai condizionamenti provenienti dalle più dotte precomprensioni e proiezioni dei critici. I luoghi comuni che ho in mente riguardano i due aspetti sui quali l’ammirazione dei più, parlando di pittori, di norma si appoggia: la psicologia e la qualità pittorica. Dai maestri per le cui opere e mostre si è disposti a fare ore di coda ci si attende infatti, da un lato, di venir “illuminati” grazie a meccanismi di identificazione psicologica, per i quali si attribuisce ai dipinti trasformati in feticcio un’insondabile e indeterminata “profondità”; e, dall’altro, di rimanere stupiti dalla prodigiosa qualità dell’esecuzione pittorica, che dev’essere sempre “moderna” e, nei casi ideali, per così dire paradigmatici, “deve” anticipare gli impressionisti e i post-impressionisti, convincimento totemico per cui si cade in deliquio dinanzi a pennellate che sono ritenute anticipare Manet, Monet, Cézanne, van Gogh, e via enumerando. Come se il “prima” dovesse essere inesorabilmente giudicato in funzione del “dopo”; e come se ci fosse un criterio elettivo, se non esclusivo, di qualità pittorica, quello di ciò che si giudica “moderno” e “all’avanguardia” (che dev’essere sempre straniero, ovviamente, visto che l’Italia in questa scala di valori occupa l’ultimo o penultimo posto, e nel caso si tratti di avanguardie italiane, le si ritiene sempre in subordine, sempre un po’ provinciali). Si è visto a sufficienza dove ha condotto un simile modo di deformare e svilire la storia della pittura, oltre che la storia e l’identità della nostra cultura. […]
- Capitolo 4. Roberto Longhi e il Martirio di San Matteo
L’interpretazione longhiana di Caravaggio è uno dei grandi momenti della storia della critica d’arte e segna la rinascita critica del pittore, dopo secoli di biasimi classicistici quando non di calunnie, che si riflettono ancora nelle intelligentissime perfidie antilonghiane di Berenson. A capire l’importanza del recupero attuato da Longhi basterebbe il seguente brano tratto dalla sua monografia dedicata all’artista, che pure parte da una contrapposizione pesantemente fuorviante a Michelangelo e Tintoretto:
… la storia dei fatti sacri, di cui ora s’impadroniva, gli appariva come un seguito di drammi brevi e risolutivi la cui punta non può indugiarsi sulla durata sentimentale della trasparenza, anzi inevitabilmente s’investe del lampo abrupto della luce rivelante fra gli strappi inconoscibili dell’ombra. Uomini e santi, torturatori e màrtiri si sarebbero ora impigliati in quel tragico scherzo. Per restar fedele alla natura fisica del mondo, occorreva far sì che il calcolo dell’ombra apparisse come casuale, e non già causato dai corpi; esimendosi così dal riattribuire all’uomo l’antica funzione umanistica dirimente di eterno protagonista e signore del creato. Perciò il Caravaggio seguita, e fu fatica di anni, a scrutare l’aspetto della luce e dell’ombra incidentali1.
L’analisi è magistrale, e implicitamente rimanda sia all’antipsicologismo sia all’anticolorismo di Caravaggio, trovando il suo punto saliente nel “lampo abrupto della luce”, negli “strappi inconoscibili dell’ombra” chiamati a formare, per una sorta di fatale necessità che si fa nuova legge pittorica, un “tragico scherzo”, nel quale “uomini e santi, torturatori e màrtiri” rimangono tragicamente “impigliati”. […]
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La verità di Caravaggio
Giuseppe Fornari
ISBN: 978-88-98249-20-6
Pagine: 208
Prezzo: € 19.90
Illustrazioni: 70 immagini a colori e in bianco e nero
1Roberto Longhi, Caravaggio, a cura di Giovanni Previtali, Editori Riuniti, Roma 2009, pp. 53-54.