Il progetto è stato realizzato a Roma dalla Glocal Project Consulting in collaborazione con ALTAROMA e 10 A.m. Art, ed ora arriva in Perù grazie al sostegno dell’Ambasciata dell’Italia, dell’Istituto Italiano di Cultura di Lima e del MAC stesso.
OCCHIO MOBILE (“ojo movil” in spagnolo), è composto da 50 opere, collages, video, sculture ed altri oggetti realizzati dagli artisti chiave dell’arte ottica e cinetica italiana, da Bruno Munari, precursore delle ricerche sulla percezione ed indiscusso punto di riferimento del design e la didattica, fino ad artisti che condivisero la scena locale attraverso raggruppamenti o in forma individuale come Gianni Colombo ed altri membri del “Gruppo T” (Giovanni Anceschi, Antonio Barrese, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele Di Vecchi, Grazia Varisco) fino al “ Gruppo 63” (Lucia Di Luciano, Lia Drei, Francesco Guerrieri, Giovanni Pizzo).
Una delle novità di OCCHIO MOBILE è l’esposizione di una selezione di dieci abiti del maestro Fausto Sarli mostrando al pubblico le connessioni tra arte e moda, con creazioni ad hoc tipiche sperimentazioni di quegli anni.
ARTE IN MOVIMENTO
Originato in Europa nella decade degli anni ’30 del secolo scorso, l’arte cinetica entra in scena nel 1955 con l’esposizione “Le Mouvement” a Parigi, al quale partecipano Alexander Calder, Marcel Duchamp, Jesús Soto e Víctor Vasarely. Più avanti, in Italia nasce l’arte programmata che aggiunge alla poetica del cinetismo, un programma di calcolo che permette la variazione formale e cromatica delle sequenze rappresentate. Questo sarà il passo definitivo per il consolidamento del genere e la sua diffusione in tutto il mondo occidentale.
Gli artisti italiani di allora producono oggetti cinetici che possono essere manipolati, con l’intervento manuale o meccanico, oppure opere che danno l’impressione di movimento a seconda del punto di vista di colui che l’osserva. L’arte cinetica oltrepassa l’arte plastica ed irrompe nel cinema, la moda, l’arredamento e tutto ciò che ha a che fare con il visivo.
L’epoca di maggiore auge e diffusione è tra gli anni ’50 e ’70, tuttavia, oggi vive un re apogeo e si rivaluta a livello formale e commerciale.
Per la curatrice Micol Di Veroli, l’arte programmato e cinetico italiano “nasce con l’obiettivo d’opporsi alle composizioni fisse e definitive, ottenendo, in questo modo, un insieme mutevole sia fisico che concettuale. Questo produce opere aperte e programmate, dove gli elementi si organizzano d’accordo con un’ipotesi predestinata. Quella programmazione è a sua volta libera, dato che prevede una trasformazione ed un spostamento che possono realizzarsi più o meno dentro un quadro temporaneo imprevedibile con varianti parzialmente controllate per l’autore. L’arte cinetica e programmata considera allora la realtà come continuo divenire di fenomeni che l’essere umano percepisce nella sua variazione.”