Alejandro Marmo e Papa Francesco, due argentini forse accomunati dalla mano della provvidenza divina, che li ha portati entrambi all’interno delle Mura Vaticane.
Marmo è uno scultore 43enne di Buenos Aires che ha fatto degli scarti del mondo la sua materia prima artistica e sociale.
Pezzi di metallo, lattine usate, lucchetti, catene, pezzi di biciclette arruginiti, ingranaggi, ferramenta. Tutto ciò che il mondo abbandona all’incuria, lui trasforma in opera d’arte, dando vita a imponenti sculture, che sembrano pulsare di vita.
Di origine italiana, nato in una modesta famiglia di immigrati italiani, come moltissimi di quelli che hanno costruito l’Argentina attuale, tra gli attrezzi da fabbro del padre e la macchina da cucire della madre, Alejandro ha sviluppato il suo talento improntato sulla fatica e il sacrificio e vive la creazione artistica come la viveva Michelangelo:
“L’opera d’arte esiste già, molto tempo prima che un autore la consacri, svelandola nella realtà. E’ la materia che cerca l’artista, a volte gridando verso di lui e scuotendo la sua immaginazione.
Tutto nasce dall’emotività per arrivare alla razionalità, dunque dalla costruzione di questo ponte immaginario tra le emozioni e i concetti. Un’opera è l’intero processo che iniza quando sentiamo, pensiamo, la costruiamo, plasmiamo ciò che abbiamo immaginato e lo esponiamo, alla fine, ricevendo il contributo della realtà sociale.”
Lui e Papa Francesco si erano conosciuti in Argentina, quando Bergoglio era ancora l’illuminato cardinale che visitava le periferie argentine. E si erano trovati subito in una sintonia di visione e di fede, iniziando un rapporto di amicizia che oggi ha portato Alejandro Marmo ad esporre le sue opere nei Giardini Vaticani.
La scultura “Vergine di Lujan” e il “Cristo Operaio” di Alejandro Marmo, sono state realizzate in collaborazione con un gruppo di ragazzi “difficili”, emarginati, arrivati dall’Argentina per questo progetto.
I ragazzi delle periferie argentine a cui si dedica da sempre l’artista e i ragazzi “esclusi” per i quali sta portando avanti diversi progetti, anche con il sostegno di Papa Francesco.
La materia prima di queste opere d’arte è costituita dai materiali di scarto che lo scultore ha raccolto nelle fattorie del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo.
“L’arte è una costante costruzione e al tempo stesso un’incessante distruzione di realtà.”
Le opere di Alejandro Marmo sono installate in diversi Paesi del mondo e innanzitutto in Argentina dove alcune sue opere murarie compaiono sui palazzi pubblici di Buenos Aires
L’ingranaggio è un simbolo fondamentale, la metafora dell’arte. La società ha bisogno degli artisti come una festa di famiglia ha bisogno dei bambini. I materiali che ritornano a vivere racchiudono valori come il recupero della memoria storica, i valori della famiglia, il rispetto per gli anziani e per le radici.
“L’arte senza dubbio –afferma convintamente Marmo – sarà la religione del XXI secolo, per curare l’anima della società dalle ferite della vanità.”