Un paesaggio siderale ci accoglie fino all’11 gennaio al Museo MA*GA di Gallarate. Universi di polistirolo, meteoriti di marmo e lenticchie al posto delle stelle. Sono le forme essenziali e intriganti di Gianni Caravaggio.
Ripercorriamo la sua vicenda creativa dagli anni novanta a oggi in una retrospettiva che inaugura un felice dialogo con il Musée d’Art Moderne Saint-Étienne Métropole. Finalmente solo/Enfin Seul si sviluppa in contemporanea sul suolo francese per rendere omaggio a una delle personalità più interessanti nel panorama italiano degli ultimi anni.
Nato in un piccolo paese dell’Abruzzo (Rocca San Giovanni, Chieti, 1968), Caravaggio cresce con la famiglia in Germania, dove inizia gli studi di filosofia – un sostrato di contenuti e storia che alimenta il suo pensiero artistico. Una volta tornato in Italia, si diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera con uno dei massimi esponenti del movimento dell’Arte Povera, Luciano Fabro. Da questo retroterra linguistico il giovane eredita l’attitudine ad abolire ogni gerarchia espressiva per ripensare la materia scultorea.
Frutto di un’instancabile sperimentazione, le trenta opere esposte negli spazi del MA*GA sfuggono a categorie e definizioni. Sono solidi geometrici dotati della stessa pulizia formale del post-minimalismo, ma hanno una consistenza che incuriosisce i sensi. Il rapporto apparentemente semplice tra forma e materia – nobile come il marmo e insolita come zucchero e farina – si apre alla metafora e accompagna l’immaginazione verso orizzonti lontani. Tanto che il filosofo Jean-Luc Nancy – in un saggio nel catalogo che correda la mostra (edito da Silvana Editoriale) – ci racconta la favola di «un fanciullo divino che gioca a dadi con il mondo», che esplora galassie e indaga l’origine dell’universo.
Al primo piano l’allestimento è pensato come un’installazione continua. Camminando tra le opere disperse sul pavimento incontriamo Sugar no Sugar Molecule – un parallelepipedo di zollette di zucchero e di cubetti di marmo e di polistirolo in cui eternità e caducità convivono in un fragile equilibrio. Al centro della stanza è caduto un meteorite di marmo nero – Testimone – e sono rimaste tracce fossili di un’esplosione stellare – Testimone di uno spazio antico. Ne Lo stupore è nuovo ogni giorno il borotalco che ricopre la superficie di un foglio di alluminio filtra attraverso dei piccoli fori disegnando le costellazioni presenti il giorno della nascita di Caravaggio. Poco più in là, giace un agglomerato di piccoli pianeti di marmo bianco delle stesse dimensioni della sua mano, come a dichiarare che è lui l’artigiano che plasma il Giovane Universo.
La selezione di opere migra anche al di fuori di questa stanza, s’infiltra tra la collezione permanente del museo. Tra i dipinti di Mario Sironi, Achille Funi e Massimo Campigli, un poliedro di marmo nero, schiacciato dal peso di un blocco bianco, sembra liquefarsi in una morbida sostanza che fuoriesce dalle sue venature. La fredda rigidità del marmo contrasta con la malleabile consistenza della crema. La causa di questo Spreco di energia assoluta è una lenticchia rossa, che “grava” in cima alla composizione.
Le sue sculture di matrice concettuale si inseriscono nella tradizione italiana inaugurata dallo Spazialismo. Un’eredità dichiarata dall’opera Cosmicomica, esposta tra i Concetti Spaziali di Lucio Fontana. Un solido marmoreo nelle cui concavità si sono posate delle lenticchie. È la gravità ad averne deciso la posizione. Le lenticchie cadute a terra sono la prova dell’imprevedibile volere del caso. Del mistero inconcepibile della creazione davanti a cui ci ritroviamo – Caravaggio e noi spettatori – “finalmente soli”.
INFORMAZIONI UTILI
Gianni Caravaggio. Finalmente Solo/Enfin Seul
31 ottobre 2014 – 11 gennaio 2015
A cura di Lóránd Hegyi ed Emma Zanella
Museo MA*GA di Gallarate in collaborazione con il Musée d’Art Moderne Saint-Étienne Métropole
Bello! Peccato essermi perso la mostra…