Tami Notsani ha vinto la sesta edizione del Primo Premio online di Arte Contemporanea, www.oplineprize.com. Nucleo del lavoro di Notsani, fotografa e artista visuale franco-israeliana, è l’ineluttabile evoluzione dovuta al passaggio del tempo. Trasformazione che l’artista blocca negli scatti di paesaggi e persone che ruotano intorno alla sua vita.
Notsani nel documentare i mutamenti temporali, si è soffermata ad indagare il tema della costruzione dell’identità individuale, in particolare negli adolescenti con il progetto Mues e quello della manipolazione nella costruzione dell’identità individuale in relazione a quella collettiva, con il progetto Garde a vous. Ne sono nate una serie di produzioni che ne testimoniano l’interesse, la visibilità e l’evoluzione come il sito www.amIwhatIam.com e il dvd a tiratura limitata che contiene una piccola pubblicazione-catalogo e che prende il nome del progetto Mues.
Mues però va oltre spingendosi anche nell’indagine della costruzione dell’identità individuale in relazione a quella digitale, invitando degli adolescenti a creare immagini a propria somiglianza ma online. Autoritratti sonori e robot che sono una immagine simile ma non uguale e già diversa dall’adolescente che l’ha realizzata e che testimonia il continuo mutare in questa età.
La ricerca di Notsani sull’identità multipla nell’era delle nuove tecnologie ha trovato similitudine nel tema su cui gli artisti si sono sfidati a colpi di like nel sito del Primo Premio online di Arte Contemporanea.
“Identità multiple nell’era del digitale” è l’argomento scelto da Catherine Ikam per la sesta edizione del Premio. Considerata una degli artisti pionieri delle arti digitali in Europa, è stata l’invitata d’onore dell’equipe dell’Opline Prize ed ha seguito Jacques Villegle, Tania Mouraud, Orlan e Roman Opalka che sono stati investiti dello stesso ruolo nelle precedenti edizioni. La fotografa e video artista Tami Notsani con il progetto Mues ne ha vinto l’edizione 2014, ed è stata selezionata proprio da Catherine Ikam.
Tami Notsani, nata in Israele, vive e lavora a Parigi. In Mues, l’idea di una identità individuale legata a quella collettiva e a quella digitale, diventa fondante. Mues analizza queste interazioni attraverso in insieme di autoritratti sonori e robot realizzati da tre gruppi di adolescenti che provengono da Francia, Israele e Palestina. Gli adolescenti mutano, ma Tami Notsani ha loro chiesto di lasciare il vecchio e abbandonarlo per crescere e rinnovarsi. Il risultato è una immagine a loro immagine che già non gli somiglia più. L’opera che ne vien fuori sarà un ricordo dei loro cambiamenti. L’invito a costruire un’immagine di se mentre gli adolescenti sono in via di trasformazione non è semplice, necessita aver coraggio. Molti tra i ragazzi si son tirati indietro. Molti altri hanno avuto la generosità di provarsi davanti agli occhi di Notsani.
I ritratti che sono stati realizzati hanno offerto l’opportunità di ruotare l’obiettivo verso il terreno della quotidianità, banale e irriducibile ad una descrizione sommaria. Ciò che ne risulta è che la personalità di ciascuno non è riducibile e il linguaggio mediatico è impotente a catturarne l’essenza.
Tami Notsani ha un sito attraverso cui comunica il proprio lavoro di ricerca: tamin.free.fr