Prosegue il ciclo di mostre dedicato alle Icone del Design Italiano negli spazi del CreativeSet del Triennale Design Museum. Dal 20 gennaio il nucleo è arricchito dalla selezione di Antonio Citterio, invitato a indicare gli oggetti per lui necessari e imprescindibili della storia del design italiano.
Marco Zanuso, Antropus, 1949, Arflex
“Ho scelto questa poltrona per l’idea di modernità che è riuscita a trasmettere in ambito sia tipologico che funzionale. È un tipico esempio di un prodotto che trasferisce nel campo degli imbottiti una nuova tecnologia, il poliuretano espanso (‘Gommapiuma’, prodotto della Pirelli). Fino ad allora i divani venivano costruiti con le molle; l’intuizione di Zanuso e Arflex assume nella storia del design la medesima carica innovativa della famosa sedia in tubo di acciaio ideata da Mart Stam”.Franco Albini, TL2, 1950, Poggi
“Qui è l’eleganza della struttura che mi colpisce. La sintesi strutturale lo rende un oggetto totalmente timeless. Due elementi portanti a forma di X, rielaborazione del cavalletto da lavoro, controventati tramite viti allungate, caratterizzano la struttura, di estrema riconoscibilità e lettura immediata. Le gambe si ripiegano completamente sotto al piano. Il tutto è assemblato per mezzo di viti”.Achille Castiglioni, Pier Giacomo Castiglioni, Taraxacum, 1959, Flos
“Un oggetto straordinario, di nuovo un prodotto fortemente innovativo per l’anno in cui viene presentato. L’innovazione consiste nell’applicazione della fibra sintetica ‘cocoon’, che viene spruzzata sulla struttura interna in acciaio formando il diffusore. Il materiale sintetico era di concezione statunitense e fino a d allora il materiale era usato principalmente per imballaggio, originariamente nei trasporti militari”.Giandomenico Belotti, Spaghetti Chair, 1979, Alias
“La Spaghetti Chair riprende una tecnica conosciuta sin da dopoguerra, la tessitura dello schienale e della seduta in tondino di PVC, apportando delle piccole modifiche alle proporzioni della struttura, divenendo così un’icona di quegli anni, entrata a far parte della collezione del Moma di New York”.Gino Valle, Michele Provinciali, Dator 5, 1956, Solari
“Qui si tratta di una scelta anche affettiva. Ho conosciuto di persona Michele Provinciali, grandissimo illustratore e grafico; conservo ancora nel mio studio di Milano un tappeto persiano da lui acquistato in uno dei suoi viaggi in Iran. Un personaggio importante, che con Gino Valle ha collaborato per i celebri orologi della Solari. Non dobbiamo dimenticare che, prima che arrivasse la tecnologia digitale, in tutte le stazioni e gli aeroporti le indicazioni venivano fornite dai tabelloni forniti dalla Solari. È un azienda che ha avuto il coraggio di chiamare a collaborare sui suoi prodotti un architetto come Valle e un grafico come Provinciali”.Supericona
Archizoom, Paolo Deganello, AEO, 1973, Cassina
“Radicale, critica, rivoluzionaria. Nel 1973 la AEO si presenta come un prodotto dirompente nella scena del design dal punto di vista della tipologia e dell’iconografia. Lo stesso amico Paolo Deganello afferma che la AEO è stata fatta con la modesta e comune tela delle sedie sdraio, balestre di acciaio, tubo piegato e ‘Moplen’, marchio registrato dalla Montecatini con cui si indicava il polipropilene isotattico allora utilizzato in innumerevoli casalinghi di uso quotidiano come cestini e scolapasta. Veniva inizialmente spedita smontata in formato kit, anticipando l’idea su cui si è poi basato il successo di Ikea”.
Icone del Design Italiano
4 aprile 2014 – 22 febbraio 2015
Triennale Design Museum, CreativeSet
A cura di Silvana Annicchiarico, Direttore Triennale Design Museum
Progetto di allestimento Antonio Citterio Patricia Viel Interiors