“Da quando ho iniziato a fotografare, ho sempre puntato sulle ricerche personali. E’ lì che nasce il mio modo di fotografare e ragionare”.
A parlare è Loulou d’Aki, una fotografa free lance nata in Svezia con un Master in Fotografia all’Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata di Roma e una serie di pubblicazioni su TIME Lightbox, NY Mag, Internazionale, Capricious Magazine, die Zeit, Le Monde Magazine, Marie Claire, VSD, Dagens Nyheter, Sydsvenska Dagbladet, Aftonbladet, Vanity Fair.
Loulou d’Aki ha lavorato anche per UNICEF, UN, International peace and Cooperation Center, Biennale Bern, BBC and the Canadian Film board.
MAKE A WISH, un’immersione nei sogni e nelle aspirazioni delle giovani generazioni, è il lavoro fotografico per il quale è stata finalista a “The Other Hundred”, che ha esposto a Brooklyn, New York, che è stato al Noordelicht Photofestival 2014 a Leeuwarden, in Olanda ed a Singapore Photofestival, ed è in parte pubblicato in High Tails, libro di Capricious.
“L’idea di MAKE A WISH – racconta Loulou d’Aki – è nata nel 2008 quando abitavo a Parigi. Ci ero andata perché mi sembrava la città perfetta per cominciare a lavorare con la fotografia. La vita lì invece era dura ed è stato difficile. Ricordo che per poter campare facevo nello stesso tempo l’assistente, scattavo poi per me ed esponevo, ma anche altre cose. Abitavo con il mio compagno in una zona lontana dal centro della città. Ogni giorno scendevo in bici fino al Marais o ai Giardini di Lussemburgo e strada facendo notavo ragazzi e ragazze ben vestiti, in quel periodo somigliavano tutti a Bob Dylan. Mi chiedevo se, come me alla loro età, avevano grandi aspirazioni per il futuro. Così ho cominciato a parlare con loro, a fotografarli nei parchi, per strada chiedendogli di appuntare i loro sogni sul mio taccuino prima di scattare le foto. L’adolescenza, la giovinezza mi affascina perché la considerò l’età della possibilità quando i sogni non sono condizionati dall’esperienza”.
Un progetto fotografico che Loulou d’Aki realizza mentre svolge i reportage che le sono assegnati. Un progetto che la fotografa vorrebbe diventasse una testimonianza delle giovani generazioni del nostro tempo. “MAKE A WISH non ha ancora una conclusione e credo che mi accompagnerà per molto tempo ancora“.
Per il momento la maggior parte del lavoro di MAKE A WISH tratta di giovani generazioni del Mediterraneo. Perché per caso, dopo un soggiorno a Venezia, dove ha documentato un gruppo di giovani ebrei alcuni dei quali vivevano a Gerusalemme, si è spostata lì. In uno dei suoi viaggi a Gerusalemme sono scoppiate le risoluzioni arabe e il progetto delle giovani generazioni in contesti di guerra ha raggiunto un livello alto, sia come ricerca fotografica che come interesse globale.
“In generale – spiega Loulou d’Aki – ho trovato che le giovani generazioni hanno grandi aspirazioni di libertà. Anche se il concetto di libertà dipende dalla situazione politica e geografica. In Europa la libertà vuol dire spesso libertà di espressione e libertà di realizzare la propria persona, in Medio Oriente tutt’altro. A Gaza, la libertà rimanda all’apertura delle frontiere; a Gerusalemme, alla fine dell’occupazione e delle restrizioni religiose; a Istanbul, alla libertà morale e sociale; a Teheran, alla libertà di parola e di espressione. Insomma, nei paesi o nelle aree geografiche dove sono in atto tensioni, conflitti, cambiamenti, le aspirazioni sembrano riguardare condizioni collettive, e non solo personali. Ciò che però caratterizza l’animo di tutte le giovani generazioni, in qualsiasi area del globo mi sia trovata a scattare per MAKE a WISH, è la speranza”.
MAKE A WISH è realizzato con la Hasselblad medio formato e col negativo colore. Solo le foto scattate ad Istanbul durante le proteste a Gezi park sono state fatte in digitale perché la Hasselblad era in riparazione. Il lavoro MAKE A WISH è una rituale lento e attento. “Trovo le persone – racconta la stessa autrice – passo del tempo con loro, parlo con loro, decido con loro il posto dove scatterò le foto. Ognuno scrive il suo sogno e si parte. Il negativo – conclude Loulou d’Aki – è perfetto per questo tipo di procedura perché ho già la foto impressa nella mente quando scatto. Lavorare in negativo è molto più magico del digitale. Per MAKE A WISH cerco sempre quell’attimo di rara magia“.