Il Macro cambia volto. Il museo romano, dopo una gestione travagliata che rischiava di portare l’istituzione al fallimento e alla chiusura, risorge presentandosi nuovamente al pubblico come un museo che dialoga con i cittadini diventando un luogo di produzione d’arte e non solo un contenitore che ospita mostre.
Tutto questo è frutto di un grande lavoro corale, come ha spiegato il sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali, Claudio Parisi Presicce. “Uno dei risultati è che il Macro comincia a produrre delle mostre e non è più un luogo dove si ospita l’arte contemporanea o le mostre realizzate altrove e poi portate a Roma” – afferma. “La scelta di creare un sistema tra i diversi musei che raccontano la città moderna e contemporanea, il Museo di Roma a Palazzo Braschi, la Galleria di Arte Moderna di via Crispi e il Macro, affonda nell’idea che l’arte contemporanea è parte della storia di Roma”.
Tuttavia il bilancio del Macro continua ad essere complicato e questo lavoro complesso messo in atto, racconta l’assessore alla Cultura e al Turismo di Roma, Giovanna Marinelli, conta su una donazione di 250 mila euro per il 2015. Una cifra che gli addetti ai lavori sperano che possa aumentare nel tempo.
Intanto il calendario del museo si riempie di mostre. Dal 28 marzo al 6 settembre andrà in scena “100 Scialoja. Azione e Pensiero”. Dal 16 giugno all’11 gennaio 2016 il Macro farà spazio alla Pop Art con “Roma. Anni Sessanta. Pop Art e dintorni”, una mostra dedicata alla cosiddetta “Scuola di piazza del Popolo”. E poi ancora, dal 21 maggio al 6 settembre il museo dedicherà una retrospettiva a Carla Accardi, seguita il 27 novembre dalla mostra “Gillo Dorfles. Essere nel tempo”, e infine a febbraio 2016 sarà la volta di “Marisa e Mario Merz”.
Sarà questo il nuovo volto di un museo che crea un ponte culturale tra centro e periferia attraverso l’arte contemporanea, con l’obiettivo di aprirsi a tutti i cittadini, e non solo ad un pubblico di addetti ai lavori.
Clicca qui per saperne di più.