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Installazione di Enki Bilal alla Fondazione Cini di Venezia

Enki Bilal esporrà per la prima volta durante la Biennale di Arti Visive di Venezia da venerdì 8 maggio a domenica 2 agosto 2015.

 Enki Bilal
Enki Bilal Bozzetto dell’installazione Inbox per la Fondation Giorgio Cini

La Fondazione Giorgio Cini ospiterà l’installazione inedita Inbox, accessibile liberamente al pubblico. Inbox è un audace progetto artistico pensato specificatamente per questa manifestazione internazionale, dove Enki Bilal gioca con i sensi dei visitatori e con la loro percezione della realtà. Proseguendo il suo lavoro di destrutturazione pittorica, Bilal si spinge ancora più lontano, proponendo una nuova esperienza: la presa di coscienza della voluttà inquietante, ma al contempo accattivante, dell’oscurità.

L’esposizione è possibile grazie al supporto della casa d’aste Artcurial: «Siamo felici di sostenere questo innovativo progetto realizzato da un grande artista. Per Artcurial è importante affermare, in un contesto internazionale come la Biennale di Venezia, il profondo impegno rivolto alla creatività contemporanea e alla cultura in genere. La mostra sarà accessibile gratuitamente e il pubblico potrà scoprire un lavoro che trascende le frontiere tra le diverse forme artistiche.» spiegano François Tajan e Francis Briest, co-presidenti di Artcurial.

 

Eric Leroy, esperto del dipartimenti di Fumetti di Artcurial, aggiunge: «Enki Bilal alla Biennale di Venezia conferma ancora una volta il livello internazionale del lavoro di Artcurial e come la sua fama vada aldilà delle frontiere francesi. Enki Bilal ci sorprende nuovamente con questa installazione e conferma la sua capacità di intervento attraverso tutti i codici linguistici.»

Il lavoro di Enki Bilal sarà inserito nel cuore del convento adiacente la famosa Chiesa di San Giorgio Maggiore che fronteggia Piazza San Marco. La mostra di Bilal si inserisce nel novero dei molteplici progetti sostenuti dalla Fondazione Giorgio Cini in occasione della Biennale di Venezia, insieme a quelle di Magdalena Abakanowicz, Matthias Schaller, Hiroshi Sugimoto e Liu Xiaodong.

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In uno spazio chiuso e nero, caratterizzato da un’architettura minimalista, lo spettatore è solo davanti a un grande schermo che riproduce, a ciclo continuo, delle immagini indefinite a colori che creano un’instabilità destinata a fissarne e a sbilanciarne lo sguardo. Dopo una prima fase ipnotica, lo spettatore affronta un dittico che non viene mai completamente rivelato e che, per meglio sottolineare il rapporto tra discontinuità luminosa e sensualità dei corpi, rimane sotto l’effetto alternante della chiarezza e del silenzio. Questi caratteri rappresentano il passionale e oscuro romanticismo che caratterizza l’opera di Enki Bilal che insiste sulla fragilità e sulle incertezze della nostra memoria visiva, sull’ambivalenza e sulla materialità delle immagini. Appoggiandosi alla necessità di concentrarsi sul momento presente e facendo appello alla sensibilità e alle risorse intuitive, lo spettatore potrà immergersi nel cuore dell’opera in una poetica che è allo stesso tempo fisica e mentale.

«É un gioco sui sensi e sulla loro perdita, ma anche sulla nostra percezione della realtà. Il visitatore, interfacciandosi con l’impossibilità di focalizzarsi sul convenzionale dettaglio di un’opera da uno specifico punto di vista, scoprirà la frustrazione della memoria visiva e dovrà lasciare la stanza mentre le immagini saranno ancora impresse nella sua retina. Si tratta di un’esperienza effimera e solitaria.» afferma Enki Bilal.

La mostra Inbox di Enki Bilal è realizzata in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini.

 

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