Si è aperta a Milano la 9^ edizione di Photofestival, organizzata in due sessioni, una primaverile (dal 20 aprile al 20 giugno ) e una autunnale (dal 15 settembre al 31 ottobre). ArtsLife ha intervistato Roberto Mutti, fine giornalista, critico fotografico, curatore e docente di fotografia e coordinatore di questa vasta kermesse annuale milanese di mostre fotografiche d’autore.
Ha esordito nel suo intervento alla conferenza stampa di Photofestival con un ricordo di Lanfranco Colombo. Può dirmi cosa ha rappresentato per la fotografia e per Milano?
Lanfranco Colombo era un dirigente d’azienda che si era innamorato della fotografia frequentando gli incontri che si svolgevano in Francia e conoscendo gli autori che la animavano, da Henri Cartier-Bresson a Lucien Clergue. Una volta nel 1966 a Porquerolles alla riunione annuale di “Gens d’Image” sentendo gli autori che si lamentavano per la mancanza di interlocutori gli venne in mente l’idea meravigliosa di aprire una galleria completamente dedicata alla fotografia. Nessuno lo aveva mai fatto così il 13 aprile 1967 in via Brera 10 a Milano con “il diaframma” si aprì la prima galleria al mondo con questa allora innovativa caratteristica. Per questa ragione chiederemo al Comune di apporre a quel numero civico una piccola targa che ricordi quell’eccellenza tutta milanese. Lanfranco aveva un carattere difficile, sarebbe sciocco e retorico negarlo, ma ha avuto il merito di sdoganare la fotografia con mille iniziative: aprire la sua galleria a tutti quanti gli sembravano bravi dando così ad alcuni solo una chance non sfruttata ma consentendo ad altri (ricordo Gabriele Basilico, Giuseppe Pino, Mario Cresci fra gli altri) di iniziare un cammino di futuri successi.
Colombo aveva dato vita anche ad una casa editrice che pubblicò a lungo il mensile Popular Photography ed è stato anche un bravo fotografo: pochi se lo ricordano ma i sue due libri “Ex Oriente” del 1963 e “Cinque Rune” del 1964 vinsero rispettivamente il Miami Award e il Prix Nadar. Anche come organizzatore bisognerebbe ricordarlo: la mostra del 1966 di Cartier-Bresson al PAC e la lunga esperienza delle esposizioni alla sezione Sicof Cultura sono state fondamentali per costruire la base che ci fa oggi parlare di Milano capitale della fotografia italiana. Per questo, avendo scritto due libri sulla sua vita e sulla storia della sua galleria, mi impegnerò personalmente per esporre una importante mostra in occasione del prossimo Photofestival in autunno.
Perché, secondo lei, la fotografia in Italia nasce molto da idee individuali?
E’ un dato storico perché in Italia le istituzioni hanno sempre ignorato la fotografia, poi l’hanno sottovalutata, infine l’hanno considerata con supponenza. Negli ultimi tempi le cose sono un poco migliorate ma non dimentichiamoci che solo dal 1999 alla fotografia è stato riconosciuto lo statuto di bene culturale, questo mentre in Francia e Inghilterra i primi musei di fotografia risalgono alla fine dell’Ottocento.
Tutte le iniziative più importanti sono nate dalla passione e dalla costanza di individui e lo dico facendo degli esempi che partono dal dopoguerra. Nel 1947 i due circoli più importanti per il dibattito culturale aperto a nuove prospettive nascono la Bussola di Milano su spinta dell’avvocato Giuseppe Cavalli e la Gondola di Venezia su quella del dirigente industriale Paolo Monti.
Nel 1951 la prima grande mostra di fotografia europea è organizzata da Pietro Donzelli, fondatore dell’Unione Fotografica, a Palazzo Brera, nel 1954 Luigi Crocenzi dà vita a Fano al Centro per la Cultura della fotografia, l’anno dopo Italo Zannier crea nella sua Spilimbergo il Gruppo Friulano per una Nuova Fotografia, nel 1964 apre in corso Matteotti a Milano il Centro Informazioni Ferrania (CIFe) oggi diventato Fondazione 3 M, del 1967 e del diaframma abbiamo già detto.
Ma anche oggi manifestazioni come Fotoleggendo a Roma, Festival fotografico europeo di Busto Arsizio, Savignano Immagine, Massa Marittima, Ragusa per citarne solo alcune, nascono e vivono per iniziativa di singoli o gruppi di appassionati. Ciò vale anche per iniziative come MIA che è una creatura del collezionista Fabio Castelli e per noi di Photofestival.
Perché Photofestival non ha un tema specifico e perché ha pensato a un raddoppio con una seconda tranche?
Ho sempre pensato che imporre un tema specifico nel mondo della creatività poteva essere sentito come una imposizione. Ricordo molti anni fa un mio personale tentativo di coinvolgere alcune gallerie per fare in modo che in occasione dell’8 marzo esponessero opere di fotografe da loro scelte: mi trattarono manco fossi un inviato del Soviet Supremo. Vero che abbiamo messo un sottotitolo “Dire, Fare, Mangiare” però se tutte le mostre presentate avessero seguito il suggerimento sai che barba. La fotografia è così aperta al mondo che incanalarla mi sembra davvero un errore: ci sono i ritrattisti e i reporter, quelli che fanno ricerca e quelli che si dedicano all’architettura, più bello lasciare che mille fiori sboccino.
Per quanto riguarda il raddoppio della manifestazione Photofestival che così taglierà il traguardo delle dieci edizioni ciò è dovuto al fatto che in ottobre ci sarà il PhotoShow e noi siamo sempre stati la parte espositiva della manifestazione. D’altra parte non potevamo mancare al tradizionale appuntamento primaverile così abbiamo deciso di esagerare coprendo tra l’altro idealmente tutto il periodo di Expo.
Qual è il collegamento con il Sicof ?
La domanda si collega proprio alla precedente: il PhotoShow quest’anno abbandona la formula precedente esclusivamente legata all’aspetto merceologico e torna a quella che dava spazio a incontri con gli autori, dibattiti e soprattutto mostre. In Photofestival accoglieremo quindi anche le otto mostre d’autore che sto preparando e che saranno esposte all’interno dei padiglioni quest’anno ospitati non più alla fiera ma nel Superstudio di via Tortona. Aspetti tecnici e visioni culturali torneranno quindi a confrontarsi come ai tempi gloriosi del Sicof.
Quali sono i valori di Photofestival oggi? Quali gli obiettivi rispetto ad altre iniziative milanesi ?
Sarò schematico: desideriamo ribadire la centralità di Milano nel campo della fotografia non a parole ma coi fatti. Per questo ci piace siano coinvolti in questa manifestazione tutti coloro che di questo mondo fanno parte e ci apriamo non solo ai grandi operatori ma anche a chi ha iniziato da poco, ai fotografi affermati e a coloro che avranno l’occasione di esporre per la prima volta. Anche il fatto di stampare 8.000 copie del catalogo (una pagina per ogni mostra) da distribuire gratuitamente al pubblico è per noi un valore aggiunto e crediamo sia utile per mettere un altro mattoncino sulla strada della divulgazione della cultura fotografica. Questo senza rinunciare a mezzi più contemporanei come il nostro sito www.photofestival.it e gli immancabili social con cui possiamo proporre le visite guidate che stanno già riscuotendo un bel successo.
Con le altre iniziative milanesi tentiamo di stabilire un rapporto ma in tutta franchezza non è sempre facile per la generale tendenza a lavorare in modo autoreferenziale. Si fa fatica, per esempio, ad avere materiale informativo riguardante le mostre istituzionali pur godendo noi dei patrocini di comune, Regione ed Expo. Comunque siamo soddisfatti dei rapporti con PhotoShow, con AFIP/CNA, con musei come il MUMAC del Gruppo Cimbali di Binasco, con la serie di manifestazioni culturali promosse da Palazzo Pirola a Gorgonzola, due esempi questi che indicano come ci apriamo a una visione di una città metropolitana di più vaste proporzioni.
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Photofestival Milano 2015
“Dire, Fare, Mangiare”
20 aprile – 20 giugno 2015
15 settembre – 31 ottobre 2015
I NUMERI DELLA RASSEGNA PRIMAVERILE PHOTOFESTIVAL
(20 APRILE – 20 GIUGNO 2015)
126 MOSTRE FOTOGRAFICHE, quasi tutte a ingresso gratuito, con un programma espositivo molto vario, che spazia dal reportage alla ricerca, dal ritratto e figura all’architettura , dallo still life al paesaggio
11 MOSTRE NEI PALAZZI STORICI DI MILANO, di cui 2 – PALAZZO CASTIGLIONI e PALAZZO BOVARA –aperti a mostre dedicate al tema del cibo
9 MOSTRE NEI CLUSTER ESPOSITIVI DI EXPO MILANO 2015
94 MOSTRE NEGLI SPAZI ESPOSITIVI DELLA CITTA’
12 MOSTRE NELL’AREA METROPOLITANA
17 MOSTRE INEDITE A MARCHIO “PHOTOFESTIVAL”, realizzate appositamente per la manifestazione
39 MOSTRE IN BIANCO E NERO, a riprova del fatto che la fotografia in bianco e nero non è mai passata di moda e continua a essere apprezzata
1 MOSTRA STORICA sull’Esposizione Internazionale di Milano del 1906: un’inedita testimonianza dell’epoca e un filo diretto con Expo Milano 2015
trascrivo:
“Lanfranco aveva un carattere difficile, sarebbe sciocco e retorico negarlo, ma ha avuto il merito di sdoganare la fotografia con mille iniziative: aprire la sua galleria a tutti quanti gli sembravano bravi dando così ad alcuni solo una chance non sfruttata ma consentendo ad altri … di iniziare un cammino di futuri successi.”
aggiungo:
Chiedo come poter fare per esporre le mie opere espressione del concetto fotografico definito FoTotempismo
Enzo Trifolelli
info@enzotrifolelli.com
http://www.enzotrifolelli.com…Altro...