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La Pietà Rondanini: è stato uno scempio per Philippe Daverio

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“Quello che hanno fatto è uno scempio. Un atto molto grave che va contro la memoria storica”

Non la manda certo a dire Philippe Daverio a proposito della nuova collocazione della Pietà Rondanini, nel museo dedicato inaugurato proprio ieri, 2 maggio,  al Castello Sforzesco di Milano.
E spiega.

“La cosa più importante in una società è la memoria. Chi non ha memoria è costretto a ripetere diceva la grande filosofa Sant’Arianna. E’ la stessa cosa che è scritta ad Auschwitz o a Dachau.”

Philippe Daverio, critico d’arte, docente di Storia dell’arte presso lo IULM e di Sociologia dei processi artistici all’Università di Palermo. Giornalista, grande divulgatore e notissimo ai telespettatori per le sue trasmissioni curate per Rai3 (Passepartout) e poi Rai5 (Emporio Daverio).

Curatore di mostre, libri e di interventi di restauro come quello del Palazzo Reale di Milano alla fine degli anni ’90, membro del Comitato scientifico e direttore artistico del nuovo Museo del Duomo di Milano ha un curriculum di tutto rispetto.

Abbiamo voluto chiedere la sua opinione in merito alla nuova collocazione della Pietà Rondanini, approfittando della sua presenza in occasione dell‘inaugurazione del Punto di Ristoro del Duomo di Milano, realizzato presso la Sala delle Colonne.

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Pietà Rondanini nuovo allestimeno. Foto: Roberto Mascaroni

“La Pietà Rondanini è giunta a Milano dopo due guerre mondiali e il fascismo, acquistata dai milanesi. Non può un assessore distratto e un direttore ignorante cancellare la buona volontà di migliaia di persone che hanno contribuito a quell’acquisto. E’ un crimine contro la coscienza. Hanno fatto una cosa gravissima.”

Tuttavia la nuova collocazione è molto bella.

“Sì certo, io non entro nel merito dell’allestimento. De Lucchi è molto bravo come decoratore di ambienti. Ma non è questo il punto. E’ stata violata la storia.”

La contrarietà allo spostamento e al nuovo allestimento della Pietà Rondanini è stata manifestata fin dalla sua prima proposta (fatta da Stefano Boeri) da più parti. In particolare viene sottolineato che dalla fine degli anni ’50 l’opera di Michelangelo era stata sistemata all’interno del Castello Sforzesco nel contesto del complessivo riallestimento curato dal gruppo di architetti Studio BBPR (Banfi, Barbiano di Belgiojoso, Peressutti, Rogers) e promosso dall’allora soprintendente Costantino Baroni.

In quell’allestimento veniva conservato il basamento costituito da ara funeraria romana di epoca traianea e la Pietà era sistemata a conclusione di un intero percorso di visita, in posizione appartata. Un elemento di narrazione progettato insieme e in funzione di altre opere esposte che con l’attuale spostamento e riallestimento viene completamente perduta, provocando inoltre una frattura nel percorso museale precedente. Per approfondire si veda l’esauriente intervento di Jacopo Gardella.

Philippe Daverio ha più volte spiegato le ragioni della sua contrarietà all’operazione, anche nel corso di conferenze pubbliche, come avvenuto ad esempio nel 2013, in occasione del ciclo di conferenze promosse presso l’Università del Sacro Cuore a Milano

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