considerata come una delle migliori, o delle più copiose d’Italia.
(Giacomo Carrara)
Vediamoci. Vediamoci. Vediamoci. Riapre l’Accademia Carrara di Bergamo con un VEDIAMOCI -dopo 7 anni di chiusura per lavori, 130 opere restaurate, la ristrutturazione della sede neoclassica, il nuovo allestimento con nuovo sistema di illuminazione e l’aggiornamento completo dei servizi per il pubblico- a caratteri cubitali, accarezzando guance e menti di dieci personaggi chiave della Collezione. Dieci sguardi meravigliosi su dieci volti emblematici della ritrattistica della Carrara, tematica fondante della rinnovata accademia. Venti occhioni traspiranti altrettante anime, che ci rivolgono un semplice “VEDIAMOCI” all’interno delle 28 sale.
Ci sono gli occhi autoritratti del Piccio, toccati dal naturalismo lombardo con dose di grazia del Correggio -raffiguratosi a mezzo busto con gli strumenti di lavoro, la tavolozza e i pennelli), ci sono quelli del Lotto costruiti sull’ovale inclinato del volto, con la luce che accarezza le forme stagliandole dal nero del fondo e con quei riccioli color rame che paiono sbalzati nel metallo, d’ispirazione fiamminga.
C’è lo sguardo intenso del “giovane uomo” del Bellini, severo come un busto classico, quello velato di malinconia stretto nei gelidi occhi azzurri della “bambina di Casa Redetti” del Moroni, agghindata con una sopravveste di broccato sopra la camiciola candida, come fosse una gentildonna del suo tempo. Come quello contrapposto, ma pur sempre malinconico, della “fanciulla con ventaglio” del Pitocchetto: sguardo di una semplicità disarmante, l’umanità schietta immortalata nei grandi occhi persi e nella labbra tumide, capelli aranciati raccolti e una veste turchese. Nient’altro. Soltanto un grande ventaglio viola aperto in mano. Impassibile, sventola commozione dalla tela: VEDIAMOCI. Invito da cogliere al volo.
Il dipinto del Bellini è caratterizzato dal rapporto tra il gruppo monumentale della Madonna col Bambino, e il nitido paesaggio che si distende alle loro spalle, per il quale si è sospettato l’intervento di un altro pittore. Maria stringe affettuosamente il Bambino in un abbraccio che è una sorta di accorata preghiera e rivela nello sguardo assorto la consapevolezza del futuro sacrificio del figlio sulla croce. Sul parapetto marmoreo è collocata una pera, un frutto che per la sua dolcezza nella simbologia cristiana viene spesso associato alle figure della Madonna e di Gesù quale simbolo dell’amore che li unisce.
Vediamoci nello sguardo della bambina di Casa Redetti del Moroni
Questa austera e al tempo stesso commovente immagine della maternità di Mantegna prefigura il futuro sacrificio di Cristo sulla croce: ad esso alludono il braccialetto di corallo rosso indossato dal Bambino e lo sguardo distante, velato di malinconia, della Vergine. I colori spenti dell’opera sono il risultato dell’adozione da parte di Mantegna della tecnica da lui prediletta della tempera, che utilizza stendendo sottili velature su una finissima tela di lino.
Ricordo di un dolore fu donato dall’artista alla Carrara in ricordo degli insegnamenti ricevuti da Cesare Tallone durante i due anni trascorsi a Bergamo tra il 1888 e il 1890. L’immagine della lettrice era assai diffusa all’epoca, ma il significato dell’opera va oltre la scelta del tema. Nello sguardo lucido della volpedese Santina Negri, Pellizza ha espresso il dolore per la scomparsa di sua sorella Antonietta, deceduta nell’ottobre del 1889. L’impostazione del ritratto deriva da Tallone, mentre la costruzione dello spazio per piani di colore luminoso steso a grandi campiture rammenta la pittura dei macchiaioli.
5 secoli di arte italiana e non (dall’inizio del Quattrocento sino alla fine dell’Ottocento, toccando le principali scuole pittoriche italiane, dalla Lombardia al Veneto, dal Piemonte all’Emilia Romagna, dalla Toscana all’Umbria; non mancano sguardi alla pittura d’oltralpe, specialmente alle Fiandre e all’Olanda)
600 opere esposte (il 30% in più rispetto alla storica sistemazione)
28 sale espositive (percorso è stato pensato e tracciato secondo un criterio cronologico e di scuole regionali)
1 fondatore: Giacomo Carrara
1 città Bergamo
4 grandi donatori: Giacomo Carrara, Guglielmo Lochis, Giovanni Morelli e Federico Zeri
236 altri donatori, tra privati e istituzioni
1796 nasce l’Accademia Carrara
1.796 dipinti in collezione compresi tra il XV e il XIX secolo
più di 130 sculture comprese tra XV e il XIX secolo
2.824 disegni antichi
777 disegni realizzati, dall’inizio del XIX al XX secolo, da allievi di Accademia Carrara
1.632 calchi | 62 tra gessi, affreschi staccati, grandi cartoni preparatori
circa 7.600 stampe antiche
1.300 libri antichi
976 medaglie
221 monete
46 sigilli antichi
320 cornici
180 tra mobili, bronzetti, porcellane, oggetti di oreficeria
Pipa in bocca e un bicchiere vuoto che dondola nella mano sinistra, il giovane di Molenaer ci osserva con sguardo assorto, allungando le gambe per scaldarsi al fuoco del camino. Sul tavolo ricoperto da un panno si trovano una tabacchiera, una brocca di peltro e un’altra pipa. L’artista non si sofferma sulle conseguenze nocive del vizio, ma nella figura di questo giovane pensieroso, sembra proporre una riflessione sulla fugacità della vita, paragonabile alla consistenza eterea del fumo che si volatilizza nell’aria.
Donatello, Pisanello, Antonio Vivarini, Vincenzo Foppa, Andrea Mantegna, Giovanni Bellini, Carlo Crivelli, Sandro Botticelli, Bergognone, Cima da Conegliano, Vittore Carpaccio, Raffaello, Tiziano, Evaristo Baschenis, Fra Galgario, Tiepolo, Pittochetto, Canaletto, Piccio, Francesco Hayez, Pellizza da Volpedo. Tra i più ampi corpus al mondo di Lorenzo Lotto e Giovan Battista Moroni.
Raffaello, San Sebastiano, 1501-1502
Il San Sebastiano fu dipinto quando Raffaello non aveva nemmeno vent’anni, ma si impone per una straordinaria finezza esecutiva e per la capacità quasi miracolosa di gradazione della luce, che avvolge la figura in un’atmosfera dolce e sognante. L’opera fu realizzata per la devozione personale di un raffinato committente e questo spiega perché un santo come Sebastiano, solitamente associato alla pietà popolare, venga raffigurato dal pittore in vesti aristocratiche, mentre tiene nella mano la freccia simbolo del martirio, invece che nudo e trafitto dai dardi, come prevedeva l’iconografia tradizionale
Il ritratto di Pisanello della Carrara fu probabilmente eseguito in occasione di una celebre gara pittorica che vide contrapposti, nel 1441, Jacopo Bellini e Pisanello. L’impostazione di profilo riprende il modello delle medaglie antiche, ma i tratti caratteristici del volto sono indagati con precisione. La folta chioma di Lionello, il broccato dell’abito e i fiori da erbario del roseto sono descritti minuziosamente, attraverso una pennellata morbida e fusa, tipica del gusto raffinato e profano dell’artista.
Il palazzo di Accademia Carrara, progettato agli inizi dell‘Ottocento da Simone Elia, su commissione del conte Giacomo Carrara, apparentemente compatto e unitario, è in realtà articolato al suo interno a causa della diversa natura del nucleo originario. La porzione principale dell’edificio, neoclassica, sorta agli inizi dell‘Ottocento e in esecuzione delle volontà testamentarie del conte, è regolare e rigorosa e impostata su un repertorio linguistico fortemente espressivo, seppur semplice: ordine gigante, grande timpano, colonnato.
Il nucleo originario, che corrisponde all’ala occidentale e che ne incorpora lo storico scalone, deriva certamente dalla trasformazione di alcune abitazioni, riqualificate una prima volta a fine Settecento da Costantino Gallizioli sempre su incarico del conte. Si trattava di edifici piuttosto modesti, nati senza un progetto e per tutt’altri scopi (forse una locanda e alcune botteghe); ancora oggi, nonostante i tentativi di integrazione, tali edifici ci appaiono diversi e a tratti irregolari. Gli ampliamenti novecenteschi si sono concentrati soprattutto al secondo piano, volti a costituire la grande galleria (manica lunga), una teoria longitudinale di sale museali ampie e alte, originariamente dotate di lucernari.
L’origine si deve a Giacomo Carrara (Bergamo 1714 – 1796) e al suo illuminato spirito di mecenate, collezionista e profondo conoscitore del mondo delle lettere e delle arti. La generosità del conte Carrara non fu limitata alla donazione del suo patrimonio storico-artistico e alla creazione di una Accademia d’arte a esso legata, ma si estese anche alla costruzione dell’edificio neoclassico che tutt’ora è sede del museo. Alla morte, il suo lascito venne affidato a una commissaria, sorta di fondazione ante litteram, che esercitò il proprio mandato sino al 1958, quando il Comune di Bergamo subentrò nella titolarità.
In oltre 200 anni di storia, il patrimonio si è arricchito grazie a più di duecento donazioni, tra cui spiccano quelle di Guglielmo Lochis, Giovanni Morelli e, nel 1998, di Federico Zeri, confermandosi come luogo d’elezione del collezionismo italiano. Ad arricchire la raccolta il nucleo di Accademia di Belle Arti con gessi, cartoni preparatori e dipinti che, insieme agli altri capolavori, hanno contribuito alla crescita culturale e artistica di Accademia Carrara.
La collezione conta oggi circa 1.796 dipinti, 3.000 disegni, 130 sculture e più di 1.300 libri antichi, a questi si aggiungono bassorilievi, bronzetti, sigilli, monete, cornici, stampe antiche, mobili e oggetti preziosi, ventagli, peltri e manufatti di arti decorative. Completano la raccolta fondi grafici, spesso riuniti in volumi, opere di Mantegna, Dürer, Callot, Piranesi e Canaletto, oltre alla serie di medaglie dal 1400, che comprendono quelle realizzate da Pisanello, al 1800.
La Bambina di casa Redetti è tra i dipinti più celebri dell’artista ed è una delle immagini più familiari per i visitatori dell’Accademia Carrara. La bimba è raffigurata a mezzo busto, vestita come una gentildonna del suo tempo, con una sopravveste di broccato, sotto la quale s’intravede una camiciola di un bianco candido. Nel contrasto tra l’eleganza ricercata dell’abbigliamento e lo sguardo velato di malinconia della bambina, nemmeno troppo intimorita dal ruolo che è costretta a impersonare, il dipinto manifesta la sua coerenza con le opere della maturità dell’artista, nelle quali emerge con radicalità la scelta a favore di una ritrattistica somigliante e naturale.
La fanciulla del Ceruti dai grandi occhi malinconici e dalle labbra tumide ritratta nella tela della Carrara è una delle immagini più famose della sua pittura e una delle più toccanti interpretazioni dell’adolescenza. La figura della giovane si staglia davanti a un semplice fondale bruno e si consegna allo sguardo del pittore con una semplicità disarmante, indossando una veste turchese e tenendo nella mano un grande ventaglio viola. In questa disadorna modalità di presentazione del personaggio e nella sobrietà dell’esecuzione si ritrova la sostanza del realismo di Ceruti.
Il nuovo ordinamento di Accademia Carrara è stato pensato e tracciato secondo un criterio cronologico e di scuole regionali. Si tratta di un percorso in 28 sale che inizia dal tardogotico e finisce con l’Ottocento, seguendo un metodo che si propone di isolare di volta in volta nuclei stilistici significativi. Così ogni sala può essere visitata come una sorta di esposizione conclusa, come una piccola singola mostra. Questo progetto è stato formulato da una commissione museografica composta da Massimo Ferretti, Enrica Pagella e Giovanni Romano, le soprintendenti Sandrina Bandera e Caterina Bon Valsassina oltre a Giuseppe Napoleone, i responsabili del museo M. Cristina Rodeschini e Giovanni Valagussa.
Vincenzo Foppa, I tre Crocifissi, 1456
L’itinerario inizia al primo piano dalla sala dedicata al passaggio dalla pittura gotica a quella dell’età dell’Umanesimo, dove si incontrano i primi capolavori, da Donatello a Pisanello, a Mantegna. Si prosegue con la sala dei grandi veneti del secondo Quattrocento, con Giovanni Bellini e Vittore Carpaccio, poi i toscani e la pittura dell’Italia centrale, dove dominano Botticelli e Raffaello. Seguono sale di minori dimensioni con i nordici e i fondi oro, per riaprire poi la visuale sulla pittura veneta di primo Cinquecento – uno dei nuclei più cospicui del museo – con molte opere provenienti da istituzioni ecclesiastiche di Bergamo e dintorni. Il percorso si conclude con spazi più raccolti, che completano la sezione dedicata al Rinascimento grazie alla pittura lombarda, tra cui spicca un significativo nucleo di leonardeschi, oltre ad artisti piemontesi e dell’area padana tra Bologna e Ferrara.
Al secondo piano si rincontrano alcuni pittori nordici e si introduce la grande stagione bergamasca di Lotto e Cariani, per proseguire con Tiziano e la diffusione del trionfo cromatico del Cinquecento. Da qui prendono avvio alcuni nuclei tematici che riuniscono in sale specifiche la ritrattistica cinquecentesca che vede in Moroni il protagonista. Ampiamente aggiornata è l’offerta dedicata al Seicento, grazie alla pittura sacra e di genere poco rappresentate nel precedente allestimento. La cosiddetta manica lunga termina con una grande sala dedicata alla ritrattistica settecentesca, incentrata a Bergamo grazie alla presenza di Fra Galgario. Da qui il percorso riprende con una sala tematica dedicata a paesaggi, vedute, nature morte e battaglie. La pittura dei Paesi Bassi e del Settecento veneziano è rappresentata in due sale. Segue il salone con il grande lucernario dove sono esposte le sculture della donazione di Federico Zeri, per la prima volta riunite in un unico ambiente, insieme ai paesaggisti del Settecento e alle sculture della fiorente attività della bottega dei Fantoni, esaltati dalla presenza di una gigantesca alcova in legno, riccamente intagliata. La sequenza di tre sale dedicate all’Ottocento parla della vita.
La Madonna della Carrara è uno dei primi lavori dell’artista e mostra come in questi anni Tiziano dialoghi in maniera molto stretta con Giorgione e con un altro esordiente di talento, Sebastiano del Piombo. Le figure non sono al centro della composizione, ma sono spostate a destra e immerse in un vasto paesaggio naturale. La Vergine presenta una nuova e sorprendente monumentalità, costruita con una materia cromatica vibrante e sensuale, che definisce le forme non tramite il disegno ma attraverso ampie campiture di colore.
La Madonna Baglioni è forse tra le prime opere eseguite dall’artista dopo il rientro a Bergamo, avvenuto verso il 1511. Il tema sviluppato nel dipinto è quello rinascimentale della Sacra Conversazione, con la Vergine al centro circondata da santi. La composizione dipende dai modelli di Bellini, sia nella adozione del formato orizzontale, che nella scelta di immergere le figure in un luminoso paesaggio naturale occupato sulla destra dalle rovine di un edificio classicheggiante.
L’iconografia di Maria allattante era tra le più popolari e apprezzate in ambito devoto e Bergognone ne offre una versione di struggente bellezza, tutta giocata su una gamma ristretta di colori: il grigio argenteo degli incarnati, i bruni del paesaggio, il blu del manto della Vergine. Indimenticabile rimane il brano di vita cittadina raffigurato sullo sfondo e il dettaglio, di un naturalismo domestico, delle anatre che solcano placide il rivolo d’acqua in primo piano.
Storia di un museo aperto anche durante la chiusura
Italia, Svizzera, Ungheria, Francia, Belgio, Svezia, Australia, USA, Polonia, Russia, sono le tappe di Accademia Carrara nel mondo, un viaggio iniziato nel 2008 e che ora può dirsi terminato con il ritorno dei capolavori all’interno della storica sede.
Pisanello, Mantegna, Giovanni Bellini, Botticelli, Raffaello, Tiziano, Baschenis, Fra Galgario, Tiepolo, Canaletto e Piccio, Lorenzo Lotto e Giovan Battista Moroni, sono solo alcuni degli illustri nomi che hanno viaggiato per il mondo con Accademia Carrara.
Attraverso generosi prestiti verso grandi mostre e importanti istituzioni, la collezione bergamasca si è fatta ambasciatrice del Rinascimento italiano, e non solo, permettendo al grande pubblico di ammirare le sue opere anche oltre i confini nazionali. Accademia Carrara, durante gli anni di chiusura, si è sempre dimostrata un museo attivo e dinamico, con offerte culturali organizzate in tutto il mondo: 20 sono le tappe nazionali e internazionali, premiate da circa un milione di visitatori che dal 2008 hanno riempito le sale dei musei e ammirato le opere dell’Accademia.
Tra gli appuntamenti fondamentali The Metropolitan Museum of Arts di New York con la mostra Bellini, Titian, and Lotto, North Italian Paintings from the Accademia Carrara: 15 i capolavori esposti, tra pittori veneziani e dell’Italia del Nord oltre ai grandi nomi della storia dell’arte come Giovanni Bellini, Tiziano e Lorenzo Lotto.
Nel 2014 Accademia Carrara è al Museo Puškin di Mosca con 58 opere esposte. Sin dai primi mesi di apertura il pubblico si è mostrato appassionato e curioso. Gli oltre 130.000 visitatori, insieme alle 15.000 copie vendute del catalogo, confermano l’importanza del patrimonio artistico italiano e rinascimentale, amato e apprezzato in tutto il mondo.
72 il totale delle opere prestate per gli appuntamenti in Italia, che dal 2010 si sono susseguiti tra Roma, Bologna, Bressanone, Pordenone, Sassari, Merano, Bolzano, Treviglio, Clusone e Iseo con circa 130.000 visitatori che hanno affollato le sale dei tanti musei.
La prestigiosa sede della Sala delle Capriate in Palazzo della Ragione, a Bergamo in città alta, è stata dal 2008 al 2014 sede temporanea di Accademia Carrara, dove è stata esposta a rotazione una selezione di un centinaio di dipinti del ricco patrimonio oltre a mostre di studio e presentazioni di restauri.
Sempre a Bergamo un’anteprima dei capolavori restaurati è stata protagonista della mostra Riscoprire la Carrara ospitata nelle sale di GAMeC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, da metà maggio a fine luglio 2014. Un percorso tra Rinascimento e Ottocento che ha posto in dialogo alcune opere restaurate con dipinti provenienti dai più importanti musei d’Italia: dagli Uffizi di Firenze alla Pinacoteca Nazionale di Bologna.
Ultima tappa del lungo viaggio della collezione: Royal Academy di Londra con la mostra Giovan Battista Moroni, la più importante retrospettiva mai dedicata al pittore bergamasco, realizzata grazie al consistente prestito di opere da parte di Accademia Carrara e della città di Bergamo che vantano nelle loro collezioni il maggiore corpus al mondo.
La tela di Hayez della Carrara fu commissionata da Antonio Frizzoni, esponente di una famiglia attiva a Bergamo nel settore dell’imprenditoria tessile. Il dipinto raffigura l’episodio culminante di una vicenda molto popolare nella prima metà dell’Ottocento. Giorgio Cornaro informa la sorella Caterina, regina di Cipro, che la Repubblica di Venezia ha deciso la sua destituzione e le annuncia il futuro confino nel castello di Asolo. La scena è costruita attraverso uno studio calibrato della luce e delle pose dei personaggi ed ha un tono fortemente teatrale, tipico della pittura di Hayez.
Orari
Fino al 30 giugno 2015
lunedì – giovedì ore 9.00-19.00
venerdì, sabato, domenica e festivi ore 9.00-20.00
Biglietti
Intero € 10
Ridotto € 8
Ingressi Ridotti
visitatori 18-25 anni
convenzioni varie e gruppi di almeno 20 persone
Ingressi Gratuti
under 18
studenti e docenti Accademia di Belle Arti G. Carrara
* Le schede essenziali delle opere sono tratte dalla guida breve, edita da Accademia Carrara in collaborazione con Officina Libraria, disponibile in italiano e in inglese al prezzo di € 8.
Risplende l’Accademia Carrara fresca di restauro. Reportage fotografico. “Vediamoci”
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