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Medardo Rosso alla GAM di Milano. Scherzi di luce raccontati da Paola Zatti

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Medardo Rosso – Ruffiana, 1885 circa. Foto Luca Zuccala ArtsLife

Attimi di luce intrappolati nella materia. Volti immortalati nel gesso, nel bronzo, nella cera: duttile, flessibile, luminosa, prediletta per tradurre in scultura la transitorietà. Più è malleabile la materia più affondano le dita creatrici e la resa è magistrale. Alla ricerca dello “scherzo di luce” che siamo, il tentativo di catturarlo plasmandone la sostanza. Vibrano per la Galleria d’Arte Moderna di Milano le impressioni scolpite di Medardo Rosso (1858-1928), specchiandosi nei saloni espositivi a piano terra in duetti o in trittici affini.

Antiretorico, antiaccademico, tra i giganti che hanno modellato la modernità, amato dai futuristi (scrisse Boccioni che la sua opera è “rivoluzionaria e modernissima, (…) non si agitano eroi né simboli, ma il piano di una fronte di donna o di bimbo accenna a una liberazione verso lo spazio che avrà nella storia dello spirito un’importanza ben maggiore di quella che non gli abbia dato il tempo“, nulla di più vero), precursore delle avanguardie come degli “spazi” di Fontana. Precorritore di maestri come Modigliani e Brancusi. Basti pensare, e perdere completamente la testa di fronte a un’altra testa, alla Madame X dalla Ca’ Pesaro, dove il viso evanescente (e cicladico) della Sciura x si fonde con la materia affiorando in pochi istanti, nei tratti essenziali. Sottrazione verso forme pure per cogliere l’essenza sfuggevole della luce, facendola brillare nella cera, “creazioni che ci fanno l’impressione del soffio di un’idea inafferrabile” osservò Etha Fles nel 1922.

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Medardo Rosso – Madame X, 1896. Foto Luca Zuccala ArtsLife

Una monografica, curata da Paola Zatti (GAM) in collaborazione col Museo Rosso di Barzio, che si pone come occasione – a partire dal basilare e importantissimo nucleo della collezione del museo – di conoscenza e approfondimento di un mirabile artista dalla vocazione internazionale, ancora poco riconosciuto nel panorama nostrano (o comunque ci si ferma alla lode naturalista, va un po’ meglio all’estero). In mostra la sua produzione scultorea e fotografica, volta a sottolineare la tensione e la sperimentazione tecnica, poetica e materica di Medardo, “uno dei più felici interpreti dell’improvvisa, mirabile capacità della scultura di rendere l’attimo lirico di una forma rivelata dalla luce” (Nicodemi). Scultore di luce e aria. Sul blocco di granito squadrato dinnanzi al suo sepolcro, campeggia questa epigrafe: “Fine di una vita e principio di un’arte“. Quella rivoluzionaria e commuovente di Medardo.

Prosegue così la rinascita dell’istituzione milanese, sotto l’esemplare guida della Zatti, conservatore responsabile del museo. Medardo Rosso capitolo 2, dopo il Giacometti inaugurale, aspettando il Wildt autunnale.

Proprio Paola Zatti ci racconta Medardo in ogni sua sfumatura, anzi in ogni sua rifrazione luminosa…

Prima etichetta da cui liberarsi: Medardo scultore impressionista.

Questo è il grande equivoco nella storia di Medardo. Gli impressionisti erano morti e sepolti. La scultura di Medardo è associata al movimento e al termine impressionista sbagliando, anche se lui cerca certamente un’impressione, un istante.

Riduttiva associazione. Quindi la luce in Medardo?

“Siamo scherzi di luce”, lo dice lui molto chiaramente. “Noi stessi non siamo che scherzi di luce, non c’è nulla di materiale”, per lui l’artista è chi riesce a rendere a pieno la luce.

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Medardo Rosso – Birichino, 1895-1901. Foto Luca Zuccala ArtsLife

La mostra come si struttura? Immagino non sia stato semplicissimo scegliere un criterio espositivo per inquadrare Medardo.

Per Medardo è stato molto difficile individuare un criterio perché fugge come fugge la sua materia, quindi non si potevano fare percorsi cronologici. Lui prende un soggetto e lo plasma, lo abbandona, lo riprende dopo vent’anni. Non si potevano neanche fare percorsi tematici perché a lui interessa poco e niente del soggetto che rappresenta. Quindi, a parte il nucleo iniziale di opere milanesi che meritavano una sezione un po’ distaccata, per il resto abbiamo cercato di accostare o i duetti o le tre versione gesso, bronzo, cera, per far vedere come tratta la materia.

Il soggetto è secondario, la materia primaria.

Si è tormentato una vita sulla resa di questi soggetti di cui non gli interessava proprio un granché. Del soggetto interessava solo la resa della materia.

Quindi non c’è un soggetto prediletto: bambini, anziani, …

C’è il volto, punto.

Volto che appena appena affiora dalla materia quello della meravigliosa Madame X, precorritrice assoluta della modernità, di Brancusi, di Modigliani. È del 1896! (Scrisse Etha Fles nel 1922: “al tempo in cui rivoluzionari come Kandinskij, Marc e altri erano ancora bambini, Rosso formò la maschera Dolores – Madame X, forse tra tutte le sue creazioni la più immateriale. Avessero loro conosciuto quest’opera si sarebbero considerati tutt’al più suoi discepoli.“)

È sempre stato datato al 1910 ma gli ultimi studi l’hanno anticipato molto, al 1896, il che rende Medardo rende un vero e proprio precorritore.

Medardo Rosso - Aetas aurea, 1886-1887. Foto Luca Zuccala ArtsLife
Medardo Rosso – Aetas aurea, 1886-1887. Foto Luca Zuccala ArtsLife

Che rapporto aveva con la materia?

Trattava le materie più molli, quelle più morbide: il bronzo, il gesso e soprattutto la cera, che gli consentiva una resa di effetti luminosi assolutamente straordinaria.

Preferiva la cera al gesso e al bronzo.

La cera è la sua materia. La impasta e ci mette dentro di tutto: materiali organici, terra, stoffa, chiodi, davvero qualsiasi cosa. La tormenta nella ricerca sottraendole sempre qualche cosa nella ricerca di un istante.

Un istante: ecco allora la fotografia che accompagna la sua opera (in mostra).

Proprio per questo è stato perfetto associare la fotografia. Lui comincia a fotografare le immagini molto presto, fin da quando è a Milano. È una ricerca che evolve nel tempo e a cui si dedica in maniera esclusiva nella parte finale della sua vita. Il mezzo fotografico è il mezzo che per eccellenza gli consentiva la restituzione di un istante, che poi è quello che lui cercava anche nella scultura.

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Medardo Rosso – Madame Noblet, 1897. Foto Luca Zuccala ArtsLife

Fotografia e scultura sono sullo stesso piano per Medardo.

Certo, in una mostra di Medardo Rosso la fotografia ha pari dignità rispetto all’opera scultorea, e come tale andava presentata. Sono stata molto contenta di aver trovato questo nucleo di opere fotografiche inedite.

Da dove arrivano?

In parte provengono da collezione privata, in parte dagli eredi e in parte da un nucleo che abbiamo trovato a Vicenza alla Neri Pozza (casa editrice), dove sono conservate le carte d’archivio relative ad una pubblicazione del 1950 di Barbantini (Nino, grande critico d’arte italiano) dedicata a Medardo Rosso. Gli editori conservano ancora le foto del figlio di Medardo prestate per pubblicare il libro. È stato un ritrovamento inedito.

Non erano mai uscite da lì?

Mai. Sono veramente belle e interessanti perché proprio in alcuni casi si vede, non soltanto come lui inquadrava queste immagini e la prospettiva che intendeva darle, ma anche come maneggiava la fotografia. Come dalla modifica della foto, poi arriva all’elaborazione di versioni successive dello stesso soggetto.

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Medardo Rosso – Ecce puer, 1906. Foto Luca Zuccala ArtsLife

Il retro delle opere è anch’esso una scultura. Infatti si può girarle attorno per spiarla da tutte le parti.

Sì, sì, sono sculture. Anche se in realtà lui non voleva che questo accadesse, infatti ad un certo punto scrisse: “Non si gira intorno ad una scultura, così come non si gira intorno ad un quadro”. Questa sua sperimentazione sulla materia, però, è talmente complessa che meritava di poter esser vista, meritava di essere osservata da ogni punto di vista. Quindi anche i retri sono importanti, perché lui lascia la terra di fusione, lascia tracce del suo intervento, sempre. Era importante poterci girare intorno, sia per questa ragione, sia perché comunque lui ha un modo di orientare queste sculture scardinando sempre la prospettiva tradizionale. Quindi è molto bello riuscire a vederle da diverse inquadrature.

Con Milano che rapporto aveva?

Pessimo, è la sua città di adozione (lui era torinese e ha quasi sempre vissuto a Parigi). Studia a Milano agli esordi, poi si trasferisce a Parigi, poi torna ancora a Milano. Nella città in realtà stringe dei rapporti di amicizia, dei sodalizi molto importanti come quelli con Margherita Sarfatti prima, con Carlo Carrà poi. Milano però non lo comprende. In galleria arriva tardi e solo grazie al figlio. È una città che paradossalmente, pur essendo negli anni Venti un luogo molto vivo per l’arte contemporanea, lo lascia isolato nell’esperienza scapigliata fino a molto tardi.

Un altro scultore dallo stretto legame con la città è Wildt. In mostra questo autunno alla GAM.

Teniamo molto al progetto Wildt, anche in questo caso si partirebbe dalle nostre collezioni. È un artista altrettanto complesso con, infatti, uno strettissimo rapporto con Milano. Stiamo studiando un progetto che lo leghi alla città e che dia conto di un grande simbolista milanese.

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Medardo Rosso – Ecce puer, 1906. Foto Luca Zuccala ArtsLife

Le foto della mostra

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Medardo Rosso alla GAM. Foto Luca Zuccala ArtsLife
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Medardo Rosso – Doppia Ruffiana, 1883-5. Foto Luca Zuccala ArtsLife
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Medardo Rosso – Doppia Rieuse. Foto Luca Zuccala ArtsLife
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Medardo Rosso – Henri Rouart x2, 1890. Foto Luca Zuccala ArtsLife
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Madame Noblet, 1897. Foto Luca Zuccala ArtsLife
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Medardo Rosso – Doppia Rieuse. Foto Luca Zuccala ArtsLife
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Medardo Rosso – Sagrestano, 1883-87. Foto Luca Zuccala ArtsLife
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Medardo Rosso – Enfant malade, 1895-97. Foto Luca Zuccala ArtsLife
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Doppio Enfant malade. Foto Luca Zuccala ArtsLife
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Fotografie di Medardo in mostra. Foto Luca Zuccala ArtsLife
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Medardo Rosso – L’uomo che legge x2, 1923-36. Foto Luca Zuccala ArtsLife
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Fotografo non identificato
“Medardo Rosso, Dopo una scappata ‐ Gavroche”
Fondo Lamberto Vitali, L.V.921
CIVICO ARCHIVIO FOTOGRAFICO DEL CASTELLO
SFORZESCO
© Civico Archivio Fotografico, Milano
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Fotografo non identificato
“Medardo Rosso, Mezzana ‐ Maquerelle”
Fondo Lamberto Vitali, L. V. 919
CIVICO ARCHIVIO FOTOGRAFICO DEL CASTELLO
SFORZESCO
© Civico Archivio Fotografico, Milano
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Medardo Rosso – Ruffiana, 1883. Foto Luca Zuccala ArtsLife

Foto e testo: Luca Zuccala

INFORMAZIONI UTILI

MEDARDO ROSSO. La luce e la materia

A cura di Paola Zatti

GAM – Galleria d’Arte Moderna di Milano

18 febbraio – 31 maggio 2015

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