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Alla scoperta di Roma sotterranea: Case Romane del Celio

Ambienti Sotterranei (Fonte: www.takeawaygalleryroma.altervista.org)
Ambienti Sotterranei (Fonte: www.takeawaygalleryroma.altervista.org)

Roma si sa è la città dalle mille facce e dalle mille sorprese: ogni angolo, ogni pietra racconta una storia, una leggenda e una curiosità. Ma c’è una Roma ancora più straordinaria, nascosta nella terra, sotto i nostri piedi e che emana intatto tutto il fascino del suo glorioso passato.

Sul Celio infatti, uno dei mitici sette colli su cui venne fondata la città, sotto la maestosa chiesa dedicata ai Santi Giovanni e Paolo, si trova un complesso sorprendente risalente al II secolo d.C. che, con fasi alterne e successive trasformazioni, rimase in uso fino all’epoca medievale.

Si tratta del complesso residenziale delle cosiddette Case Romane del Celio, oggi visitabili grazie ad un nuovo allestimento museale che ne premette la piena fruizione.

Celio. Clivo di Scauro (Fonte: L'Asino d'Oro)
Celio. Clivo di Scauro (Fonte: L’Asino d’Oro)

Già prima di entrare è possibile ammirare una strada unica nel suo genere il Clivo di Scauro, che nonostante sia un rifacimento di epoca medievale, presenta ancora l’impianto romano: è una piccola via sormontata da una serie di archi, un tempo coperta, che dava accesso da un lato e dall’altro a numerose botteghe, oggi conservate solo in minimissima parte. Entrando nel museo, si ha la possibilità di camminare all’interno di queste antiche tabernae composte solitamente da due vani, la bottega vera e propria e il suo retro, una sorta di magazzino in cui stipare le merci. Al di sopra, come era in uso in passato, vi erano gli appartamenti in affitto, che formavano il complesso delle insulae: veri e propri condomini che potevano ospitare un gran numero di persone, potendo arrivare ad avere ben cinque piani di altezza!

In origine, un vicolo separava queste strutture da un’adiacente e precedente domus privata, una casa cioè più grande e lussuosa nata per ospitare una sola famiglia benestante. Di questa antica domus restano ben visibili, oltre ad alcuni vani, anche un bel complesso termale privato. Qualche studioso ha ipotizzato che il proprietario della domus fosse anche il padrone delle altre insulae.

In epoca successiva, nel III secolo circa, la domus e le insulae vennero inglobate in un’unica grande struttura abitativa, molto estesa e assai di buon gusto. Rimangono numerose tracce di questa trasformazione come ad esempio le numerose pitture parietali che possono a buon diritto definirsi il tocco di classe di questo complesso. Ad esempio, una delle prime camere, la cosiddetta Sala dei Geni, presenta un ricco apparato decorativo: le pareti sono affrescate con festoni di fiori e frutta sorretti da Geni alati e con graziosi amorini vendemmianti, posti su uno sfondo di uccelli, anche esotici, di straordinaria bellezza. Un altro grande affresco con soggetto marino, vero e proprio gioiello della pittura tardoantica, copre invece le pareti del ninfeo, sala in cui i giochi d’acqua erano i protagonisti assoluti della scena. L’affresco racconta probabilmente un episodio mitologico riferito al ritorno di Proserpina dall’Ade, tra Bacco e la Cerere. Tutte intorno troviamo invece pitture di tipo geometrico, imitazioni suggestive di intarsi marmorei.

Ninfeo. Affresco con Proserpina, Bacco e Cerere (Fonte: www.aperitivoarcheologico.it)
Ninfeo. Affresco con Proserpina, Bacco e Cerere (Fonte: www.aperitivoarcheologico.it)

Sono le stesse decorazioni a suggerirci che nel IV secolo, qualcosa in questi luoghi mutò: è probabile che i nuovi proprietari fossero non solo molto ricchi, ma che abbracciassero un nuovo culto venuto dall’Oriente, il Cristianesimo. L’affresco situato all’interno della cosiddetta Sala dell’Orante, con la celebre figura a braccia levate in atteggiamento di preghiera, è considerata infatti da molti studiosi come il principale indizio sull’uso dell’ambiente da parte dei cristiani, anche se ad onor del vero, questa iconografia era usata anche nel mondo pagano. Proseguendo nel percorso si arriva ad un piccolo vano chiamato Confessio, ricavato a metà della scala che conduceva ai piani superiori: qui sono presenti preziose decorazioni pittoriche di piena epoca cristiana (seconda metà del IV secolo), legate ad una particolare vicenda. La tradizione cristiana vuole infatti che questa domus fosse in realtà di proprietà di due soldati romani, i fratelli Giovanni e Paolo che, per la loro fede in Cristo, vennero uccisi al tempo delle persecuzioni e sepolti proprio dove oggi si trova la Confessio. Poco dopo la loro morte, vennero giustiziati anche Crispo, Crispiniano e Benedetta, tre coraggiosi cristiani che si erano recati a pregare sulla tomba dei due martiri.

Affresco Orante
Affresco nella Sala dell’Orante (Fonte: arttrip.it)

Proprio per questo evento, l’intero complesso divenne un luogo di pellegrinaggio, come testimoniato anche dalla presenza di altri affreschi presenti nel settore vicino al portico dove venne ricavato, in epoca medioevale, un piccolo oratorio con una rara rappresentazione della crocifissione del Cristo vestito.

Successivamente, l’importanza del culto per Giovanni e Paolo crebbe così tanto che si rese necessaria la costruzione di una vera e propria chiesa che ancora oggi possiamo ammirare, in tutta la sua maestosità, esattamente al di sopra di queste antiche e preziose.

 

Approfondimento a cura di L’Asino d’Oro Associazione Culturale, che organizza visite guidate e passeggiate per andare alla scoperta di Roma con archeologi e guide turistiche abilitate della Provincia.

 

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