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La coreografia di Tino Sehgal scandalizza Santarcangelo

Jérôme Bel in (untitled) (2000) di Tino Sehgal Jérôme Bel in (untitled) (2000) di Tino Sehgal

L’ultima coreografia di Tino Sehgal desta scalpore. Chiude infatti tra lamentele e chiacchiere il Festival Internazionale del Teatro in Piazza di Santarcangelo dove è andata in scena (untitled) (2000), l’ultima coreografia del vincitore del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 2013.

“Un assolo maschile che ripercorre la storia della danza del Novecento” – secondo Silvia Bottiroli, direttrice artistica del Festival, chiamata a rispondere alle polemiche. Ma in questa performance il protagonista è un danzatore, Jérome Bel, che non solo si esibisce nudo, ma sul finale della coreografia orina di fronte al pubblico.

Jérôme Bel in (untitled) (2000) di Tino Sehgal
Jérôme Bel in (untitled) (2000) di Tino Sehgal

Lo spettacolo, spiegano gli esperti è un tripudio di citazioni di pietre miliari della danza dell’ultimo secolo: si va da da Nijinski a Pina Bausch, da Martha Graham a Mary Wigman, da Kazuo Ohno a Anne Teresa de Keersmaeker, da Merce Cunningham a Trisha Brown, e ancora da Yvonne Rainer a Xavier Le Roy, fino a Isadora Duncan.

“Il danzatore è solo, messo in relazione ad un corpo specifico che è nudo perché spogliato di ogni rifermento temporale ed estetico” – scrive la Bottiroli in un comunicato stampa.

E riguardo al finale “bagnato” aggiunge: “Quest’ultima scena, che parte da Fontaine di Marcel Duchamp e la attraversa abbandonando l’oggetto per lasciare alla scena l’atto, è l’immagine che ha fatto discutere in queste ore a Santarcangelo, dopo essere stata vista da spettatori in diverse città europee e in alcuni dei maggiori festival di danza: un corpo, un danzatore, che si fa fontana, facendo sgorgare uno spruzzo di pipì, nella posa che richiama tra l’altro il Manneken Pis di Bruxelles, una statua considerata un simbolo dai suoi abitanti. Si tratta quindi non già di una facile provocazione, che sarebbe peraltro puerile e poco efficace, ma di una dichiarazione rispetto al rapporto tra danza e storia, tra dimensione dell’arte e dimensione della vita individuale e politica. E si tratta di un gesto fortemente coreografato, inserito all’interno di un contesto artistico specifico e dichiarato come tale, da uno dei maggiori protagonisti della scena artistica contemporanea”.

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