Continua la rassegna Luci e Miti al Castello di Mola (ME) con un evento di livello internazionale. Si tratta della mostra dedicata ad uno dei più grandi talenti siciliani Jean Calogero intitolata “Le città della memoria”.
Curata da Giuseppe Filistad e Milena Romeo, con l’organizzazione dell’Archivio Jean Calogero, di Patrizia Calogero e Luigi Nicolosi, la mostra ospita al Museo del Castello di Mola circa 20 opere tra olii di grandi dimensioni e alcune carte realizzate dal maestro in un arco di tempo che va dagli anni ’60 sino ali anni ’80 e che rappresentano paesaggi e vedute di città e piazze da Parigi, sua città di elezione, a Venezia, Roma, Taormina e la sua Acicastello.
Le città della Memoria di Jean Calogero sono degli scorci di realtà rappresentata in modo surreale e romantico, con una cromia prettamente mediterranea ed una tecnica unica nel suo genere, il colore, infatti, usato come materia quasi scultorea, rende le opere coinvolgenti non solo dal punto di vista cromatico e visivo, ma anche e soprattutto dal punto di vista materico.
Jean Calogero si distinse, nel pieno fervore culturale della città di Parigi, tra i grandissimi artisti del novecento, riuscendo ad essere premiato nel 1957 con la Grande Medaglia D’Argento, massimo riconoscimento della Città agli artisti ancora in vita. Nel 1959 le sue opere vengono inserite all’interno del catalogo d’arte internazionale BENEFIZ, consacrandolo tra gli artisti più autorevoli della pittura mondiale. A Parigi inizia la sua carriera alla fine degli anni ’40, che, dopo la Ecole des Beaux-Arts nel ’47 , viene costellata da mostre che lo portano in giro per il mondo; espone a New York a Los Angeles come in Giappone e nelle maggiori gallerie italiane. La sua prima monografia è curata da Maximilien Gauthier uno dei maggiori critici francesi degli anni ’50. Scrivono di lui personaggi della cultura internazionale quali George Waldemar, Francois Christian Toussaint.
Dagli anni ’70 si fa più presente in Italia e la stampa che aveva riportato l’eco delle mostre francesi e americane , si inserisce nel vivo del dibattito artistico riguardante Jean Calogero.
Scrive di lui Leonardo Sciascia, nel 1970: “Direi, ecco, che Calogero è un surrealista quale poteva nascere in Sicilia: uno che non opera l’epanchement du reve dans la vie rèelle, ma totalmente sfugge alla vita reale”