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Finalmente iniziati i lavori alla Reggia di Carditello. Minacce di morte all’ex ministro Bray

Massimo Bray alla Reggia di Carditello Massimo Bray alla Reggia di Carditello
Reggia di Carditello. Foto FAI
Reggia di Carditello. Foto FAI

Firmato l’accordo per il nuovo corso della reggia borbonica a lungo abbandonata e depredata. Lo conferma il ministro Dario Franceschini con un tweet: “Firmato l’accordo con Comune e Regione Campania. Sarà una Fondazione a gestire il Real Sito di Carditello“. Iniziano così i lavori di ristrutturazione e riconsolidamento del Real Sito, simbolo del riscatto del Mezzogiorno d’Italia, una bellissima Versailles agreste dei Borbone, soprannominata la “Reale delizia” ma nel secolo scorso lottizzata, venduta e poi praticamente abbandonata. Mancano infatti i camini, pezzi delle scale e molti degli affreschi sui soffitti e sulle pareti mancano le figure principali.

Reggia di Carditello. Foto FAI
Reggia di Carditello. Foto FAI

Massimo Bray, ex ministro per i Beni Culturali e oggi direttore dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, è un simbolo della rinascita di Carditello: sotto il suo mandato, infatti, nel gennaio 2014, dopo molte aste andate a vuoto, la Sga (società controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze) ha acquistato all’asta la reggia, per poi trasferirla al Ministero dei Beni e delle attività culturali, avviando un progetto di restauro e valorizzazione del sito.

Durante una visita di Bray alla Reggia di Carditello in restauro è stata ritrovata una lettera minatoria a lui indirizzata:

“Ti avevamo detto di non tornare a Carditello altrimenti saresti morto”.

Intanto la Reggia comincia la sua lenta rinascita.

Lo Stato sembrerebbe esserci per una volta anche qui nella Terra dei fuochi (grazie alla tenacia di persone come Massimo Bray).

Massimo Bray alla Reggia di Carditello
Massimo Bray alla Reggia di Carditello

Questo il messaggio di Massimo Bray sulla sua pagina facebook:

Questa notte non ho dormito. Ho pensato a lungo alle minacce ricevute a ‪#‎Carditello‬.
Quando sono arrivato all’ingresso del Real Sito e ho visto che i lavori di consolidamento erano iniziati, ero felice perché pensavo che tutti i nostri sforzi si stavano realizzando.
La reggia era bellissima, mostrava la sua imponenza, il suo splendore, la voglia di tornare a essere uno dei luoghi più amati da sovrani e cittadini.
Ero davvero commosso pensando al fatto che proprio Carditello può essere il simbolo di riscatto del Mezzogiorno.
Il Sud del mio paese, del mio amatissimo paese, non ha bisogno di grandi proclami, di grandi promesse, ma solo di fiducia.

Reggia di Carditello. Foto FAI
Reggia di Carditello. Foto FAI

Per questo ho sempre immaginato Carditello come luogo delle buone pratiche: ho pensato ad una fondazione capace di coordinare il lavoro di giovani ricercatrici e ricercatori che studino l’ambiente, la storia dell’arte, le innovazioni tecnologiche.
Un luogo simbolico capace di raccontare un’Italia differente, dove ognuno fa la sua parte per raggiungere un obiettivo comune. Le università, gli enti locali, lo Stato e tutte le associazioni che in questi anni hanno tenuta viva l’attenzione su un territorio così maltrattato.
Un luogo dove dare dignità e identità alle moltissime donne e ai moltissimi uomini che si battono per la cultura, per la tutela del paesaggio e dei beni storico artistici.
Un luogo di attrazione, un modello di turismo culturale consapevole del valore e del rispetto che occorre dare a questo meraviglioso paese.
Un luogo capace di indicare uno sviluppo differente e sostenibile.
Una sfida italiana ed europea per uscire da una crisi con la capacità di avere visione, di immaginare come il nostro mezzogiorno vorremmo che fosse nei prossimi anni.

Reggia di Carditello. Foto FAI
Reggia di Carditello. Foto FAI

Sognavo lo sforzo del Ministero dei Beni Culturali, dell’Ambiente, dell’Agricoltura per recuperare un paesaggio deturpato, superare la ferita della discarica e rendere fertile e viva quella terra capace di incantare i viaggiatori, di ispirare i dipinti di grandi artisti.
Sognavo una fermata dell’alta velocità propedeutica a creare un tour della regge borboniche, percorsi storico artistici, eno-gastronomici tra i beni culturali, i profumi e i sapori di una Campania felix.
Uno sforzo collettivo e consapevole del bisogno di scrivere una storia differente, ma soprattutto di immaginare un futuro differente per i nostri figli, per noi tutti che in quel mezzogiorno siamo nati e da cui nessuno, con nessuna forma di violenza, potrà mai allontanarci.
Vorrei che questi miei pensieri notturni non fossero un sogno, ma una realtà, una realtà riformatrice, una realtà della buona politica, una realtà di ascolto e di rispetto verso i cittadini del Mezzogiorno.
‪#‎laculturachevince‬

Reggia di Carditello. Foto FAI
Reggia di Carditello. Foto FAI

La Reggia di Carditello (dal sito iluoghidelcuore/FAI)

La Reale tenuta di Carditello, detta anche Real Sito di Carditello, oppure, Reggia di Carditello, faceva parte di un gruppo di 22 siti della dinastia reale dei Borbone di Napoli che comprendeva anche il Palazzo Reale di Napoli, la Reggia di Portici, la Reggia di Capodimonte e la Reggia di Caserta.
Questi luoghi non erano solamente dedicati allo svago (soprattutto la caccia) della famiglia reale borbonica e della sua corte, ma in alcuni casi costituivano vere e proprie aziende, espressione dell’imprenditoria ispirata alle idee illuministiche in voga a quei tempi.
La tenuta è un complesso architettonico sobrio ed elegante di stile neoclassico, destinato originariamente da Carlo di Borbone alla caccia e all’allevamento di cavalli e successivamente, per volere di Ferdinando IV di Borbone, tramutato in fattoria modello per la coltivazione del grano e per l’allevamento di razze pregiate di bovini e cavalli. Era immerso in una vasta tenuta ricca di boschi, pascoli e terreni per la coltivazione. Carditello era uno dei luoghi reali che possedeva il titolo di Reale Delizia perchè, nonostante la sua funzione di azienda, offriva un piacevole soggiorno al re e alla sua corte per le particolari battute di caccia grazie ai ricchi e numerosi boschi che possedeva.

Reggia di Carditello. Foto FAI
Reggia di Carditello. Foto FAI

La struttura fu costruita dall’architetto Francesco Collecini, allievo e collaboratore di Luigi Vanvitelli.
Nel 1920 gli immobili e l’arredamento passarono dal demanio all’Opera Nazionale Combattenti e tutti i suoi numerosissimi ettari furono lottizzati e venduti. Rimasero esclusi il fabbricato centrale e i 15 ettari circostanti che nel secondo dopoguerra entrarono a far parte del Patrimonio del Consorzio Generale di bonifica del bacino inferiore del fiume Volturno.
Nel 1943 fu occupata dalle truppe tedesche che vi stabilirono il proprio comando. I vandalismi dei soldati contribuirono ad aumentare lo stato di degrado.
Da molti anni la tenuta è in uno stato di abbandono, che l’ha resa sconosciuto ai più e relegata in una posizione inferiore rispetto ad altre località e siti di interesse artistico. Nonostante il suo grave stato di decadenza e la scomparsa dei boschi che la incorniciavano, sono ancora intuibili la ricchezza e bellezza artistica e architettonica della Reggia e la stupenda veduta d’insieme del luogo.

Reggia di Carditello. Foto FAI
Reggia di Carditello
Reggia di Carditello. Foto FAI
Reggia di Carditello. Foto FAI
Reggia di Carditello in ristrutturazione
Reggia di Carditello in ristrutturazione

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