Per sanare i conti del Comune di Venezia, il sindaco Luigi Brugnaro ha pensato bene di vendere i quadri di proprietà della città, come La Giuditta II di Gustav Klimt, uno dei dipinti più noti della galleria d’arte moderna di Cà Pesaro e stimato tra 70 e i 90 milioni di euro.
“Al momento non è stata decisa alcuna cessione di opere d’arte di pregio. Sarà necessario procedere ad una verifica attenta e puntuale del patrimonio a disposizione, ma al momento non esiste alcun elenco. […] in mancanza di altre risorse, la necessaria salvaguardia della città potrebbe anche dover passare attraverso la rinuncia ad alcune opere d’arte, che dovranno essere non legate, né per soggetto né per autore, alla storia della città”.
Le risposte dal mondo della cultura non si sono fatte attendere. Il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini ha dichiarato: “Penso sia una battuta o una minaccia per avere più risorse dal governo. Le norme del codice Beni Culturali per evitare lo smembramento delle collezioni pubbliche e garantire la pubblica fruizione delle singole opere, chiudono il dibattito. Un dibattito che, visto dall’estero, farà altro male alla credibilità italiana”
Mentre il critico d’arte Vittorio Sgarbi canta fuori dal coro: ” Nessuno va a Venezia per vedere Klimt e dovendo scegliere fra Venezia e Klimt, è meglio che muoia Klimt. Brugnaro ha fatto benissimo, la sua idea è davvero interessante e moltologica. Non si tratta di vendere un Canaletto o un Tiziano. Si parla di opere che non sono legate alla storia di Venezia – ha detto Sgarbiall’Adnkronos – Klimt a Venezia è un corpo estraneo, il suo quadro può stare ovunque, a Parigi come a New York”