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Arte contemporanea da Finarte. Un viaggio nella storia dell’arte recente

MARIO SCHIFANO (1934 - 1998) Pittura, 1959 Cemento su tela 190 x 130 cm Stima: 60.000 - 80.000 €

Il  conto alla rovescia per le aste di Finarte in programma alla Permanente di Milano martedì 10 e mercoledì 11 novembre 2015 è partito. L’esposizione sarà visitabile da sabato 7 a lunedì 9 novembre 2015, dalle 10 alle 18.  Dopo i focus che abbiamo proposto nelle scorse settimane sulla fotografia e sul Novecento, ecco quello dedicato ai lotti di Arte Contemporanea. Il catalogo, curato dal capo dipartimento di Finarte Camilla Prini con la consulenza del critico d’arte Luca Beatrice,  comprende 122 lotti che saranno esitati in una tornata unica alle ore 18.00 dell’11 novembre.

Enrico Castellani Senza titolo (Superficie blu),1961 Inchiostro e cera su tela, 50 x 70 cm (con listello) € 300.000 - 350.000
Enrico Castellani
Senza titolo (Superficie blu),1961
Inchiostro e cera su tela, 50 x 70 cm (con listello)
€ 300.000 – 350.000

Le opere sono state divise in sezioni interne, che ricalcano altrettanti periodi della storia dell’arte più recente: Arte Astratta e Informale, Pop Art, Arte Povera e dintorni, Superfici Monocrome, Arte Cinetica e Programmata, Pittura Analitica e Scritture, Ritorno al Figurativo.

Andranno all’incanto opere quasi esclusivamente di autori italiani provenienti soprattutto da collezioni private italiane; molti dei lotti non sono mai stati presentati sul mercato o mancano da decenni.

Top lot è l’opera Senza titolo (Superficie blu) di Enrico Castellani, inchiostro e cera su tela del 1961 (300.000 – 350.000 euro), pezzo importante in perfette condizioni di una tonalità blu unica.

“Volevo che ciò che facevo fosse indiscutibile, non interpretabile. Qualcosa che è e basta. Così ho iniziato a intervenire sulla tela con il rilievo, sensibilizzando la superfcie con questi rilievi per renderla percettibile. Dietro la tela ci sono delle punte, sopra ce ne sono altre in senso negativo. Però ho agito in maniera impersonale, suddividendo la tela in parti uguali, creando un reticolo geometrico elementare; proprio perché un’imperfezione, un spostamento da un allineamento non creasse un turbamento in questo fare impersonale. Io non la modello la superfcie, io do dei punti di tensioni”.

È su tali principi che Enrico Castellani pone le basi della sua ricerca artistica dalla fine degli anni ’50, poi messa a punto nel decennio successivo. Superfci fesse ed estrofesse, regolate nelle loro variazioni dalle leggi della fsica, tele con toni monocromi da cui scaturiscono effetti di luce, piani pittorici ritmati, affrancati dal senso del limite e svelati nella loro infnita ripetibilità. Una relazione con lo spazio che le pone come elementi oggettuali capaci di interagirvi e ridisegnarne la percezione. Insieme a Piero Manzoni, Castellani fonda nel ’59 la rivista Azimuth, di cui usciranno due numeri e nello stesso anno la Galleria Azimut a Milano dove esporrà le sue prime opere a rilievo. È all’interno di quest’atmosfera di grande dinamismo culturale, sensibile agli stimoli del Gruppo Zero, che si colloca Senza titolo (Superfcie in blu), opera realizzata nel ’61 – momento decisivo per il suo percorso stilistico – dove l’artista interviene, come nei lavori di quel periodo, con un solo colore su tutta la tela.

“Il monocromo è l’unica occasione per la pittura di affermarsi e per distinguersi dagli altri linguaggi artistici. Ed è proprio su queste superfci che entra in gioco la luce connotandosi come altro elemento compositivo, defnendo volumi, piani, effetti di chiari e scuri, ampliando lo spazio pittorico del quadro”.

Per la sezione dedicata all’Arte Astratta e Informale  si segnalano opere di Novelli, Santomaso, Capogrossi, Vedova, Rama, Scanavino, un Senza titolo (1957) di Tancredi, già esposto nel 1967 nella monografica dedicata al pittore a Ca’ Vendramin a Venezia (50.000 – 70.000 euro) e con la stessa stima un olio su tela di Pietro Dorazio, While u wait, del 1965. In asta anche una ceramica di Lucio Fontana – Cavalli, del 1949-1950 – con range di stima d’asta tra i 20.000 e i 30.000 euro.

Per la sezione dedicata alla Pop Art si segnala un’opera del 1959 di Mario Schifano, Pittura, cemento su tela (60.000 – 80.000 euro) che fa parte di un breve ciclo di opere in cemento che Schifano realizza prima di affrontare i temi della pittura: un periodo molto raro e in buona parte ancora da riscoprire.

MARIO SCHIFANO (1934 - 1998) Pittura, 1959 Cemento su tela 190 x 130 cm Stima: 60.000 - 80.000 €
MARIO SCHIFANO (1934 – 1998)
Pittura, 1959
Cemento su tela, 190 x 130 cm
Stima: 60.000 – 80.000 €

Affascinante e maledetto, Mario Schifano è tra le figure di spicco della Pop Art italiana. La pittura vive con Schifano un nuovo corso, rinnovata e interpretata secondo una diversa visione, affrancata dal passato e proiettata in una dimensione del tutto contemporanea. Suoni, immagini tratte da riviste e televisione, parole, marchi pubblicitari, sono i fattori che alimentano la sua creatività e compongono il suo vocabolario espressivo. La pittura è per Schifano alla base della storia dell’avanguardia del XX secolo, con la quale rivela un’esplicita relazione: la serie Futurismo rivisitato reinterpreta l’immagine storica del gruppo futurista nello scatto fotografico del ’17 all’uscita da una serata di gala. Nel ’59 Mario Schifano, prima di affrontare i temi della pittura monocroma che lo renderanno famoso, si dedica a un breve ciclo di opere in cemento, che possono ricordare da vicino sia le superfici dei sacchi di Burri sia le esperienze scultoree di Giuseppe Uncini. Si tratta di un periodo molto raro e in buona parte ancora da riscoprire. Il paesaggio è un soggetto più volte affrontato da Schifano; inizialmente negli anni ’60 nel ciclo Paesaggio anemico, nel quale oltre l’elemento pittorico inserisce frammenti di materiali plastici, lastre di perspex fissate alla tela, mostrandosi sensibile alla contaminazione dell’era tecnologica, successivamente negli anni ’70 nella serie Paesaggio Tv, dove l’immagine assume i contorni di uno schermo a tubo catodico, per poi spingersi nel decennio successivo a estendere la rappresentazione a tutta la superficie del quadro, dalla tela alla cornice, impiegandosi su tele di grandi dimensioni. Negli anni ’90, ultimo periodo della sua produzione, Schifano supera la pura pittura dimostrando un interesse maggiore verso l’universo mediatico

Ben rappresentata anche l’Arte Povera, che negli ultimi anni sta realizzando risultati eccellenti all’estero. Oltre a opere di Kounellis, Calzolari, Boetti, Uncini e altri è presente Arlecchino di Michelangelo Pistoletto, serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio del 1981 (130.000 – 180.000 euro).

MICHELANGELO PISTOLETTO (1933) Arlecchino, 1981 Serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio 120 x 100 cm Firmato e datato sul retro in basso a destra Michelangelo Pistoletto 1981 ed. 2/8 riporta le scritte >Arlecchino< (Scultura '71) sul retro in basso a sinistra PROVENIENZA: Galleria Alessandro Bagnai, Firenze (etichetta sul retro) Galleria Centro Steccata, Parma (etichetta sul retro) Collezione privata Stima: 130.000 - 180.000 €
MICHELANGELO PISTOLETTO (1933)
Arlecchino, 1981
Serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio, 120 x 100 cm
Stima: 130.000 – 180.000 €

Nel settembre del ’67 Germano Celant presenta a Genova, alla Galleria La Bertesca, la mostra Arte Povera – Im Spazio. È l’affermazione di un nuovo percorso artistico, di un processo creativo in totale disaccordo con l’arte tradizionale, con i suoi strumenti espressivi e i suoi codici semantici. Sono i materiali semplici – legno, ferro, plastica, terra, stracci – a costituire l’alfabeto segnico del movimento dell’Arte Povera.

“Il processo linguistico consiste nel togliere, nell’eliminare, nel ridurre ai minimi termini, nell’impoverire i segni, per ridurli ai loro archetipi. Siamo in periodo di decultura. Cadono le convenzioni iconografche e si sbriciolano i linguaggi simbolici e convenzionali. (…) Tutto si riduce a “costruire” l’idea intuita. Lo sforzo è quindi portato all’intento di comunicarla mediante un medium che non conceda nulla all’ambiguità e all’apertura semantica. Ne deriva una fsicizzazione di un’idea, un’idea tradotta “in materia” (…) L’autore, ponendosi alla convergenza tra idea e immagine, diventa il vero protagonista dell’evento, si integra all’attualità e al divenire evolutivo delle sue idee. (…) La imitatio del mondo forse volge alla fine”.

Alla mostra debutto partecipano Boetti, Fabro, Kounellis, Paolini, Pascali e Prini, un anno più tardi, nel ’68, in occasione dell’esposizione organizzata alla Galleria de’ Foscherari di Bologna, si uniscono anche Anselmo, Ceroli, Merz, Piacentino, Pistoletto e Zorio, negli stessi anni seguono Calzolari, Cintoli, Mauri, Penone. Nel ’69 Harald Szeemann cura When Attitudes Become Form alla Kunsthalle di Berna e, oltre alle fgure chiave dell’arte concettuale europea, estende l’invito ai protagonisti del movimento poverista; è la consacrazione uffciale del gruppo, l’Arte Povera conquista il primo passo del successo internazionale.

In asta anche Nanda Vigo con due Cronotopo del 1965 (28.000 – 32.000 euro), al confine tra design e arte, che rientrano nel ciclo delle opere più emblematiche della sua produzione, e interessanti pezzi di Grazia Varisco, Dadamaino (Volume, 1960, 40.000 – 50.000 euro) Giorgio Griffa, Gianfranco Baruchello (Città di poeti in fase esplosiva, 1963, 20.000 – 25.000 euro). Per la sezione Scrittura si segnalano due Trascrizioni degli anni ‘70 di Irma Blank (una 3.000 – 5.000 euro, l’altra 5.000 – 7.000 euro).

 

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Finarte

 

Asta “Arte Contemporanea”
Mercoledì 11 novembre, ore 18

La Permanente via Filippo Turati, 34 Milano

Sede casa d’aste
Via Brera n. 8, Milano 20121
Tel. +39 02 36569100
Fax. +39 02 3656109
www.finarte.it
info@finarte.it

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