Colossale furto al Museo di Castelvecchio di Verona. Ieri sera (19 novembre 2015) sono stati rubati 17 dipinti (più uno danneggiato) da una banda di professionisti. Erano in tre e hanno commesso il furto probabilmente su commissione (si parla di possibili piste nell’est Europa) dopo aver immobilizzato la guardia giurata privata (una sola per un museo del genere e questo la dice lunga sulla tutela del nostro patrimonio) e la cassiera. La tela danneggiata è una tavola di Giulio Licinio, “Conversione di Saulo” che sarà presto restaurata. Spiega infatti la direttrice dei Musei civici Paola Marini: “Il danno al quadro di Licinio, che era vicino a quelli di Tintoretto, non è grave, sarà facilmente restaurabile. Dimostra però la brutalità con cui queste persone hanno agito”.
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Tra le 17 opere rubate cinque dipinti del Tintoretto: Madonna allattante, Trasporto dell’arca dell’alleanza, Banchetto di Baltassar, Sansone e Giudizio di Salomone. Le altre opere razziate sono: Dama delle licnidi di Peter Paul Rubens, Sacra famiglia con una santa di Andrea Mantegna, Ritratto maschile della cerchia di Jacopo Tintoretto; Ritratto di ammiraglio veneziano della Bottega di Domenico Tintoretto; Madonna della quaglia del Pisanello, San Girolamo penitente di Jacopo Bellini, Ritratto di giovane con disegno infantile e Ritratto di giovane benedettino di Giovanni Francesco Caroto, Porto di mare di Hans de Jode e Ritratto di Girolamo Pompei di Giovanni Benini.
L’autorità giudiziaria ha delegato il Nucleo Tutela Patrimonio Artistico dei Carabinieri a seguire le indagini. E per questo da Roma – a quanto si apprende – sono partiti il comandante del Nucleo e diverse altre figure professionali della sezione Antiquariato. Il valore delle opere rubate è compreso tra i 10 e oltre 15 milioni di euro (anche se Carlo Orsi, presidente dell’Associazione Antiquari Italiani, condanna “chi fa conti e butta lì cifre” ribadendo il valore inestimabile di capolavori fuori mercato).
Non si è fatto attendere il commento di Vittorio Sgarbi:
“Non escluderei un atto dimostrativo jihadista, perché questo furto è una vera e propria mutilazione di un museo al quale sono stati tolti 17 capolavori fondamentali della sua collezione”.
“La rapina è un vero disastro per l’arte italiana”.
“Solo un deficiente ruba quadri simili che sono invendibili – afferma Sgarbi – e questo lascia supporre che si tratti o di un furto messo a segno per chiedere riscatto, o di un atto dimostrativo di tipo jihadista, anche per la mutilazione fatta ai danni del Museo. Mi rendo conto che oggi è facile dirlo perché siamo suggestionati dai fatti di Parigi, ma non si può escludere. In ogni caso è certamente uno dei furti più gravi della storia dell’arte italiana”.
Silenzio assordante del Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini invece, come della maggior parte della stampa italiana.
La storia di alcuni furti eclatanti
Si deve risalire fino all’inzio del secolo scorso per la storia di uno dei furti più famosi della storia. Era l’agosto del 1911 quando fu rubata la Gioconda dal Louvre. La storia aveva avuto un gran clamore, tanto che alcuni hanno pensato che parte della fama del ritratto della Dama dal sorriso emblematico, sia proprio dovuta al suo furto. Questa storia, che tra i presunti colpevoli ha visto chiamare in causa anche Apollinaire, è diventata quasi leggenda, e nel corso del tempo film e fiction.
Risale a quarant’anni fa il furto di tre capolavori “La Muta” di Raffaello e “La Flagellazione” e la “Madonna di Senigallia” di Piero della Francesca, scomparsi dal Palazzo Ducale di Urbino nella notte tra il 5 e il 6 febbraio del 1975. Il quel caso fortunamente i Carabinieri riuscirono a scongiurare la tragedia. Le opere furono salvate in extremis, poco prima che i ladri, accortisi che rivenderle era impossibile, le distruggessero.
Ma gli assalti eclatanti nei musei non sono mancati nel secolo scorso. E molto spesso sono finiti male, con la perdita di dipinti dal valore inestimabile che dovrebbero appartenere all’Umanità.
Secondo Thomas D. Bazley, l’autore del libro “Crimini nel mondo dell’arte”, il 90% delle opere rubate non viene ritrovato perchè spesso i furti vengono compiuti dai dipendenti del Musei, magari in accordo con criminali banali, a volte ingaggiati da collezionisti senza scrupoli che mettono in pericolo l’integrità stessa delle opere dei loro desideri.
Quando vengono rubati dei dipinti di questo calibro, CHE SONO INVENDIBILI, ci si chiede come mai qualcuno si improvvisi a realizzare furti di questo genere. Forse per ottenere un riscatto.
Citiamo ad esempio – per ordine di tempo – una notizia di un furto tornato alle cronache pochi giorni fa: quello del “Ritratto di signora” di Klimt che fu rubato nel 1997 dalla galleria Ricci Oddi di Piacenza. All’inzio di novembre la Libertà (il quotidiano di Piacenza) ha diffuso la notizia che sembra che il dipinto si trovi all’estero e che sarebbero stati chiesti 150 mila euro per il suo ritrovamento.
Quest’estate sono state rubate ben 155 opere, per un valore complessivo di 125 mila euro dagli uffici del Palazzo della Regione di Bari. Valgono invece oltre 10 milioni di dollari le 22 opere rubate lo scorso marzo dal museo cinese del castello di Fontainebleau in Francia.
Andando più indietro del tempo, tutti ricorderanno quando nel 1991 ben 20 capolavori di van Gogh furono sottratti dal Van Gogh Museum di Amsterdam, tra cui anche i celebri ‘Girasoli’. Solo pochi anni prima, nel mirino era stato di nuovo il maestro olandese: “I mangiatori di patate” furono rubate dal Kraller-Muller Museum di Otterlo.
Negli anni Novanta una delle “scene del crimine” fu anche l’Isabella Steward Gardner Museum di Boston, dove i ladri portarono via opere di Rembrandt, Vermeer, Manet e Degas per un valore di circa 300 milioni di dollari
Uno dei furti più famosi degli ultimi anni invece risale al 2004, quando fu rubato nientepopodimeno che “L’Urlo” di Munch. In questo caso, come quello di ieri a Verona, è stato un vero proprio assalto commesso in piano giorno da persone armate che insieme all’opera iconica, anche una “Madonna”, sempre del pittore norvegese. Per la cronaca, un pastello de L’Urlo è stato venduito all’asta nel 2012 per 119,9 milioni di dollari.
Ma l’elenco potrebbe essere ancora lungo, queste che vi abbiamo raccontato sono solo alcune storie. Speriamo che per il furto al Museo di Castelvecchio il Comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (nato nel 1969) riuscirà a ritrovare questi capolavori, il cui valore secondo la direttrice dei Musei civici Paola Marini si aggira sui 10/15 milioni di euro.
Inoltre segnaliamo che è rimasta coinvolta anche una tavola di Giulio Licinio, ‘Conversione di Saulo’ che ha subito dei danneggiamenti: “Il danno al quadro di Licinio, che era vicino a quelli di Tintoretto – ha commentato la Marini – non è grave, sarà facilmente restaurabile. Questo dimostra però la brutalità con cui queste persone hanno agito”