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Storie di ordinaria beneficenza. Ecco la classifica dei cuori d’oro

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La famiglia Zuckerberg

Può darsi che un giorno Max Zuckerberg non sia proprio del tutto d’accordo con la scelta dei suoi genitori di lasciare il 99 per cento delle loro azioni in beneficenza, cioé quasi tutti i 45 miliardi che vale facebook, perché i figli sono fatti così, e molte volte non gli va bene niente di quello che fanno mamma e papà, soprattutto con i soldi che in teoria potrebbero essere loro.

Però, suo padre, Mark Zuckerberg, l’inventore del social network più famoso del mondo, e sua moglie Priscilla Chan hanno fatto davvero qualcosa di straordinario, anche se abbastanza in linea con la generosità dei nuovi miliardari, da Bill Gates a Warren Buffett. In una tenerissima lettera pubblicata sul suo profilo di facebook, Mark e Priscilla spiegano di aver preso questa decisione per inseguire un sogno, quello di un mondo migliore, cui aspirano, in fondo, tutti gli uomini di buona volontà: «L’obiettivo è aumentare il potenziale umano e promuovere l’uguaglianza». Per realizzare queste semplici paroline, hanno creato la Chan Zuckerberg Iniziative, la fondazione che avrà il compito di gestire tutto quel ben di dio. «Faremo la nostra parte e non solo perché ti amiamo, ma perché abbiamo una responsabilità morale di fronte a tutti i bambini della prossima generazione». Firmato: mamma e papà.

fb
L’incipit della lettera

Nella pagina di facebook, sopra alla lettera, c’è la foto di famiglia: belle facce e bei sorrisi. A volte, gli occhi parlano da soli. E meno male che i ricchi ogni tanto sono anche delle brave persone. Mark e Priscilla non sono gli unici Paperoni a privarsi di qualcosa di più degli spiccioli per aiutare il mondo.

Nella classifica sui miliardari più generosi, pubblicata da World Economic Forum, c’è tutto il pianeta in lungo e in largo, dall’America all’India passando per il mondo arabo. Manca solo l’Italia, ma nessuno se ne stupisce: da noi si tiene famiglia, in tutti i sensi, anche allargata, e i soldi non possono uscire di casa.

La beneficienza può avere espressioni diverse, e c’è anche chi lo fa solo per insegnare la lingua araba, finanziando appositi istituti, come Sulaiman bin Abdul Aziz al Rajhi.  Ma nella maggior parte dei casi, la finalità è sempre quella di aiutare i più poveri e i più sfortunati. Al primo posto di questa classifica c’è ovviamente Bill Gates, il cofondatore di Microsoft, che oltre a investire una gran parte del patrimonio nella sua fondazione, ha avviato da tempo anche la campagna Giving Pledge, per sensibilizzare i miliardari a donare un po’ della loro ricchezza negli aiuti umanitari. Andando a ritroso, comunque, al decimo posto c’è George Kaiser, presidente della Bok Financial Corp, che ha dirottato un terzo del suo patrimonio (vale a dire 3,3 miliardi su 9,3) alla fondazione di famiglia che si occupa di numerose cause assistenziali. Al nono, Eli Broad, figlio di immigrati sbarcati negli Anni Trenta in America, diventato un magnate di grandi imprese di costruzioni e assicurazioni, facendosi tutto da solo, gradino su gradino: ha creato due fondazioni che si occupano di cultura e ricerca. Quest’anno su 7,3 miliardi, ne ha donati 3,3.

Bill Gates
Bill Gates

Dopo si trova Carlos Scim Helù, l’uomo più ricco del Messico, con un patrimonio stimato di 60 miliardi: molti li investe per finanziare progetti di tutela ambientale e di sostegno alle famiglie latino americane immigrate negli Stati Uniti. Al settimo posto dei Paperoni con il cuore d’oro c’è Gordon Moore, tra i fondatori di Intel. Quest’anno ha donato cinque dei 6,5 miliardi del suo patrimonio per finanziare la ricerca medica e scientifica. Lo segue Sulaiman bin Abdul Aziz al Rajhi, magnate saudita delle banche che elargisce i suoi fondi agli istituti in lingua araba. Al quinto posto c’è Charles Francis Feeney, patron dei negozi di lusso da areoporto. Questo è un altro caso straordinario, perché le sue donazioni sono superiori addirittura al patrimonio, investite tutte per la causa dei diritti civili.

Eppure, viene considerato più generoso di lui Azim Premji, lo zar dell’It, che regala alla benficienza la metà del patromonio, affinché migliori l’educazione e lo studio nel suo Paese, l’India. Al terzo posto c’è George Soros: 8 miliardi su 25 per servizi sociali e formazione. Qualche anno fa era dato come possibile acquirente della Roma Calcio: evidentemente non l’ha ritenuto un investimento buono neanche per beneficienza.

Al secondo posto c’è Warren Buffett, che ha investuito il 35 per cento della sua ricchezza, cioé 21,5 miliardi, anche alla fondazione Gates, perché dice di fidarsi ciecamente del suo amico Bill. Lui, Bill Gates, è al primo posto: finanzia il potenziamento della sanità, la riduzione della povertà, la ricerca scientifica, l’accesso all’educazione e alle tecnologie.

In questa classifica, adesso dovrebbe entrare di prepotenza anche Mark Zuckerberg.

Certo, alla fine, chissà se stiamo meglio. A me sembra di no. E me lo sono chiesto anch’io, come mai con tutti questi miliardi di beneficienza la situazione del mondo non sembra migliorata neanche di una virgola. Ma poi ho preferito rispondermi che senza questi aiuti, sarebbe pure peggio.

Così almeno, con le domande la finiamo qui.

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