M. Night Shyamalan è tornato. In sala The Visit, il nuovo horror del regista di The Village e Il Sesto Senso.
Il regista del Sesto Senso, acclamato all’esordio, guardato con sospetto per i successivi film, e spernacchiato per quelli dopo ancora è sicuramente uno dei registi contemporanei più sottovalutati, o quantomeno incompresi. Il Sesto Senso era un gioiellino di equilibro formale in cui le performance dei due protagonisti –Bruce Willis e il bambino prodigio che vedeva la gente morta, Haley Joel Osment- sicuramente hanno contribuito al successo della pellicola. Ai tempi Bruce Willis era ancora Bruce Willis, poi pure s’è avviato sul viale del tramonto a passi lunghi e svelti; molti film, nessuno da ricordare.
Per M. Night Shyamalan già con il successivo Unbreakable – Il predestinato sono iniziati i problemi. Da lì il pubblico difatti ha iniziato pian piano a darsela a gambe. Il film era sicuramente un po’ troppo masturbatorio. La critica ha iniziato ad avere pareri discordanti.
Molto sottovalutate opere più riuscite come Sings e, soprattutto, The Village (probabilmente il suo capolavoro, che un giorno verrà rivalutato a pieno, ne siamo certi). Più deboli, ma altrettanto apprezzabili The Lady in The Water e l’hitchcockiano The Happening, che hanno però segnato la rottura definitiva dell’idillio tra Shyamalan e gli spettatori. La critica sempre più perplessa. Seguono L’ultimo dominatore dell’aria, indifendibile, e After Earth. Quest’ultimo non è così brutto come potreste pensare, ma è pur sempre un film su commissione (citofonare Will Smith); un po’ telefonato. Ma alla fine (e soprattutto durante) M. Night Shyamalan riesce sempre a riflettere sul senso del Cinema e del Racconto, rafforzando l’idea che sia un regista più intelligente che furbo.
In The Visit M. Night Shyamalan propone, come al suo solito in verità, un soggetto molto semplice, classico. Al centro della vicende troviamo la famiglia, alcune regole da (non) infrangere e le proprie paure da affrontare. C’è molto mestiere e molta ironia, il pubblico è condotto passo passo nell’inquietante vicende dai due nipotini in vacanza dai nonni. Questo The Visit è una sorta di Hansel e Gretel 2.0, tanto semplice quanto riuscito nei suoi meccanismi di suspance. Il metacinema è il linguaggio scelto dal regista per illustrare questa indagine sull’origine della propria famiglia condotta dalla protagonista, una ragazzina quindicenne, e dal fratellino. Fino a quando qualcosa di strano inizia a succedere.
Sono solo anziani, li rassicura la mamma in crociera, gli anziani a volte sono un po’ strani.
Se iniziano ad aggirarsi nudi di notte grattando le pareti o aggredendo per strada sconosciuti… Forse iniziano a essere un po’ troppo strani.
Il trauma della separazione genitore-figlio e il difficile processo di elaborazione del lutto e/o di un abbandono sono le tematiche che scorrono in tutto The Visit e, ad eccezione di un finale che non risparmia colpi bassi, sono trattate con un tocco leggero che suggerisce come Shyamalan si sia riappropriato della sua abilità nell’affrontare grandi temi attraverso storie di genere sapientemente riaggiornate.