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Il mio vicino Totoro: «un legame tra la profondità della natura e quella del cuore umano»

il mio vicino totoro

Il mio vicino Totoro: «un legame tra la profondità della natura e quella del cuore umano». Il 12 e il 13 dicembre al cinema il capolavoro del premio Oscar Hayao Miyazaki.

La fortuna di cui ha goduto e tuttora gode Il mio vicino Totoro ha valicato i confini della pellicola cinematografica, riflettendosi in mille citazioni e progetti di sostenibilità ecologica.il mio vicino totoro Il mio vicino Totoro è diventato non solo un’icona e un simbolo (per la precisione quello dello Studio Ghibli) ma uno dei principali capisaldi della cultura giapponese nell’immaginario popolare mondiale. Un film amato profondamente non solo dai bambini giapponesi (come ha dichiarato Isao Takahata cineasta e principale collaboratore di Hayao Miyazaki) ma da un pubblico molto più vasto in termini di latitudini e di età.

Uscito insieme al più doloroso (ma altrettanto magnifico) Una tomba per le lucciole, Il mio vicino Totoro nasce dalle sfumature emotive che ci muovono sin da bambini, quando passiamo dalla gioia più sfrenata alle lacrime di sgomento.il mio vicino totoro Il mio vicino Totoro possiede quell’aspetto stratificato e misterioso tipico della più bella foresta e, tra le caratteristiche della fiaba, la più preziosa: la capacità di farsi metafora utile a gestire le difficoltà, il dolore e le paure più profonde. Mei e Satsuki, arrivano nelle campagne di Sayama – città il cui nome si traduce in «seduta su una montagna» proprio come di solito fanno i troll. È interessante perché proprio dalla parola troll ha origine il nome «Totoro», storpiata dalla piccola Mei dopo averla letta su un libro di racconti – per stare più vicine alla madre, gravemente ammalata e ricoverata in un ospedale vicino. Giunte nella nuova casa, chiusa da tempo e forse infestata dagli spiriti, Mei e Satsuki faranno il loro ingresso nella zona liminale costituita dal bosco vicino.

Miyazaki ha sempre messo in chiaro la differenza fra il messaggio ecologico di Totoro e la sua motivazione misterica. Il regista di Nausicaä della Valle del vento dirà «c’è un legame tra la profondità della natura e quella del cuore umano, incomprensibile e misterioso, un legame che va tutelato», un’affermazione che definisce non solo Il mio vicino Totoro ma tutto il cinema di Miyazaki.

È quell’oscurità misteriosa che sin da piccoli cerchiamo di abbracciare, desideriamo illuminare e incontrare, a essere rappresentata dalla foresta di re Totoro. Mei si ritrova sul pancione della creatura che oggi tanto amiamo (a metà fra orso, castoro e scoiattolo), dopo aver seguito due spiriti più piccoli lasciare la casa appena rinfrescata per raggiungere, attraverso un sentiero (poi irrecuperabile dagli “adulti” Satsuki e papà), il mastodontico albero nel cui ventre riposa Totoro. il mio vicino totoroDurante la famosa scena dell’attesa alla fermata del bus, la stanchezza e la paura per le sorti del papà che tarda ad arrivare e quella sempre presente per la salute della mamma, stemperano la realtà in quella più sottile, atavica e oscura in cui regna Totoro.

Ammettiamo un brivido ogni qualvolta vediamo arrivare il Gattobus, col suo ghigno degno dello Stregatto di Lewis Carroll, le luci «materiche» dei suoi occhi, gli alberi che nell’oscurità si piegano al suo passaggio. Un momento di confine, come quello fra il sonno e la veglia, in cui Totoro ringrazia le due bambine per l’ombrello prestatogli, donando loro alcuni semi da piantare.

La foresta si fa porta e passaggio fra il mondo degli spiriti e quello fisico, fra la morte diafana e rarefatta nella pioggia e la vita pronta a trionfare, a esplodere in un albero gigantesco.

il mio vicino totoroIl mio vicino Totoro possiede anche un alone mortuario, evanescente ma in grado di mettere a disagio chi riesca a coglierlo. Nel film è confluito il ricordo della tubercolosi spinale che colpì la madre di Miyazaki quando questi aveva pressappoco l’età di Satsuki e Mei. In più è possibile raccogliere fin troppe assonanze fra la fiaba di Miyazaki e l’orribile incidente di Sayama, un delitto efferato che vide protagoniste proprio due sorelle.

Quest’afflato cimiteriale si costruisce come in tutti i film dello Studio Ghibli sulle sfumature – la capacità di muoversi non viste che Mei e Satsuki acquisiscono in compagnia di Totoro, la sparizione di una bambina nel lago, l’universo degli spiriti che sembra avere più di un’affinità con quello dei morti – e sull’esemplare lavoro del responsabile artistico Kazuo Oga, cui dobbiamo il perfezionamento sia dell’idillio rurale in cui è ambientata la storia e sia del percorso in notturna che affrontiamo sul Gattobus.

  • Il mio vicino Totoro uscirà per la seconda volta nelle sale italiane il 12 e 13 dicembre, successivamente sarà rilasciato sul mercato in una deliziosa edizione limitata in DVD e Blu-ray.

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