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Un delicato ricordo del grande fotografo Mario Dondero

mario dondero

Mario Dondero si è spento  a 87 anni il 13 dicembre 2015 a Fermo.
E’ stata una delle più originali figure del fotogiornalismo contemporaneo

 

Mario era una persona speciale, semplice e dolcissimo.
Quando stavi con lui, sapevi a che ora iniziava la serata, ma non sapevi mai come, dove e quando finiva.

Anche un viaggio in macchina da Milano a Fermo, tragitto e chilometri fissi, poteva con Mario diventare una vera incognita, ricca di sorprese e meraviglie.
Fermarsi in una locanda a caso, poco distante dall’autostrada, quella volta che andammo giù per definire i dettagli di una mostra, diventò una vera kermesse, una recita teatrale improvvisata, nella quale tutti i partecipanti, avventori come noi e personale del locale, divennero tutti insieme i protagonisti assoluti della scena.
Gli uni con gli altri con Mario a stimolare presentazioni e confessioni, a commuovere ed emozionare.
Mario tesseva le fila di quegli incontri basati sul semplice parlarsi, chiedersi, comunicare o, più umanamente sul guardarsi negli occhi per dirsi, silenziosamente, che siamo tutti speciali ed anche uguali, a prescindere da tutto.

Scambiare degli attimi, anche se casuali e fugaci, passati con sconosciuti in uno stesso locale, o al banco del bar per un caffè, diventava con Mario uno scambio che arricchiva tutti. Stare con Mario era terapeutico per chiunque lo incontrasse.Il sorriso, l’affabile ingenuità, rispetto e discrezione sono gli elementi che hanno caratterizzato il suo approccio fatto di disponibilità e cortesia, punto di forza della sua curiosità e della sua attitudine ad interessarsi della vita degli altri.

Quando cantava, poi, era irresistibile… Da bandiera rossa alle poesie in francese, il suo stile era seduttivo, surreale, appartenente ad un’altra epoca.
Mario era così, una persona vera, imprevedibile, timido e sincero, generoso.

Dopo l’esperienza da giovanissimo partigiano nella Brigata Val D’Ossola,  fuggitivo dopo l’arresto dei fascisti, a fine guerra frequenta il Bar Jamaica di Milano.
La vita agra narrata da Luciano Bianciardi nel 1962 è condivisa realmente con Mario ed è stato lui, non presentandosi in orario ad un appuntamento con un cliente, l’artefice dell’avvio alla carriera fotografica di Ugo Mulas che lo sostituisce improvvisandosi fotografo.
L’elenco dei personaggi ritratti è lunghissimo quanto unico: dagli amici Pier Paolo Pasolini, Laura Betti, Alberto Moravia, Dacia Maraini ai poeti e scrittori di tutto il mondo, tra cui del nascente gruppo Il Nouveau Roman nella famosa foto del 1959 davanti alla sede delle Editions de Minuit, Günter Gras, cantanti, politici, attori e moltissime persone comuni.

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Il Nouveau Roman

Era presente ad Atene nel 1968 al processo contro Alekos Panagoulis durante la dittatura dei colonnelli. A Parigi nel 1968 e nel 1973 quando la figlia di Salvador Allende annunciò al mondo la morte del padre. In Portogallo e a Londra raccontò le inquietudini sociali, le guerre in Africa. Era anche a Berlino nei giorni della caduta del muro, quando  la città divisa iniziava ad omogeneizzarsi.

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LA FIGLIA DI SALVADOR ALLENDE LEGGE A PARIGI LA SERA DEL 13 SETTEMBRE 1973 L’ANNUNCIO DELLA MORTE DEL PADRE

Mario non ha mai mancato l’appuntamento con la Storia.

Amava fotografare tutti. La fotografia per Mario – che si sentiva giornalista, narratore e non certo fotografo-  era il grimaldello per avvicinarsi agli altri.  Spessissimo regalava le sue foto a chiunque ne manifestava interesse o si era reso disponibile ad un ritratto o ad un sorriso.

I suoi miti dichiarati erano per la fotografia Robert Capa, nel calcio Diego Milito.

dondero milito

 

Il suo è stato un impegno sociale, mai tradito.
Comunista alla vecchia maniera. Forse per questo non è mai stato in America.

Mario Dondero

Ha trascorso una vita come la voleva lui, sempre in viaggio, sempre in cerca di qualcosa da raccontare.
Una sera che lo incontrai a Milano per caso in un clima nebbioso e freddissimo. Mi chiese gli orari dell’ultimo treno per Genova dove voleva andare “assolutamente”.
Non c’era verso di fargli cambiare idea. Lui era già nel viaggio.

Questo saluto mi commuove profondamente, vorrei abbracciarlo “fortissimamente” per questo suo ultimo viaggio.
Perdiamo tutti un amico, di quelli veri, e un grande fotografo, dei pochi.

Ciao Mario,
grazie di tutto

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