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Caso Cucchi. Ilaria pubblica la foto del carabiniere. Il dolore di un’intera nazione

Ilaria Cucchi - ArtsLife

CUCCHI: PERITI CORTE ASSISE CHIEDONO PROROGA ACCERTAMENTO

Il caso Cucchi continua a occupare le cronache. Dopo le esclusive del Corriere.it sulle conversazioni intercettate sui carabinieri (in borghese durante l’arresto di Stefano) presunti colpevoli del suo pestaggio e della sua morte, ora la sorella Ilaria -che da sempre denuncia le inadempienze della giustizia italiana e dei politici primo tra tutti Ignazio La Russa– ha pubblicato sulla sua bacheca Facebook una foto di uno dei carabinieri presunti responsabili del selvaggio pestaggio di suo fratello. Ed ha aggiunto ulteriori post con delle informazioni sui presunti depistaggi dell’Arma nel corso delle indagini. Noi di ArtsLife crediamo sia giunto il momento di un intervento preciso da parte delle Autorità competenti per mostrare a tutto il mondo che l’Italia è un Paese civile e che l’arresto di una persona che compie un reato non può avvenire in queste modalità, ossia passare impunemente nelle mani di persone rozze e ignoranti. L’Arma dei Carabinieri è una delle istituzioni storiche più amate e straordinarie dell’Italia. Per questo deve essere in grado di intervenire a tutti i livelli e a qualsiasi grado per punire tutti coloro che vestendo questa presigiosa divisa potrebbero aver attuato dei presunti comportamenti in grado di infangarla. E’ tutta l’Italia che soffre in questa triste storia.

Ecco di seguito il comunicato integrale dell’Ansa.

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Cucchi - ArtsLife
Il post su Facebook pubblicato poco fa da Ilaria Cucchi che mostra una foto di uno dei Carabinieri che avrebbero pestato a morte suo fratello

NOTIZIA ANSA
“Ilaria Cucchi pubblica su Facebook la foto di uno dei carabinieri indagati per la morte del fratello, Stefano, e scoppia il caso. L’immagine postata sul social network vede il militare in costume da bagno, mentre posa sorridente per un fotografo a petto nudo tra gli scogli e con il fisico ben in mostra. Una foto che la stessa Ilaria commenta così: “Volevo farmi del male, volevo vedere le facce di coloro che si sono vantati di aver pestato mio fratello, coloro che si sono divertiti a farlo. Le facce di coloro che lo hanno ucciso. Ora questa foto è stata tolta dalla pagina. Si vergogna? Fa bene”.

Puntuali sono arrivati i commenti contro il militare indagato, con qualcuno che ha anche proposto una ronda anti-carabiniere. Ma a smorzare i toni è stata la stessa Ilaria Cucchi che un paio d’ore dopo ha invitato tutti a moderare i termini. “Non tollero la violenza, sotto qualunque forma – ha scritto -. Ho pubblicato questa foto solo per far capire la fisicità e la mentalità di chi gli ha fatto del male ma se volete bene a Stefano vi prego di non usare gli stessi toni che sono stati usati per lui. Noi crediamo nella giustizia e non rispondiamo alla violenza con la violenza. Grazie a tutti”.

Fonte: Ansa.it

Ed ecco le toccanti parole di Ilaria Cucchi, dopo aver ricevuto tante telefonate da colleghi di ogni testata:

Sto ricevendo numerose telefonate anche di giornalisti su questa fotografia.
La prima domanda che mi pongo è: se fosse stato un comune mortale, cioè non una persona in divisa, non ci si sarebbe posto alcun problema. La cronaca nera e piena di ‘mostri’ rei o presunti tali di efferati ed orrendi delitti sbattuti in prima pagina.
Sto passando le mie giornate ascoltando quelle intercettazioni. Leggo sul sito del Fatto Quotidiano le infamanti ricostruzioni del mar. Mandolini che si permette di offendere me e la mia famiglia raccontando le sue presunte verità dopo aver taciuto per sei anni e dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere di fronte ai pubblici ministeri.
Non sono ipocrita. Questa foto non è uno scatto rubato in violazione della privacy del soggetto ritratto ma è stata addirittura postata dallo stesso sui social network. Questa foto io non l’avrei mai pubblicata ma l’ho fatto solo perché la ritengo e la vedo perfettamente coerente col contenuto dei dialoghi intercettati e con gli atteggiamenti tenuti fino ad oggi dai protagonisti. Per sei anni si è fatto il processo a Stefano e a noi membri della sua famiglia.
Il mar. Mandolini incurante di quanto riferito sotto giuramento ai giudici sei anni fa e non curandosi nemmeno della incoerente scelta di non rispondere ai magistrati ha avviato un nuovo processo a Stefano e a noi, che abilmente sarà di una violenza direttamente proporzionale alla quantità di prove raccolte contro di loro dai magistrati. E quindi io credo che non mi debba sentire in imbarazzo se diventeranno pubblici anche i volti e le personalità di coloro che non solo hanno pestato Stefano ma pare se ne siamo addirittura vantati ed abbiamo addirittura detto di essersi divertiti. Di fronte al possibile imbarazzo che qualcuno possa provare pensando che persone come queste possano ancora indossare la prestigiosa divisa dell’arma dei carabinieri io rispondo che sono assolutamente d’accordo e condivido assolutamente questo imbarazzo. Ma non è un problema o una responsabilità di Stefano Cucchi o della sua famiglia. Non è stata una scelta di Stefano Cucchi quella di subire un ‘violentissimo pestaggio’, come lo hanno definito i magistrati, per poi morirne. Non è stata una scelta della famiglia Cucchi quella di essere processata insieme al loro caro per sei anni.
Quella di avere invece pestato Stefano è stata una scelta degli autori del pestaggio.
Quella di nascondere questo pestaggio e di lasciare che venissero processato altri al loro posto è stata una scelta di altri. Così come quella di farsi fotografare in quelle condizioni e di pubblicarla sulla propria pagina Facebook è stata una scelta del soggetto ritratto.
Io credo che sia ora che ciascuno sia chiamato ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Accollandosene anche le conseguenze. E il fatto che questo qualcuno indossi una divisa lo considero un aggravante non certo un attenuante o tanto meno una giustificazione.

E ancora Ilaria ha scritto:

«Non rispondiamo alla violenza con la violenza»

«Non tollero la violenza, sotto qualunque forma. Ho pubblicato questa foto solo per far capire la fisicità e la mentalità di chi gli ha fatto del male ma se volete bene a Stefano vi prego di non usare gli stessi toni che sono stati usati per lui. Noi crediamo nella giustizia e non rispondiamo alla violenza con la violenza. Grazie a tutti».

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3 Commenti

  • Gentile Paolo, stiamo dicendo la stessa cosa, ma lei si concentra sulle mele marce, mentre io mi chiedo come mai l’Arma dei Carabinieri sia così lenta, addirittura restia, sembrerebbe, a eliminare le mele marce al primo sentore di puzza. I casi di carabinieri-mele-marce mi pare aumentino ogni anno e non sento parlare delle risoluzioni prese, nei vari casi, dai Generaloni che comandano. Forse cercano di farlo in silenzio? Ma per dar tranquillità agli italiani sulla integrità “strutturale” dell’Arma occorre che siano informati su COME vengono tutelati dall’Arma i loro diritti (pestare uno fino ad ammazzarlo, se tutto vero, è un atto abominevole e degno dei barbari, anche quando si trovano di fronte a delinquenti ripugnanti). Se ho bisogno dei CC non è che poi mi capita la mela marcia di turno ed alla fine sono io che ci rimetto? Io non voglio un’Italia stile U.S.A. dove i poliziotti (neo-sceriffi del far-west) quando vedono un nero prima gli sparano 16 colpi (per essere sicuri di averlo fatto fuori) e poi si danno da fare per coprire l’omicidio commesso. Mi piacerebbe vedere le forze dell’ordine su macchine col pieno di benzina, con divise nuove e ben tenute, con uffici ampi e puliti (ho visto una volta una stazione dei CC e non capisco come possano non morire di tifo, colera etc etc tanto era lercia!), reperendo i soldi eventualmente tagliando i generosi stipendi dei Generaloni di cui sopra. Ovvero, polizia (in generale) ben pagata e con tutti gli strumenti necessari, che tutela i diritti di tutti, per vivere in un’Italia sempre migliore (con i delinquenti in galera a scontare tutta la pena loro comminata per le loro colpe!).

  • Incita alla violenza chi è stato leso negli affetti fin a vedere un fratello assassinato? Io invece penso a come mai questa gentaglia faccia parte dell’Arma e come mai l’Arma stessa non li abbia denunciati all’opinione pubblica, espulsi, etc.. La sorella incita solo a fare pulizia!
    Siamo ancora nel campo delle ipotesi, ma il marcio sta saltando fuori pian piano dopo anni e anni ed anche questi ritardi inspiegabili nel trovare i colpevoli mi paiono davvero preoccupanti. Neanche dei Carabinieri ci si può più fidare?

    • certo che ci si può fidare dei Carabinieri! ci mancherebbe altro!! stiamo parlando di una istituzione storica e straordinaria del nostro Paese. purtroppo chiunque può sbagliare. l’importante è che gli errori vengano individuati e sanzionati dalle Autorità competenti. Chi veste una divisa così prestigiosa deve seguire la legge ed essere al servizio della collettività e non dei propri impulsi, come i criminali.

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