Nella botte piccola c’è il vino buono
Tra le principali regole per scrivere un buon articolo c’è quella di non iniziare mai con una frase fatta, ma scusate se non ho resistito alla tentazione.
Franco Durelli, classe 1950, pittore romano per un metro e sessanta circa di altezza.
Sant’Oreste, comune romano, 3.800 abitanti circa.
“Due botti molto piccole per un vino molto buono”.
Durelli è un personaggio che difficilmente si può riassumere in poche righe, viste le numerose esperienze accumulate nel corso della sua vita: Artista, docente e politico, sembrerebbe quasi l’identikit di un austero e pericoloso intellettuale.
Niente di più sbagliato. L’artista, infatti è un mix tra l’estro di Dalì, la cultura di Pasolini e il linguaggio der Monnezza. Nel corso di una giornata in sua compagnia gli argomenti spaziano dai “giganti” che l’hanno accompagnato durante il suo percorso artistico, all’evoluzione del suo stile pittorico in relazione alle sue esperienze di vita, fino alle storie vissute con i ragazzi di borgata a cui ha trasmesso l’amore per l’arte.
Si dice che “il diavolo si nasconde nei dettagli” … ops! ci sono cascata ancora, ma in pochi hanno l’attenzione per il dettaglio che Durelli dedica all’estetica, dai pandan nell’abbigliamento fino alla struttura delle sue opere.
Se avete voglia di conoscere i suoi lavori più recenti avete tempo fino al 31 gennaio per recarvi al Museo di Palazzo Caccia a Sant’Oreste. Ad accogliervi una raccolta di quadri in cui la figura umana della prima produzione ha lasciato spazio alla sua ricerca dell‘ “Altra” arte, così come la intendeva Tapiè.
Durelli qui si esprime con un’attività gestuale su fogli riciclati, i supporti utilizzati sono infatti carte tipografiche e prove di stampa di artisti come Brindisi, Calabria e Sughi. Qui l’artista da una nuova vita a fogli che altrimenti avrebbero fatto una fine immeritata.
Il suo lavoro procede su livelli, che sovrapponendosi creano figure informali, seppure l’artista non abbandoni mai completamente un’immagine, che sembra nascondersi tra i vari strati di colore. Ma ancora più suggestivo è il processo di decostruzione che Durelli compie attraverso strappi e tagli che diventano la base di nuovi interventi di colore fino ad arrivare al suo personale e appagante punto di equilibrio.
Se avete colto l’essenza del personaggio e sarete fortunati, non vi sarà difficile individuarlo all’interno del museo. Se deciderete invece di non visitare la sua mostra sappiate che prima o poi ve lo ritroverete seduto accanto in un’osteria e vi dirà che AVETE FATTO BENE!