La Fondazione Prada dedica la prima personale italiana all’artista-curatrice Goshka Macuga. Nell’edificio di Rem Koolhaas va in scena un viaggio a tinte forte nella storia dell’umanità: fra suggestioni primordiali e scenari apocalittici, tributi ai grandi pensatori del passato e profezie su robot post-futuristici.
L’arte totalizzante di Goshka Macuga
Polacca di nascita ma inglese d’adozione, Goshka Macuga ha fatto della arte una missione esistenziale: autrice, curatrice e collezionista. Dopo la nomina al Turner Prize e rassegne presso prestigiosi musei internazionali, Ms Macuga sbarca in Italia e firma l’ultima fatica della Fondazione Prada: “To the Son of Man Who Ate the Scroll”.
Il titolo della mostra si ispira a un passo dell’Antico Testamento (“Al figlio dell’uomo che ha mangiato la pergamena”, Ezechiele 2,1-3,9) e anticipa un percorso intriso di allusioni letterarie e riferimenti culturali, volto a certificare l’arte come memoria collettiva.
Flusso di coscienza di un androide solitario
Echi cosmici e suggestioni oniriche trasformano il Podium in un universo proiettato in un futuro primordiale. I capolavori di Alberto Giacometti e Lucio Fontana dialogano con le opere di Robert Breer e Lee Byars, facendosi pianeti di un sistema solare con al centro un androide post-umano. Nel silenzio dell’introspezione una voce robotica si fa interprete di un collage di discorsi elaborati dai maggiori pensatori della storia, per un decalogo della conoscenza umana.
Il genoma della conoscenza
Il viaggio nei meandri del sapere attraversa diverse sfere sensoriali, dando vita a inattesi cortocircuiti. Così quegli stessi intellettuali che nel Podium avevano prestato le loro idee all’androide parlante, nella Cisterna si fanno protagonisti di un’istallazione di grande impatto visivo.
73 volti interconnessi da barre metalliche tracciano una mappatura della conoscenza: da Albert Einstein a Sigmund Freud, da Martin Luther King a Karl Marx, da Giordano Bruno a Mary Shelley.
L’arte come memoria del futuro
Al piano superiore a sorprendere è un istallazione robotica, frutto del sodalizio creativo fra la stessa Maguga e l’artista francese Patrock Tresset. Cinque tavoli ricoperti da oltre nove metri di carta documentano l’evoluzione umana, attraverso sculture, raffigurazioni e schizzi, ma anche reperti archeologici e formule matematiche.
Lasciate alle spalle le opere del passato, nell’ultima scrivania i robot continueranno a disegnare per tutta la durata della mostra. Insomma, l’arte è già memoria del futuro che verrà.
INFORMAZIONI UTILI
GOSHKA MACUGA: TO THE SON OF MAN WHO ATE THE SCROLL
4 Feb – 19 Giu 2016
Fondazione Prada
MILANO
LARGO ISARCO, 2
20139 MILANO
T. +39 02 5666 2611
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