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Io non mi lascio fregare. Contro l’indifferenza sul furto al Museo di Castelvecchio

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Io non mi lascio fregare

Era il 21 agosto del 1911 quando un giovane italiano di nome Vincenzo Peruggia, che all’epoca viveva a Parigi, con la Gioconda sotto il cappotto uscì indisturbato dal Louvre e tornò a casa. Una storia che, a pensarci, ci lascia sbalorditi anche oggi. Com’è stata possibile tanta trascuratezza in un Museo come il Louvre? In che misera condizione di sicurezza verteva al tempo?

Sono passati poco più di cent’anni e l’impatto della notizia di un altro furto eclatante è stato completamente differente. Già dimenticato. A Verona, lo scorso 19 novembre 2015, presso il Museo di Castelvecchio tre malfattori hanno rubato 17 opere d’arte, tra le quali dipinti di Jacopo Bellini, Pisanello, Giovanni Caroto, e inoltre Andrea Mantegna, Tintoretto e Rubens.
Ma questo furto ha suscitato indignazione “a termine”: sono passati solo pochi mesi e l’indignazione ha lasciato spazio all’indifferenza.

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Recentemente, però, uno strano fenomeno sta colorando le strade italiane: le opere d’arte rubate a Verona stanno comparendo tra le facciate dei palazzi, come se non volessero essere dimenticate. Nessuna firma, solo un hashtag: #IoNonMiLascioFregare.

Si tratta di un’iniziativa di un gruppo di artisti partita da Facebook e poi diffusa attraverso il web e il passaparola. L’intento è di sensibilizzare il pubblico, non solo riguardo all’enorme perdita che questi pezzi inestimabili del nostro patrimonio artistico e culturale comportano, ma anche quello di mostrare lo scarso interesse per la tutela di quello che è il nostro passato da parte delle istituzioni. E a questo proposito abbiamo intervistato il portavoce di questo progetto, Bruno Milfo.

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Io non mi lascio fregare

Chi è Bruno Milfo?
Sono un tipo un po’ schizofrenico, con tante personalità diverse, dipingo, scrivo, agito, faccio cose… e nel mentre Luther Blisset me spiccia casa.

Cosa pensate di quanto accaduto a Verona?
Pensiamo che sia un danno ricaduto tutto sulla testa della gente normale, quella che vive per garantire un futuro per le persone che ama, ma che così gliene garantirà un pezzo in meno.

Cosa vi ha spinto a ripresentare i 17 quadri del furto di Verona in veste di opere urbane?
Ciò che è successo a Verona è terribile, ma ciò che è successo nei giorni a seguire è anche peggio, quel silenzio, quell’attenzione a scadenza brevissima su un fatto del genere racconta un’Italia che non sa godere della sua bellezza e che sceglie di farsi fregare, non ritenendo il suo patrimonio artistico un bene comune da conservare e lasciare ai propri figli.

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Io non mi lascio fregare

Chi sono gli artisti che prendono parte al progetto?
Chiunque può partecipare, non c’è una selezione all’ingresso né un biglietto da pagare, il nostro è un appello aperto a tutti gli artisti di buona volontà senza fare distinzione tra artisti affermati ed emergenti, tra street artist o “artisti da cavalletto”, siamo tutti invitati a far sentire la nostra voce, la voce di chi in un modo o nell’altro continua a creare ricchezza nonostante tutto.

Cosa pensate di ottenere con questa iniziativa?
Vogliamo rendere evidenti le condizioni di degrado dei luoghi pubblici della cultura. Vogliamo aprire gli occhi e dire che l’ignoranza la si crea trascurando i luoghi che sono di tutti, abbandonando questi spazi e chi vi lavora, decidendo che a nessuno interessi più di tanto un’opera di Tintoretto e quindi decidendo che nessuno debba sentire tale opera parte della sua identità, del suo sapere, della sua esistenza. Se ci tolgono le cose da davanti agli occhi, noi crediamo occorra invitare la gente a usare meglio il proprio sguardo e per farlo mettiamo cose nuove in giro, con la gioia del creare insieme e l’invito a vivere la nostalgia di cosa ci hanno rubato e a non riporre le cose belle nel dimenticatoio.

Come pensate di riuscire ad ottenerlo?
Anche attraverso questa intervista nella speranza che dal passaparola qualcuno in alto cominci a sentire una vocina che gli suggerisca che il consenso passa anche attraverso la capacità di tutelare e valorizzare il nostro patrimonio culturale, che non è solo il nostro passato ma qualcosa che vogliamo vivere anche domani.

Fenomeno tutto romano, oppure aperto all’intero territorio nazionale?
Assolutamente aperto a tutti, anzi in contemporanea a Roma si sono già mossi a Lecce, Firenze, Napoli e siamo in attesa di novità da Taranto, Benevento, Palermo, Milano, Torino, Verona…

Il vostro pensiero sulla situazione dei beni culturali in Italia?
Crediamo che il degrado non sia per strada, sui muri, tra le scritte, ma nel sistema che dovrebbe tutelare un patrimonio inestimabile, unico al mondo, che dovrebbe farci sentire felici e fortunati ogni giorno di essere italiani.

 

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Io non mi lascio fregare

Posso azzardare a indovinare qualche autore delle opere?
Vuoi i nomi? Te li faccio io: Tintoretto, Benini, Caroto, Bellini, De Jode, Mantegna, Pisanello, Rubens

Ok, torniamo seri, perché l’anonimato?
Perchè loro (la Tintoretto crew) non possono parlare per noi, noi invece sì e poco importa se le opere possono essere facilmente o meno riconducibili a chi le ha riprodotte a noi interessa che si torni a parlare di Tintoretto & co.

Pensate che la street art riesca ad avere un peso sull’opinione pubblica?
La street art e’ tante cose diverse ma sempre di arte si parla ed è l’arte che deve avere un peso sull’opinione pubblica

 

Saluto e ringrazio Bruno Milfo per la sua simpatia e la sua disponibilità, ma, v’invito a guardarvi intorno quando passeggiate per le vie delle vostre città, potrebbe esserci una di queste opere rubate che cerca di farsi notare per non essere dimenticata.

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