Al PAC di Milano, nel contesto della settimana della moda, Tod’s rende merito al Made in Italy e sottolinea la nobiltà del lavoro artigianale – che non a caso è etimologicamente legato al concetto di arte – tramite la performance VB Handmade di Vanessa Beecroft, prima dell’apertura della sfilata del brand principe del gruppo di Diego Della Valle.
L’intenzione è quella di sottolineare l’importanza di quel verbo, “Made“, restituendolo alle mani ed alla maestria dell’uomo. E, con l’opera della Beecroft, Della Valle intende anche lanciare un messaggio ai giovani, per avvicinarli a un lavoro importante – quello dell’artigiano – spesso sottovalutato.
Abbiamo rivolto alcune domande all’artista.
La moda ha da sempre guardato all’arte come fonte di ispirazione per trarre suggestioni da coniugare poi negli abiti. La reciprocità del rapporto, tranne in casi particolari come quello dei futuristi, non è mai stata particolarmente garantita, se non da eccezioni splendide, come è anche la sua. Quali sono i motivi forti per cui la moda può diventare elemento chiave per un’opera d’arte?
Si tratta del concetto che sta dietro alla scelta di un designer. Un esempio potrebbe essere Yves Saint Laurent che, nel creare un’immagine di donna diversa, le attribuisce dei nuovi valori. Non si tratta di una considerazione estetica, ma di qualcosa che comporta cambiamenti stilistici che sono simili a quelli che fa l’arte nell’arte. Quando le due operano in modo simile, che è quello secondo me di partire da un concetto che rivoluziona la società, allora l’arte e la moda si avvicinano. Ed è quello che ho fatto io stessa in questo lavoro: non ho pensato a un’estetica, prima ho pensato alla pelle, alla seconda pelle di una donna, all’operato di avvolgerla, di trafiggerla con degli aghi, e dal concetto è nata poi la forma. Quando la moda è a sua volta così radicale si può avvicinare all’arte.
La storia dei tableau vivant si rinnova costantemente, sin dal diciannovesimo secolo, ed è sempre attuale, andando di pari passo con l’evoluzione delle arti, della pittura, della fotografia e del teatro. Quali sono i suoi riferimenti più importanti?
La verità è che i miei riferimenti sono le pitture del rinascimento: non ho avuto immediati riferimenti di performers perchè sono sempre troppo… performativi. I miei riferimenti sono sempre state le immagini fisse, non potendo riprodurle con la pittura le ho realizzate con gli esseri umani.
L’aspetto effimero delle performance sembra essere più coerente, rispetto ad altri media da lei usati (scultura, fotografia, video…) nel coniugarsi ad un mondo che si tende a definire altrettanto effimero com’è quello della moda.
Ma l’arte per definizione non dovrebbe eternare?
Lo so, è una questione che mi sono posta. Il problema è nato dal fatto di credere di non riuscire a riprodurre con la pittura o la scultura ciò che trovavo immanente in una donna, nella figura femminile. Quindi per un certo periodo ho utilizzato la fotografia, che però non mi appartiene, dato che non sono una fotografa: l’ho fatto per poter ovviare all’assenza della performance una volta che se ne è andata – a parte, chiaramente, la forza della memoria – cercando di compensare con fotografie, disegni, pittura, ed oggi sculture in marmo. Ora mi trovo in un momento in cui sto cercando di capire se io possa allontanarmi dalla performance e concentrarmi finalmente sulla pittura. Dopo aver passato vent’anni in cui mi sono occupata prevalentemente di mostrare gli aspetti sociali, potrei adesso dedicarmi invece solo all’arte, e quindi alla forma, alla bellezza, al colore, all’estetica. Questo sarebbe un lusso che non mi sono ancora permessa.
Cosa si è risposta?
Ancora non lo so. Addirittura due giorni fa mi sono detta “adesso chiudo lo studio” perché ho l’impressione di non aver mai avuto il tempo prolungato di chiudermi in uno studio; forse da qui scaturisce il conflitto che poi genera questo tipo di opere e non la pittura.
La collaborazione con Tod’s, come è nata?
La collaborazione è nata in un momento molto critico perchè non avevo molto tempo a disposizione e non sapevo se ce l’avrei fatta. Ma Diego Della Valle è una persona che conosco per la sua sensibilità all’arte, e mi sono detta che quindi avrebbe capito il lavoro di un’artista. Ho anche chiesto dei consigli, ad esempio a Franca Sozzani che mi ha detto “fallo, sarai capita, non avere paura”. Mi preoccupava non riuscire a fare una cosa abbastanza buona in poco tempo. Ma ho avuto il conforto di persone che conoscono la famiglia e che hanno garantito la protezione intellettuale: questo mi ha dato molto coraggio.