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Sulla Croce. Il simbolo universale della sofferenza tra arte e mistero

Yves Klein Ex voto dedicato a Santa Rita da Cascia 1961 pigmento puro, foglia d’oro, lingotti d’oro e manoscritto in teca di plexiglas 14 x 21 x 3,2 cm Monastero di Santa Rita, Cascia © Yves Klein, ADAGP, Paris / SIAE Milano, 2016 Yves Klein Ex voto dedicato a Santa Rita da Cascia 1961 pigmento puro, foglia d’oro, lingotti d’oro e manoscritto in teca di plexiglas 14 x 21 x 3,2 cm Monastero di Santa Rita, Cascia © Yves Klein, ADAGP, Paris / SIAE Milano, 2016
Medardo Rosso Bambino ebreo 1893 cera su gesso h. 25 cm Courtesy Amedeo Porro Fine Arts, Lugano Photo: Courtesy Amedeo Porro Fine Arts, Lugano
Medardo Rosso
Bambino ebreo
1893
cera su gesso
h. 25 cm
Courtesy Amedeo Porro Fine Arts, Lugano
Photo: Courtesy Amedeo Porro Fine Arts, Lugano

Sulla Croce. Il simbolo universale della sofferenza al centro della mostra tematica allo Spazio -1, sede della Collezione Giancarlo e Danna Olgiati. Una selezione di opere, provenienti proprio dalla Collezione Olgiati, da prestiti museali e da altre collezioni private, che spaziano dal Seicento ai giorni nostri, attraverso le quali indagare la complessità e il mistero del simbolo della Croce nell’arte.

Documentata fin dall’antichità più remota la Croce è, tra le figure geometriche, il terzo simbolo fondamentale (dopo il cerchio e il quadrato). Nel Cristianesimo ha successivamente assunto diverse raffigurazioni e significati: il Crocefisso, il Cristo, il Verbo, la Seconda Persona della Trinità. Tramite un approccio dichiaratamente laico e, al contempo, rispettoso della dimensione del Sacro, l’esposizione propone opere di artisti che, in diverse epoche, con diverse attitudini filosofico-religiose e differenti linguaggi, hanno affrontato il tema della sofferenza umana.

Yves Klein Ex voto dedicato a Santa Rita da Cascia 1961 pigmento puro, foglia d’oro, lingotti d’oro e manoscritto in teca di plexiglas 14 x 21 x 3,2 cm Monastero di Santa Rita, Cascia © Yves Klein, ADAGP, Paris / SIAE Milano, 2016
Yves Klein
Ex voto dedicato a Santa Rita da Cascia
1961
pigmento puro, foglia d’oro, lingotti d’oro e
manoscritto in teca di plexiglas
14 x 21 x 3,2 cm
Monastero di Santa Rita, Cascia
© Yves Klein, ADAGP, Paris / SIAE Milano, 2016

Le opere selezionate per la mostra – dipinti, fotografie, bassorilievi e sculture – attraversano tutto il ‘900 fino ai giorni nostri, con due presenze radicate in un passato influenzato differentemente dalla dottrina cattolica, quello del primo seicento bolognese e quello ticinese di un secolo più tardi. Il pregevole dipinto del pittore ticinese Giovanni Orelli Gesù dormiente sulla Croce (1742 ca.) ci introduce ad un’iconografia molto peculiare, un Bambin Gesù addormentato come deposto delicatamente sulla Croce, un evidente memento mori dove la drammaticità dell’evento è resa ancor più delicata dal candido incarnato. Tale sofferta immagine fa da contraltare al San Sebastiano alla colonna del pittore bolognese Ludovico Carracci databile ai primissimi anni del ‘600. Un dipinto che ci mostra il martire nella sua iconografia classica, prevalentemente concentrata, sul supplizio delle frecce cui il martire venne sottoposto.

Procedendo nel percorso espositivo, un prezioso ambiente vede al suo interno dialogare quattro importanti opere di due maestri del ’900, Medardo Rosso e Lucio Fontana. Del primo è presente in mostra il Bambino ebreo (1915), struggente e sconsolata testa di bimbo che più di un ritratto ci appare come uno stato d’animo. Un bambino, l’immagine dell’età della purezza che si presenta al tempo stesso sorgente di vita e immagine che contiene in sé una sofferenza futura, ma ancora non data. Una raffigurazione, quella di Medardo Rosso, che incorpora e materializza un sentimento e una visione poetica dell’arte.

Lucio Fontana Deposizione 1956 terracotta colorata 48.5 x 54 cm Collezione privata, Lugano Photo: Roberto Pellegrini, Lugano
Lucio Fontana
Deposizione
1956
terracotta colorata
48.5 x 54 cm
Collezione privata, Lugano
Photo: Roberto Pellegrini, Lugano

Di Lucio Fontana, forse l’artista più originale e complesso del XX secolo, vengono presentate quattro opere, i bassorilievi in terracotta L’ascensione (1950-55), Deposizione (1956) e il Cristo (1959) e la scultura in ceramica Testa di fanciullo, di circa dieci anni precedente e datata 1948, nella quale il senso del sacro viene alluso in un ritratto di bimbo, estraneo ad ogni tematica religiosa, ma non per questo meno commovente e perfettamente abbinato al Bambino ebreo di Medardo. Le terrecotte di Fontana ci invitano ad andare oltre la materia stessa, come per liberarla di quella forza interiore che spinge fuori, in un’ansia di infinito, di possibile sconosciuta nuova vita. Sono tre opere che magistralmente pongono di fronte a noi il tema della sofferenza dell’uomo come momento alto di nuove possibilità; non con una imposta e circoscritta visione religiosa bensì andando ad esplorare il tema della materia così importante: per lui come artista, per i fedeli come elemento della dottrina.

A parete e in dialogo con le sculture di Fontana e Rosso una Crocefissione di Alberto Burri, combustione plastica di piccolo formato che restituisce nella sua bidimensionale trasparenza lacerata e soggetta a combustione, tutta la drammaticità dell’atto della Crocefissione. Liberare lo spazio, e allo stesso tempo liberarsi di esso, rompendo e lacerando le forme è il messaggio forte di emancipazione di una nuova possibile esistenza attraverso un passaggio di sofferenze e lacerazioni.

Alberto Burri Combustione plastica 64CP3 (Crocifissione) 1964 plastica, acrovinilico, combustione su cellotex 50 x 35 cm Collezione privata, Firenze
Alberto Burri
Combustione plastica 64CP3 (Crocifissione)
1964
plastica, acrovinilico, combustione su cellotex
50 x 35 cm
Collezione privata, Firenze

Un piccolo oggetto ci pone invece di fronte ad un artista, Yves Klein, la cui religiosità, nella sua breve e intensa carriera, ha segnato l’intera opera: lo straordinario Ex voto a Santa Rita da Cascia (1961), frutto dei pellegrinaggi dell’artista francese al santuario della santa dei casi impossibili.

La mostra continua al di là di ogni distinzione cronologica con i due bronzi di Marino Marini il Giocoliere (1946) e il Prigioniero (1943). Sono gli anni del rifugio in Svizzera a Locarno, e nelle opere di questo periodo, l’artista ha inteso esprimere il ridicolo dell’esaltazione di un uomo che vuol comandare. L’umanità ha paura e l’artista la manifesta in opere come queste, dove la materia va a rompere le proporzioni e a prendere campo, infliggendo alle forme una tensione inaspettata.

Il Prigioniero, malinconica e struggente scultura in bronzo, testimone di efferati e disumani avvenimenti in territorio europeo ci disorienta, quasi generando imbarazzo se pensiamo alla data, quel 1943, quando l’umanità intera finalmente prese coscienza dell’inspiegabile atto di depravazione umana che furono i campi di sterminio nazisti e gli orrori della guerra. Anche il Giocoliere porta ancora il peso di quegli anni bui, e nella sensibilità esperita della forma appare il senso del tragico che si manifesta in una figura echeggiante i lacerati corpi dei cristi crocifissi di gusto tardomedievale. Marino stesso definisce le opere di questo periodo architetture di un’enorme tragedia.

Adrian Paci Via Crucis 2011 14 fotografie su alluminio 55 x 87 cm ciascuno dettaglio Un progetto di artache, Milano. Courtesy Martina Fiocchi
Adrian Paci
Via Crucis
2011
14 fotografie su alluminio
55 x 87 cm ciascuno
dettaglio
Un progetto di artache, Milano.
Courtesy Martina Fiocchi

Ecco allora il Lying Man (Uomo sdraiato, 2014) della scultrice tedesca Paloma Varga Weisz. Pur realizzato a cinque secoli di distanza, esso dialoga idealmente con il martirio di San Sebastiano del Carracci, nudo e trafitto da frecce. Effige della sofferenza del martire, trova sorprendente corrispondenza nella scultura della Weisz: una figura maschile in legno grezzo, supina, in scala al vero, abbandonata su una ruvida coperta. Un’immagine che richiama tragicamente il destino di tanti migranti e profughi, icona della sofferenza che appartiene tristemente alla cronaca del nostro nuovo mondo globale.

Il percorso si chiude con tre artisti del presente: Adrian Paci, Jannis Kounellis e Roberto Ciaccio. Dell’artista albanese Adrian Paci è presente la recente serie fotografica Via Crucis (2011). Il tema fondamentale nella narrativa evangelica è restituito dall’artista con una stampa fotografica su metallo dal sapore prosaico, nella quale la presenza del sacro è diffusa e incarnata dalle relazioni famigliari, dalla scelta dell’artista di chiedere ai membri della sua famiglia e ai suoi amici di essere loro protagonisti delle scene. Un rimando pasoliniano si avverte in questa Via Crucis in termini di un’iconografia di origine plastica che ha le sue radici nella grande tradizione giottesca o nella asciutta ieratica umanità legata all’opera di Masaccio. Due grandi maestri molto cari a Pasolini e allo stesso Paci.

Marino Marini Prigioniero 1943 bronzo 22.4 x 98 x 20,6 cm Museo Marino Marini, Firenze
Marino Marini
Prigioniero
1943
bronzo
22.4 x 98 x 20,6 cm
Museo Marino Marini, Firenze

Jannis Kounellis e Roberto Ciaccio hanno elaborato il simbolo della Croce secondo personalissimi codici astratti. Entrambi, pur da premesse diverse, organizzano la superficie dell’opera attraverso un’essenziale articolazione delle linee e dei piani in verticali e diagonali. Kounellis orienta in diagonale una grande Croce su di una cruda superficie metallica drammaticamente impreziosita da filamenti, intitolata Punto croce e realizzata nel 2013. L’iconografia ferma il supplizio in un’immagine potente e diretta che non lascia spazio ad altro che alla sofferenza che viene evocata. Infine, non ultimo l’artista milanese Roberto Ciaccio, scomparso prematuramente nel 2014, e a cui questo progetto espositivo in parte si ispira. Nel suo Trittico per la Croce (2001), evoca il carattere fantasmatico dell’apparizione, mentre la presenza-assenza dell’immagine palesa un clima di sospensione della Croce. Viene qui annullata la dimensione seriale, tipica della riproduzione grafica, attraverso la scelta della tecnica non replicabile del monotipo.

La mostra è accompagnata da un magazine di approfondimento a cura di Alberto Salvatori con contributi speciali di Remo Bodei, Luigi Fassi e Giovanni Leghissa.

Jannis Kounellis Punto croce 2013 ferro e cotone 200 x 360 x 15 cm Galleria Christian Stein, Milano Photo Peppe Avallone
Jannis Kounellis
Punto croce
2013
ferro e cotone
200 x 360 x 15 cm
Galleria Christian Stein, Milano
Photo Peppe Avallone

Elenco artisti in mostra:

Alberto BURRI (Città di Castello, 1915 – Nizza, 1995)
Ludovico CARRACCI (Bologna, 1555 – 1619)
Giovanni Antonio Felice ORELLI (Locarno, 1706 – 1776)
Medardo ROSSO (Torino, 1858 – Milano, 1928)
Lucio FONTANA (Rosario di Santa Fé, Argentina, 1899 – Comabbio, 1968)
Yves KLEIN (Nizza, 1928 – Parigi, 1962)
Marino MARINI (Pistoia, 1901 – Viareggio, 1980)
Jannis KOUNELLIS (Pireo, Atene, 1936)
Roberto CIACCIO (Roma, 1951 – Milano, 2014)
Paloma Varga WEISZ (Mannheim, Germania, 1966)
Adrian PACI (Shkodër, Albania, 1969)

Spazio -1. Collezione Giancarlo e Danna Olgiati

La Collezione Giancarlo e Danna Olgiati è parte del circuito museale del MASI Lugano, Museo d’arte della Svizzera italiana. La sua sede, Spazio -1, è adiacente al centro culturale LAC Lugano Arte e Cultura e ospita oltre 200 capolavori che spaziano dagli anni Cinquanta del Novecento al presente. La collezione d’arte contemporanea Giancarlo e Danna Olgiati, concessa in deposito alla Città di Lugano nel 2012, viene proposta al pubblico in allestimenti sempre diversi unitamente a mostre temporanee dedicate all’approfondimento dell’opera di artisti inclusi nella raccolta.

INFORMAZIONI UTILI

Sulla Croce
18 marzo – 29 maggio 2016
Spazio -1. Collezione Giancarlo e Danna Olgiati
A cura di Danna Olgiati
Con il Patrocinio del Vicariato di Roma
in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia e della Conoscenza
Conferenza stampa: venerdì 18 marzo, ore 11:00 Inaugurazione: venerdì 18 marzo 2016, ore 18:00
+41 (0) 58 866 42 30 (lu – ve)
+41 (0)91 921 46 32 (ve – do, periodo d’apertura)
info.menouno@lugano.ch
www.collezioneolgiati.ch | www.masilugano.ch
Orari
Venerdì – domenica: 11:00 – 18:00
Lunedì chiuso
Aperture straordinarie: dal 18 marzo al 3 aprile aperto tutti i giorni, tranne lunedì 21 marzo 2016
Ingresso gratuito
Mediazione culturale
+41 (0)58 866 42 30
lac.edu@lugano.ch

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