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Bruno Cattani e la ricerca della memoria. Intervista

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Bruno Cattani nasce a Reggio Emilia nel 1964. Inizia a fotografare nel 1982 ed è fotogiornalista dall’88. Nel 1996 partecipa ad una ricerca fotografica sui Musei di Reggio Emilia, iniziando la sua ricerca su “I luoghi dell’arte”. Negli anni riceve numerosi incarichi di ricerca fotografica in musei quali il Musée Rodin, il Musée du Louvre, l’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi, l’Istituto Nazionale per la Grafica, il Pergamonmuseum di Berlino e la Soprintendenza Archeologica di Pompei.

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E’ presente nell’esposizione D’après l’Antique al Museo du Louvre e, nello stesso anno, la sua mostra ‘L’arte dei luoghi’ è inserita all’interno del programma del Mois de la Photo di Parigi. Nel 2005 inizia la sua ricerca sulla memoria e nel 2010 si tiene la mostra personale Memorie con un libro edito da Allemandi a cura di Sandro Parmiggiani. Nel 2008 partecipa alla terza edizione della manifestazione Fotografia Europea di Reggio Emilia. Nel 2011 espone alla Biennale di Alessandria Videofotografia Contemporanea. E’ tra gli artisti invitati ad esporre al Padiglione Italia della 54° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia con sei fotografie del lavoro Memorie selezionate da Italo Zannier. Sue fotografie sono conservate presso: Archives Photographiques du Musée du Louvre, Maison Européenne de la Photographie di Parigi, The New York Public Library for the Performing Arts, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Bibliotéque Nationale de France di Parigi, Musée Réattu d’Arles, Musée de la photographie di Charleroi, Musée Nicephore Niépce Ville de Chalon sur Saône, Maison Europeenne de la Photographie di Parigi, Polaroid Collections, Stati Uniti Museum of Photography, Museo di Thessaloniki (Grecia).
Di Bruno Cattani è in corso una personale a palazzo Ducale di Genova con il lavoro Memorie. Sarà presente a maggio a “Fotografia Europea” con i due progetti fotografici Memorie e Verde.

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Perché comincia a fotografare?
Ho cominciato che avevo 15-16 anni affascinato dal potere di fermare un momento e poterlo riguardare, fissarlo sulla carta.

Qual è la cosa che l’ha spinta a realizzare la sua prima ricerca fotografica.
In quel periodo svolgevo il servizio civile in museo a Reggio Emilia ed ero affascinato da questo magico contenitore. Luoghi che offrono una vera e propria macchina del tempo dentro la quale poter viaggiare con gli occhi e con la mente e perfino sentirsi vivere a ritroso nella storia passata, per ritrovare le radici della nostra cultura. Musei dove la statua, il quadro, l’opera d’arte, sono spettatori, fermi testimone del tempo e della nostra storia.

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Che macchine e dunque tecniche fotografiche utilizza.
Ho cominciato con le macchine a pellicola in particolare usavo Leica M6 poi sono passato al Polaroid e ora al Digitale con la Fuji Pro 1

Digitale, polaroid, pellicola. Quale tecnica le corrisponde di più.
Il polaroid che ci permette di percepire immediatamente dopo lo scatto il momento che abbiamo colto con una poesia magica. Purtroppo il polaroid non è più come una volta e devo ripiegare sul digitale.

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Da dove nascono e cosa la spinge a sviluppare il tipo di ricerca che sta portando avanti? A quale esigenza interiore lei risponde?
Nascono da dentro e spesso si modificano con lo sviluppo del lavoro. Mi spiego meglio: spesso è un qualcosa che mi colpisce e che ho già visto in modo diverso come ad esempio è accaduto con Carousel e mi affascina il modo in cui viene riproposto nel tempo e nei luoghi.
Le immagini devono comunicare quello che ho dentro, la memoria e il filo conduttore del mio lavoro, fissare nella memoria i ricordi, assimilarli e conservarli in una immaginaria e misteriosa scatola e poi per qualche arcano mistero, o a volte attraverso stimoli inconsapevoli, aprire questa scatola e ridare loro forma.
Questa scatola la possiamo definire concettualmente come una Memory Box, complice della quale è la fotografia. Nel momento stesso in cui scattiamo, le consegniamo un frammento della nostra vita.

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Il “media” fotografia contiene in sé il modo per fermare il tempo? Che cos’è per lei FOTOGRAFIA?
Nel momento stesso in cui scattiamo, le consegniamo un frammento della nostra vita.
Sandro Parmeggiani ha scritto […]“non si può dimenticare che la fotografia, nel momento in cui pretende di sottrarre un frammento di vita e di realtà all’inesorabile scorrere del tempo, in verità ce lo consegna ossificato, lacerto di qualcosa che non c’è più.” […]
La fotografia è il mezzo meraviglioso che ci permette di rappresentare noi stessi il nostro io.

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Mi parla di Carousel e Memorie?
I Carousel abitano luoghi di ogni genere nel mondo, mutandoli come in un sogno in contesti irreali, fuori dal tempo, e li trasformano in spazi magici. Vince il ricordo dell’infanzia, delle musiche, le luci di questo mondo magico è qualcosa di indescrivibile, è fatta di momenti, di tante cose, un insieme di attimi ed emozioni.
Memorie sono momenti trascorsi, catturati attraverso frammenti di reale che ci restituiscono emozioni di vite e situazioni che non sono più. Sono volti, oggetti, luoghi e giocattoli che ci guidano in un viaggio nel passato per farlo rivive nel presente, sono un luogo dove personale e collettivo si uniscono in reminiscenze di vita.
Quante volte ci è capitato di ritornare nei luoghi dove abbiamo trascorso la nostra vita, di ripercorrere le strade e di fermarci per un attimo ed entrare nei luoghi unicamente con la forza della memoria. Rivivere la malinconia di ciò che è stato, il rimpianto del passato, un’immagine impallidita, solo accennata, che riemerge a un tratto tra le pagine di un libro sfogliato come una musica confusa.
Questo viaggio attraversa i luoghi che da sempre conserviamo dentro di noi, strade, case, stanze, città, a volte oggetti di uso comune vissuti in altro modo. Un cammino attraverso il quale registriamo emozioni che arricchiscono e nutrono la nostra anima, attribuendo a questi luoghi la storia di ognuno di noi. Essi, infatti, possiedono un’anima.

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Quali sono altre sue ricerche fotografiche.
Una delle principali è Eros. L’erotismo della statuaria, più o meno classica, custodito in quelle forme di marmo nate dalle mani dello scultore e ritoccate dal tempo che le rimodella e le leviga. Particolari di gesti e di corpi nascosti o illuminati in un continuo alternarsi di luci e ombre che le muovono ridando vita alle sensazioni immortalate nella scultura come una voce che le rende ancora vive.
E poi c’è Playing Dreams dove ho tentato di interpretare i bambini e la loro capacità, unica, di trasformare il mondo che gli appartiene, partendo da piccole cose, da oggetti che, attraverso il gioco diventano altro assumendo nuovi significati e prendendo vita. Questa magia accade in ogni luogo dove un bambino è impegnato a giocare, esso si comporta come un poeta: costruisce un proprio mondo, o meglio, dà a suo piacere un nuovo assetto alle cose della sua realtà.

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