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Se questo è rock. Bruce Springsteen e lo show cancellato in North Carolina

Bruce Springsteen - ArtsLife
Bruce Springsteen - ArtsLife
(Photo by Jim Dyson/Getty Images)

L’indignazione può giocare brutti scherzi. E l’incapacità di fare politica è anche peggio. Bruce Springsteen, cancellando lo show previsto il 10 aprile  a Greensboro, North Carolina, ha reso un pessimo servizio alla causa gay.

E ha offeso, a dir poco, i fans che lo hanno sempre visto su barricate progressiste. Boicottare un intero Stato perché una legge appena entrata in vigore impone ai transgender di usare i bagni pubblici, secondo il sesso sul certificato di nascita, non è per nulla democratico. E’ come se durante l’era Berlusconi i cantautori più a sinistra non avessero più suonato in Lombardia. Ma quando ci si mette, l’America è capace di produrre anticorpi che sono risibili.

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Springsteen, che spiega “alcune cose sono più importanti del rock…”, doveva mantenere l’impegno e rischiare il linciaggio mediatico, la protesta dei repubblicani difensori della legge, dicendo da un palco le stesse cose postate sul suo sito. Questo è rock.

Invece ha fatto il gioco dei conservatori che hanno rimarcato una certa improntitudine dimostrata dal Boss in passato. Come quando era andato al Concert for Valor, due anni fa, proponendo ai veterani di Afghanistan e Iraq “Fortunate Son” dei Creedence Clearwater Revival, brano scritto durante la guerra in Vietnam contro i figli di papà che non sarebbero mai stati spediti nel Far East. Springsteen, invece, le aveva dato una connotazione antimilitarista, facendo infuriare buona parte della folla al National Mall di Washington.

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Ora, un conto è sostenere una battaglia, provocare a testa bassa, come quando aveva voluto cantare “American Skin” al Madison Square Garden, con i poliziotti di New York furibondi a picchettare in strada perché la ballata era dedicata ad Amadou Diallo, studente liberiano ucciso nel Bronx da quattro agenti del NYPD.  Un altro è discriminare chi ti ha sempre sostenuto, in questo caso tutta la gente che sarebbe venuta ieri nel North Carolina. E consegnare un intero Stato al riprovero nazionale. Un gioco pericoloso. Sostanzialmente ingiusto.

Ma ancora peggio è beatificare Springsteen, qualsiasi cosa dica. Ve l’immaginate cosa sarebbe successo se gli stati del Sud, sostanzialmente razzisti, fossero stati messi all’indice in toto? Ci provò Neil Young con “Alabama”, i Lynyrd Skynyrd difesero la loro terra e “Sweet Home Alabama” diventò molto più famosa. I Beatles, poi, nel 1964 non rifiutarono di suonare a Jacksonville e New Orleans, anche sotto la “cotton belt” la segregazione era ancora prassi. No un rocker che pretende 90 euro per un posto sul green di San Siro deve metterci la faccia. In patria. E prendersi gli insulti per strada. Se è il caso.

Per gentile concessione de Il Secolo XIX (11.04.2016)

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