“Ogni volta che premo il pulsante dello scatto, è come se conservassi ciò che sta per sparire”.
La fotografia è un’arte, che cattura un frammento della realtà. Essa, fin dalla sua nascita, si è confrontata con la pittura, mezzo espressivo per eccellenza, il cui primato, con l’introduzione di questa nuova ‘tecnologia artistica’, ha cominciato a vacillare. Iniziarono dispute tra fotografi e pittori, che videro ridurre la propria mole di lavoro per un mezzo molto più veloce e moderno.
I tempi sono cambiati eppure quel confronto tra pittore e fotografo è ancora attuale. Quest’ultimo è un osservatore silenzioso, quasi una spia, che osserva il mondo contemporaneo per poi registrarne quelli che per lui sono i momenti più significativi.
Per Henri Cartier-Bresson la fotografia rappresentava“L’eternità in un attimo”.
Dal 28 aprile fino al 28 luglio il Pan (Palazzo delle Arti Napoli) ospita la mostra The Mind’s Eye, in cui sono presenti 54 opere del maestro, che percorrono la sua attività. L’esposizione offre non solo la possibilità di conoscere i più grandi capolavori del maestro, ma anche quella di conoscere l’epoca in cui è vissuto e i contatti artistici che hanno condizionato la sua produzione.
“Ci sono scuole per qualsiasi cosa, dove s’impara di tutto e alla fine non si sa niente. Non esiste una scuola per la sensibilità. Ci vuole un certo bagaglio culturale”.
Nato nel 1908 a Chanteloup in Francia, Henri Cartier-Bresson proviene da una famiglia alto borghese, interessata alle arti. Inizialmente l’artista si dedica alla pittura grazie allo zio da cui apprende la tecnica ad olio ed approfondisce i suoi studi presso il pittore cubista André Lhote. Il contatto con il surrealismo lo porta a diventare piuttosto critico rispetto alla sua produzione, tanto da distruggere spesso le sue tele. Il fotografo si appassiona alla filosofia e intraprende studi di arte e letteratura inglese presso l’università di Cambridge.
A partire dagli anni Trenta incomincia ad interessarsi alla fotografia fino a sposarla definitivamente. Il viaggio intrapreso in Costa d’Avorio, combinato ad una sua sensibile capacità di osservazione, lo spinge all’acquisto di una Leica, una macchina fotografia maneggevole e pratica.
Intraprende una serie di viaggi tra Francia, Spagna, Italia e Messico, che gli consentono di osservare il mondo che lo circonda e soprattutto di riconoscere nella fotografia la potenza di dilatare le capacità dell’occhio umano nell’osservazione degli eventi. A ciò si aggiungono il suo talento e la sua curiosità, che gli permettono, attraverso un obiettivo così piccolo come quello della macchina fotografica, di dilatare i suoi orizzonti.
Le prime grandi fotografie di reportage vengono realizzate in Spagna nel 1933. Nel 1935 studia cinematografia a New York e espone per la prima volta presso la galleria Julien Levy.
Con l’avvento della seconda guerra mondiale, dopo aver combattuto per la Resistenza francese, viene fatto prigioniero dai tedeschi e dopo 35 mesi di prigionia riesce ad evadere e a ritornare in Francia. È a partire dal 1943 che Henri Cartier-Bresson oramai divenuto un’artista noto a livello internazionale, utilizza la fotografia per documentare la guerra e la liberazione dal nazismo. In seguito al conflitto mondiale fonda l’agenzia fotografica Magnum Photos, tutt’ora esistente, che assegna ad ogni membro una parte del mondo da fotografare.
L’artista si dedica anche al cinema e dirige il film Le Retour, che esce negli Stati Uniti nel 1947. Il Moma (Museum of Modern Art) di New York celebra il fotografo con una retrospettiva, che coincide con la pubblicazione del suo primo libro The Photographs of Henri Cartier-Bresson.
Il viaggio è una costante nella vita del maestro, che si sposta per l’Estremo Oriente tra il 1948 e il 1950. Nel 1955 viene inaugurata la sua più grande retrospettiva al Musée des Arts Décoratifs di Parigi, che fece il giro del mondo. Negli anni Settanta si allontana gradualmente dalla fotografia per ritornare alla sua prima passione la pittura e il disegno. Istituisce la Fondazione Henri Cartier-Bresson in cui sono esposte la maggior parte delle sue opere ed incoraggia la produzione di artisti emergenti. Muore nell’agosto del 2004 all’età di 95 anni.
“La fotografia è il riconoscimento simultaneo, in una frazione di secondo, del significato di un evento”.
Henri Cartier-Bresson è considerato il padre della fotografia ed è stato in grado di registrare gli eventi di quasi un secolo. Per lui la fotografia significa registrare una frazione di secondo, colto nei punti più remoti della terra.
È nel reportage che il fotografo esprime al meglio le sue capacità, in cui applica il concetto del ‘momento decisivo’. Questo viene chiaramente espresso nel libro Images à la sauvette, in cui sono presenti più di cento foto: l’artista è riuscito a cogliere quel momento decisivo non facilmente percettibile nella quotidianità ed è stato in grado di teorizzare una forma di fotografia che ha fatto scuola.
“Uno ha un talento o non ce l’ha. Se hai un talento, ne sei responsabile. Ci puoi lavorare sopra”.
La vita è fatta di tanti momenti quotidiani, che la velocità e il caos del mondo contemporaneo sottraggono all’individuo. Eppure Henri Cartier-Bresson ha avuto la sensibilità e la capacità di cogliere ‘l’eternità’ di quegli attimi, estrapolando da essi la loro potenza comunicativa. Il risultato è che il fotografo è riuscito a trovare i momenti decisivi in qualsiasi luogo durante i suoi viaggi e a ricavare da momenti e azioni apparentemente banali la poesia e la bellezza.
INFORMAZIONI UTILI
The Mind’s Eye. Henri Cartier Bresson
PAN Napoli
Sulla mostra
Sulla fondazione
Magnum Photos
3 Commenti
The first image (2016) is at Bulhão Market at Porto city Portugal. The author is Rui Palha – a portuguese photographer. https://www.facebook.com/rui.palha1?ref=br_rs
Vi informo che l’immagine della ragazza orientale non é di Henri Cartier Bresson ma é una fotografia di mia realizzazione. L’ho scattata a Los Angeles, California in Ottobre nel 2011. A parte la considerazione che Bresson ha fatto foto migliori delle mie, vi prego di rimuovere l’immagine perché sta generando confusione, con persone che la condividono come una foto di Henri Cartier Bresson quando é opera di intelletto di Alex Coghe Photojournalist. Grazie in anticipo per la collaborazione.
La redazione si scusa per l’errore,
abbiamo eliminato la fotografia.
cordiali saluti