“Bevi Napoli e poi muori”, titolava il settimanale L’Espresso il 13 novembre 2013 storpiando un detto popolare che celebra l’unicità di alcune zone della Campania nel mondo. La ragione? Un libro-inchiesta, dal titolo Monnezza di Stato, che è atto d’accusa nei confronti dell’insabbiamento – tutto italiano – della problematica legata allo smaltimento illecito dei rifiuti tossici in quella zona che al tempo degli antichi romani veniva chiamata campania felix, tra le provincie di Napoli e Caserta.
Risultato di una ricerca cominciata con fondi federali americani e che ha rischiato di naufragare più volte a causa dell’omertà nostrana, Monnezza di Stato da voce alle testimonianze del giornalista Paolo Chiariello e dello scienziato Antonio Giordano e al loro dettagliato racconto della realtà della cosiddetta Terra dei fuochi.
Nel ripercorrere alcune delle più significative vicende giudiziarie degli ultimi anni, Monnezza di Stato analizza i dati scientifici relativi all’aumento di patologie tumorali e malformazioni congenite, divulgando, in modo semplice una realtà terribilmente complessa per proporre soluzioni possibili.
Come nasce Monnezza di Stato?
PAOLO CHIARIELLO: “Ho scritto questo libro perché volevo capire.. C’è molta confusione sull’argomento. Confusione, a mio parere, volutamente generata per indurre a minimizzare il problema. Sono profondamente indignato per quanto accaduto nelle zone in cui sono nato. Ho visto così tanta gente che conoscevo morire che mi sono sentito in dovere di farlo.”
ANTONIO GIORDANO: “Cercare di comunicare il problema dell’impatto ambientale e come esso influenzi la salute umana: è sempre stato questo il mio primo obiettivo. E’ una missione che – potrei dire – scorre nel mio sangue. Mio padre, infatti, fu il primo in Italia a denunciare il problema dello smaltimento illegale di sostanze tossiche (nella sua epoca si trattava dell’amianto delle carrozze dismesse delle Ferrovie dello Stato) ma, come sempre sostengo, quando la cultura non è indipendente è limitata. Tra il 2003 e il 2004, quindi, utilizzando le risorse economiche della Sbarro Health Research Organization di Philadelphia, ho cominciato a studiare le patologie tumorali di cui erano vittime i militari americani NATO che vivevano con le loro famiglie nella base USA di Castel Volturno
Non riuscendo a trovare traccia di quei dati – già emersi all’epoca in cui mio padre era Primario di Anatomia ed Istologia Patologica dell’ Istituto dei Tumori ‘Pascale’ di Napoli – capaci di collegare l’inquinamento delle falde acquifere con l’aumento dei tumori nella zona, mi sono messo ad indagare da solo. Ciò che ho riscontrato da scienziato è stato non solo una discrepanza tra il tasso dei tumori registrati e quelli effettivamente presenti nella popolazione (di molto superiori alla media) ma anche il perpetrarsi di determinate patologie causate da certi agenti tossici come, ad esempio, il tumore alla vescica e alcune delle più gravi malformazioni genetiche. Ciò che ho riscontrato da uomo, invece, è di gran lunga più grave. Sono stati in molti, negli anni, a cercare di denunciare che qualcosa non andava nei terreni di quelle zone, altrettanti sono stati messi a tacere secondo quella logica di terrore e ricatto che ha permesso alla Camorra di infiltrarsi fino agli altri vertici dello Stato Italiano. Non senza difficoltà, sono riuscito a pubblicare i miei lavori scientifici nei quali emergevano dati allarmanti per la salute della popolazione della terra dei fuochi. Contemporaneamente anche la US Navy pubblicava attraverso la rete i risultati delle indagini effettuate sui terreni e nelle falde acquifere, evidenziando la pericolosita’ della cosiddetta “terra dei fuochi”. Solo da questo momento alcune verità sono state conosciute dalla maggior parte dei cittadini.”
Michele, contadino che denuncia da anni gli sversamenti, ha un tumore al colon. Acerra (Napoli, ph. Mauro Pagnano)
Quali sono state le reazioni al libro?
PAOLO CHIARIELLO: “Appena “Monnezza di Stato” è uscito nelle librerie italiane il mio cellulare ha cominciato a squillare. Di mestiere faccio il giornalista, sono in molti ad avere il mio numero. Una tra tutte queste telefonate mi è rimasta impressa: dall’altro capo della cornetta Donato Ceglie, magistrato, ospite acclamato nei convegni di Libera e Legambiente, considerato pm di punta nella caccia ai responsabili della terra dei fuochi, ma grande amico del Clan dei Casalesi. La seconda telefonata invece era quella di un prefetto (di cui mi riservo di non dire il nome) che più che servire lo Stato Italiano è un grande servitore del clan.
La nostra inchiesta, supportata dai dati raccolti per la US Navy ha aperto numerosi processi a carico di alti rappresentanti del governo italiano, andati a finire in prescrizione. Dunque non ho mai capito se abbiamo deciso di utilizzare il termine “Monnezza” in qualità di aggettivo oppure di sostantivo. Il ruolo che lo Stato ha giocato nel perpetrarsi di tali comportamenti illeciti è stato decisivo, è lampante. Basti pensare ai 40.000 casi di tumori non registrati o al fatto, a mio parere, oltraggioso che il traffico dei rifiuti fino all’anno scorso prevedeva solo pene pecuniarie e non detentive.
ANTONIO GIORDANO “C’e molta paura nell’affrontare l’argomento tra i banchi dell’Università di Napoli, tanto quanto nei comitati cittadini bresciani, laddove un secondo flusso di smaltimento illecito sta portando la zona a ricalcare le orme della Terra dei Fuochi.
Chi conosce tace, chi non conosce confonde.
Secondo quanto sostengono gli autori, da un lato c’è la criminalità organizzata, che imperterrita continua con lo sversamento e la bruciatura di rifiuti pericolosi sul territorio nazionale, dall’altro uno Stato, incapace di fronteggiare l’emergenza, complice, a volte, dell’occultamento della verità.
Una verità tagliente come un coltello: il 90% delle patologie tumorali è infatti causato dall’ambiente in cui viviamo e non vi è nulla da guadagnare nell’avvelenare la nostra casa.
ANTONIO GIORDANO “Il problema oggi è molto grave ma ancora, alla lunga, risolvibile e la nostra priorità è quella di allargare la conoscenza sulle problematiche ambientali a tutta l’Italia.
Ora che il dramma al sud è stato smascherato è necessario aprire il vaso di pandora anche in altri luoghi, che se si osservassero onestamente i dati, non sarebbero così inaspettati”.